In cima all’ormai collassato pinnacolo della cattedrale di Parigi era posto un reliquiario a forma di gallo: il ministero della Cultura francese ha annunciato che è stato ritrovato intatto. Lo aveva già dichiarato a Famille Chretienne mons. Patrick Chauvet, rettore di Notre-Dame: «È sempre lì, benché carbonizzato». Nota storica: dal 1935 il gallo contiene tre reliquie – un frammento della Santa Corona di spine, una reliquia di san Dionigi e una di santa Genoveffa.
Spesso si crede che abbia fieramente dominato la cattedrale fin dalla sua costruzione, mentre la guglia distrutta il 15 aprile da un violento incendio è stata edificata soltanto nel 1859 dall’architetto Viollet-le-Duc, e aveva sollevato all’epoca numerose controversie. La prima, edificata nel XIII secolo, era stata smontata alla fine del XVIII. Per fortuna il gallo apposto in cima alla guglia è stato salvato, come pure le reliquie che conteneva.
Viollet-le-Duc, un architetto controverso
Basta menzionare il nome di Viollet-le-Duc perché affiorino alla mente le immagini di Mont Saint-Michel, della città di Carcassonne o ancora del castello di Pierrefonds. Fu l’architetto francese più celebre del XIX secolo, nonché un personaggio sempre divisivo, adorato o detestato: i suoi restauri di monumenti storici non hanno riscosso sempre unanimità. Tra le sue opere più celebri, Notre-Dame de Paris resta una delle più controverse.
L’architettura medievale torna di moda
Grazie alla riscoperta del gotico nel XIX secolo, spinta dai romantici, Napoleone III lancia il restauro di grandi monumenti gotici, la cui conservazione fino a quel momento non era stata una priorità. Eugène Viollet-le-Duc, architetto rinomato e appassionato di medioevo, è alla guida del programma. A Parigi, egli lavora personalmente al restauro della cattedrale. La facciata ovest viene ripresa, i contrafforti vengono rinnovati e le chimere delle torri vengono cambiate. Per Notre-Dame de Paris ci si sarebbe potuti fermare lì, ma col desiderio di restituire alla cattedrale la sua guglia di un tempo l’architetto decise di lanciarsi nella sua ricostruzione.
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Perché dal 1792 i Parigini avevano preso l’abitudine di ammirare Notre-Dame senza la guglia, dopo che per più di cinque secoli quella era stata lì a svettare. Costruita nel XIII secolo, aveva l’aria di un vero campanile e sosteneva, alla fine del XVIII secolo, cinque campane. Molto deteriorata, fu stonata tra il 1786 e il 1792. Oggi il suo ricordo resta impresso in alcune celebri miniature, in particolare nelle Très Riches Heures del duca di Berry, alla tavola che illustra L’incontro dei re magi.
Discostandosi fondamentalmente dalla guglia del XIII secolo, Viollet-le-Duc decise di realizzarla in uno stile neo-gotico, ma senza campane. Egli s’ispirò allora a quella della cattedrale di Orléans costruita all’inizio del XIX secolo. A Parigi impazza la polemica, e si rimprovera all’architetto di fare tutto di testa sua. Lo si accusa di tradire il lavoro dei suoi predecessori imponendo il proprio stile. «Restaurare un edificio non è significa mantenerlo, ripararlo o rifarlo: significa ristabilirlo in uno stato completo che può non essere mai esistito in un momento dato», scriveva nel suo Dictionnaire raisonné de l’architecture française du XIe au XVIe siècle, 1854-1868 [Dizionario ragionato dell’architettura francese dall’XI al XVI secolo, 1854-1868, N.d.T.].
Un lavoro titanico
I lavori per la guglia furono assolutamente considerevoli. Culminante a 93 metri di altezza, la struttura è duplice: la prima è fatta di legno ed è ricoperta da un mantello di piombo da diverse centinaia di tonnellate, il cui scopo era evitare che la guglia venisse rovinata dalla pioggia. Anche le garguglie, finalizzate a scaricare l’acqua piovana, sono parimenti rivestite in piombo. Tutt’intorno, le monumentali statue dei dodici apostoli accompagnate dal tetramorfo sono disposte in quattro file. Realizzate in rame, esse sono opera dello scultore Adolphe-Victor Geoffroy-Dechaume, che ha pure realizzato la scultura del Beau-Dieu nel pilastro centrale del grande portale del Giudizio universale. Fortunatamente tutto ciò era stato smontato per restauri quattro giorni prima dell’incendio. Tali statue sono al momento tutto ciò che resta della guglia. Tra gli apostoli san Tommaso, patrono degli architetti, è il solo a voltarsi verso la guglia e assomiglia nei tratti a Viollet-le-Duc. Che l’architetto si sia raffigurato mentre contempla la propria opera?
Sulla punta della guglia stava un gallo. Esso conteneva tre reliquie: frammenti della Santa Corona, una reliquia di San Dionigi e una di Santa Genoveffa, patroni della città. Tali reliquie – installate dal cardinale Verdier, arcivescovo di Parigi, al momento dell’ultimo grande restauro della guglia, il 25 ottobre 1935 – costituiscono un vero “parafulmine spirituale”. Da quella data esse non s’erano più mosse dalla loro collocazione.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]