L’esorcista ha aperto alla possibilità in un suo libro: il rapporto con queste presenze è fastidioso ma non violento
Le anime vaganti esisterebbero e non sarebbero malefiche. La tesi è di Padre Gabriele Amorth, l’esorcista molto noto, morto nel 2016.
Enrica Perucchietti e don Marcello Stazione esplorano il tema in “Anime Vaganti“ (Sugarco edizioni). Le anime vaganti, per i teologi ed esorcisti cattolici che credono nella loro esistenza, sarebbero anime di persone:
1. che non hanno avuto modo di conoscere Dio e di amarlo: non cristiani, cristiani vissuti nell’ateismo e nell’agnosticismo di fatto o per induzione familiare;
2. vissute nel male pensando che fosse “bene”: bambini soldato, popolazioni di cannibali;
3. vittime di abusi da parte della Chiesa o di ecclesiastici e quindi hanno rifiutato la religione in odio in parte molto comprensibile per la contro-testimonianza ecclesiale ricevuta;
4. che si sono suicidate senza totale «piena avvertenza» e «deliberato consenso»;
5. decedute di morte improvvisa senza possibilità di pentimento ma in peccato mortale con peccati non gravissimi;
6. morte nell’indifferenza religiosa, cioè non hanno peccato abbastanza per meritare l’inferno, non hanno fatto opere buone per guadagnare il paradiso;
7. che comunque hanno peccato in modo grave ma senza assoluta “piena avvertenza” e “deliberato consenso”;
8. di bambini non nati a fortiori: non essendo nati non hanno potuto realizzare il progetto di dio su di loro e non hanno potuto peccare in linea generale (Aleteia, 6 maggio 2017).
Padre Amorth è possibilista circa l’azione delle anime vaganti. come riporta nel suo libro “Esorcisti e psichiatri“, e in merito a un convegno a porte chiuse dell’Associazione Internazionale degli esorcisti consegna un interessante spaccato sulle posizioni degli esorcisti “possibilisti”.
Leggi anche:
Dove vanno le anime dei suicidi?
Il demonio e il defunto
Amorth cita il racconto di un esorcista laziale che testimoniò di essersi imbattuto in diversi casi di presunte anime erranti, dichiarando:
«Il più delle volte ho riscontrato esatto l’avvertimento del Rituale: dopo molta insistenza, emergeva la presenza di un demonio, che cercava di passare come l’anima di un determinato defunto, con indicazione precisa del nome. Qualche volta invece ho avuto l’impressione di trovarmi alla presenza di un defunto: se dichiarava di essere un dannato, intimavo che andasse dove Cristo giudice l’aveva destinato; in caso contrario gli promettevo suffragi, cercavo che fosse pentito delle sue colpe e raccomandavo quell’anima, sotto condizione, alla misericordia di dio.
Ho avuto casi in cui queste eventuali anime non si facevano più sentire, pur dovendo io continuare a praticare gli esorcismi; e casi in cui, dopo qualche volta, queste anime sembrava che ritornassero, per poi scomparire del tutto. Descrivo l’esperienza così come appariva e si svolgeva, senza nessuna intenzione di ricavarne delle conclusioni. I nostri esorcismi sono diretti alla liberazione delle anime dalla possessione diabolica o da mali malefici; se durante gli esorcismi viviamo esperienze particolari, mi pare che facciamo bene a darne testimonianza, ma non spetta a noi il compito di ricavarne conclusioni che esulano dal nostro ministero».
Spiriti in difficoltà
Come spiega Amorth, la supposizione che almeno in gran parte di questi casi non si tratti di autentici demoni, ma di spiriti vaganti in difficoltà, nasce dalla marcatissima diversità che c’è tra l’indemoniato e colui che invece sente le presenze.
Nei casi di possessione i demoni manifestano violenza, odio, rabbia, linguaggi e gesti di incredibile forza e potenzialità negativa. Al contrario, il rapporto con le presenze non è mai violento, anche se spesso fastidioso. A volte è addirittura sereno e finalizzato a offrire un sincero aiuto.
Leggi anche:
Fantasmi, anime in pena o vaganti: è possibile?
“Vuole vivere serenamente con me”
Al riguardo Amorth riporta un’altra testimonianza, quella di un esorcista marchigiano che ha raccontato:
«Circa dieci anni fa, venne da me per tre o quattro volte una ragazza che sentiva una presenza in continuazione, ma con comportamenti molto rispettosi e anche positivi, nel senso di aiuto e illuminazione. L’ultima volta che venne mi disse: “Interrompo di venire da te perché lo spirito mi si raccomanda molto di non scacciarlo e mi chiede anche di non sposarmi, perché vuole vivere serenamente con me”. Finora infatti non si è sposata. Come si può chiamare demonio un tale spirito? Sono solo e sempre i demoni che in modo ingannevole cercano di avvicinarsi all’uomo, o invece ci sono spiriti vaganti di defunti che, non trovando pace dopo la morte, sono alla ricerca di una compagnia umana, a volte con scopi positivi, a volte invece con scopi devastanti? (…)».
Leggi anche:
Anime vaganti e dannate: che cosa dice in proposito la Chiesa?
Esorcismo senza effetti
Una volta, prosegue Amorth, «andai da un esorcista mio amico, accompagnando una ragazza tormentata da presenze. l’esorcismo non ebbe nessuno effetto. Quello che è più interessante è che un anno dopo mi telefonò un vescovo, dicendomi che gli avevano accompagnato una ragazza perché la esorcizzasse, e desiderava fare l’esorcismo insieme a me. era la stessa ragazza. Anche in questa occasione l’esorcismo non sortì nessun effetto e la ragazza è ancora tormentata come prima».
Vie “alternative”
Perciò, la conclusione del più celebre degli esorcisti, «ritengo che dobbiamo sperimentare altre vie, oltre alla celebrazione di messe e alle preghiere, magari scelte tra le preghiere per i defunti. E scambiarci le esperienze su casi analoghi a questo. Mi sembra fondamentale che, da parte dei teologi, venga approfondito il significato e la portata della definizione dei due Concili, di Lione e di Firenze, secondo cui le anime dei defunti vengono subito (mox) assegnate al loro destino eterno, di salvezza o di perdizione. Sarebbe utile un’interpretazione esatta su questi testi, come sarebbe utile sperimentare forme di liberazione al di fuori dell’esorcismo e comunicarcene gli effetti».
Leggi anche:
Cosa sono le “anime vaganti”? Esistono davvero?