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Lorenzo, 17 anni, si sveglia dal coma. Perché si grida al miracolo?

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Paola Belletti - pubblicato il 15/05/19
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Verona: sorprendente, benedetto, ma non “miracoloso”il risveglio da uno stato di coma per un giovane vittima di incidente stradale a dicembre scorso. Ora i genitori ne parlano pieni di gioia. Ma i medici non dovrebbero ridurre drasticamente l’uso (l’abuso!) di espressioni come “senza speranza”, “irreversibile” e poi, per cavarsi d’impiccio, “miracolo”?Senza speranza, dicevano i medici, quando il ragazzo viene ricoverato in gravissime condizioni dopo un violento schianto tra il suo scooter e un’auto, una Mercedes viene specificato.

Lorenzo Mori, diciassettenne veronese, il 20 dicembre sta andando a scuola con lo scooter. Chissà quante discussioni in casa prima di concederglielo. Valutazione dei rischi, pro e contro; desiderio di autonomia e bisogno di protezione in continuo duello. Magari la mamma più apprensiva e il papà più audace. Oppure niente di tutto questo, sono solo ricostruzioni verosimili di una mamma con figli che si avvicinano a quell’età e con i ricordi ancora freschi di quando l’istanza motorino era in cima all’agenda delle rivendicazioni familiari mie e dei miei fratelli.

All’incrocio tra via Da Mosto, viale Cristoforo Colombo e via Pancaldo si scontra contro una Mercedes. Vola per aria e ricade a terra battendo violentemente il capo. (L’Arena)

Ai medici la situazione appare subito grave: e lo è. Nonostante il casco l’urto e il conseguente trauma cranico sono fortissimi. I danni cerebrali importanti, le difficoltà respiratorie idem.

Senza speranza diventa il nuovo epiteto di Lorenzo. Lo stato che viene registrato per un tempo significativamente lungo è quello di coma profondo. Prognosi incertissima: non si sa se morirà restando in coma, se si risveglierà, se riporterà danni irreversibili o meno.


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Tanto che i genitori prendono la decisione, quella più grande: donare gli organi, se la situazione fosse precipitata Lorenzo sarebbe andato avanti dentro a qualcun altro. Anche i suoi due fratelli sono messi al corrente. Sono preparati. (Ibidem)

Non viene raccontato se e quanto i genitori siano stati invitati a prendere quella decisione, fatto sta che a fronte della condizione di loro figlio si dicono pronti a dare il consenso per l’espianto degli organi. Sul quotidiano scaligero si scrive “se la situazione fosse precipitata”. Probabilmente si intende nel caso in cui la condizione di Lorenzo fosse passata dallo stato vegetativo a morte cerebrale accertata.
«È solo in caso di morte cerebrale accertata che avviene – su richiesta di consenso – il prelievo. Una condizione ben diversa dal coma e stato vegetativo, situazioni in cui il prelievo degli organi non può in alcun modo avvenire» spiega Alessandro Nanni Costa, responsabile del Centro Nazionale Trapianti. (Fondazione Veronesi)
Contro tutte le attese, invece, Lorenzo esce dal coma.
apre gli occhi, sente le gambe, le può muovere, può vedere e parlare. E oggi, a quasi cinque mesi vissuti giorno per giorno sempre pronti al peggio, sta bene. E’ tornato anche a scuola. (L’Arena)

Sono gli stessi genitori a raccontarlo, travolti dalla felicità (forse anche da un brivido di paura, penando allo scenario che ritenevano già imminente e altamente verosimile)

Ecco perché mamma Claudia e papà Nicola vogliono parlarne, per raccontare «il bene sperimentato, il grande amore ricevuto in tutti questi mesi e per ringraziare chi, combattendo accanto a Lorenzo questa prova terribile, l’ha aiutato a riprendere tutto quello che aveva perso quella terribile mattina». (L’Arena)

E però, scusate, corre l’obbligo di pensare e anche di scrivere e direi anche di leggere ad alta voce in pubblico che non è il caso di abusare così del termine miracolo. Se continuate a scrivere cose come senza speranza, irreversibile, compromesso irrimediabilmente per tanti casi come quello di Lorenzo poi vi tocca attingere al gergo da sagrestia e finiranno per prendervi come visionari o maniaci religiosi. E non è il caso. Come è il caso, invece, di riaprire bene la ragione, in tutta la sua apertura alare e lasciarla volare.


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Se continuiamo a dirle “non c’è soluzione” non la cercherà. E quando di mezzo ci sono le persone con ancora bella incollata addosso la loro propria vita è il caso che noi tutti si presti attenzione! Purtroppo sappiamo bene che non sempre è questione di mancata attenzione. Spesso è programmatica malizia; è il piano esecutivo di un'”azienda globale” che vede nelle vite fragili nient’altro che dei grossi insopportabili pesi e tutto un elenco di cifre di costi vivi (quelli sì) e mancati guadagni. E questa è sì malizia e iniquità, ma anche stoltezza umana.

In ogni caso, carissimo Lorenzo, ben tornato! Spero che tu possa raccontare qualcosa della tua fase “carsica”; quando la tua vita scorreva non vista in un letto nascosto sotto la crosta del nostro visibile e forse era anche più impetuosa. Chissà cosa succede alla coscienza, chissà come si intratteneva la tua anima con Dio…

Pensiamo a Vincent Lambert, l’uomo francese anch’egli vittima di un incidente, curato amorevolmente dai carissimi genitori e che non è nemmeno in coma, ma in stato di minima coscienza, ed ha ricevuto un inappellabile (pare) sentenza di morte per fame e sete da uno Stato che si è dimenticato cosa significhi davvero essere “laico”! La sua esecuzione è in calendario per il 20 maggio. Siamo ancora in tempo per protestare e pregare. Facciamolo.

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