Vi raccontiamo la guarigione straordinaria che ha portato alla beatificazione di Suor Lucia Immacolata delle Ancelle della Carità
Lunedì 13 maggio papa Francesco ha ricevuto in udienza il cardinale Angelo Becciu, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, e ha autorizzato la stessa Congregazione a promulgare i decreti riguardanti alcuni Santi e Beati.
Tra questi, il riconoscimento del miracolo attribuito all’intercessione della Venerabile Serva di Dio Lucia dell’Immacolata (al secolo, Maria Ripamonti), Suora dell’Istituto delle Ancelle della Carità, nata ad Acquate di Lecco il 26 maggio 1909 e morta a Brescia il 4 luglio 1954, che quindi diventerà Beata.
Dalla filanda alla Congregazione
Maria arrivò nel 1932 a Brescia dopo aver fatto l’operaia in filanda e in fabbrica per mantenere la numerosa famiglia e prese i voti nella congregazione delle Ancelle della Carità – con il nome di Suor Lucia dell’Immacolata – che servì per ventidue anni fino alla grave malattia che la colpì e la portò alla morte nell’ospedale del Ronchettino nel ‘54, qualche mese dopo la canonizzazione di Santa Maria Crocifissa di Rosa. Anche sorella Lucia morì in odor di santità (Corriere di Brescia, 17 febbraio 2017).
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Dal 1993
La causa di beatificazione della suora è stata avviata nel 1993 nella Diocesi di Brescia e nel 1999 è stata accolta dalla Congregazione per le cause dei santi. Nel 2012 il vescovo diocesano Ivo Muser ha aperto l’inchiesta sul miracolo ottenuto da Dio, tramite l’intercessione della Serva di Dio Sorella Lucia Ripamonti.
L’incidente e il coma
Il miracolo che ha portato alla sua beatificazione riguarda la guarigione di Irene Zanfino, che nel 1967 all’età di sei anni era stata dichiarata clinicamente morta dopo un incidente stradale a Bolzano. Irene, ricoverata al vecchio ospedale di Bolzano il 26 aprile 1967, è stata una settimana in coma profondo, prima del risveglio, contro ogni previsione medica. E’ stata dimessa completamente guarita il 25 maggio successivo. Oggi è un’infermiera professionale e madre di tre figli.
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L’immagine sotto il cuscino
A testimoniare l’avvenuto miracolo – come racconta la diocesi di Bolzano-Bressanone – il prof. Alberto Cuno Steger, uno dei medici che si prese cura della piccola: dopo aver riconfermato che l’esito dell’incidente era infausto (con un grave arresto cardiaco) e che se la bimba si fosse mai ripresa, sarebbe rimasta paralizzata e cieca. Questo non è avvenuto, grazie all’intensa preghiera delle religiose, dei genitori, dei parenti, dei nonni disperati davanti alla piccola che non dava segni di vita.
Le suore che si occupavano di Irene erano le Ancelle della Carità e avevano messo una stampa di Lucia Ripamonti sotto il cuscino della ragazza, come facevano in casi disperati (caminocatolico.com, 14 maggio).
Irene, precisamente nella notte della festa del Corpus Domini 1967, ha aperto gli occhi.
La lettera del nonno
La lettera del nonno, Elio Girardi, inviata all’Istituto Ancelle della Carità di Brescia, presentata allo studio del Tribunale Ecclesiastico, dichiara che le preghiere fatte per la guarigione della nipotina sono state rivolte a Sorella Lucia Ripamonti e alla Madonna (Giornale di Lecco, 13 maggio).
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