Accadde a Corboba, negli “anni bui”. La testimonianza di Monica MooreSono anni bui, duri per il futuro Papa Francesco. Dal 1990 al 1992 viene “confinato” a Cordoba come direttore spirituale e confessore nella Chiesa del Gesù. Il brillante gesuita che stava scalando il vertice della Compagnia in Argentina, a causa di dissidi interni, era stato esiliato nella città dove aveva già fatto tappa agli albori della sua carriera: ma quelli erano tempi di formazione. Adesso, invece, hanno il sentore della “punizione”.
Scrivono Javier Cámara e Sebastián Pfaffen in “Gli anni oscuri di Bergoglio” (Ancora editrice) che in quel periodo il futuro Papa era sofferente, molto amareggiato. Ma allo stesso tempo sfruttò quegli anni per abbattere il male interiore, tuffandosi nella confessione dei fedeli (per la quale spendeva ore ed ore); supportando i fratelli della Compagnia (sopratutto quelli ammalati); e scrivendo alcune riflessioni nel tempo libero.
C’è una donna, in particolare, che ha raccontato agli autori de “Gli anni oscuri di Bergoglio“, un aneddoto che rende bene l’idea sull’umore che aveva Padre Jorge Bergoglio.
Monica e il Superiore
Negli anni in cui Bergoglio usava il confessionale della Chiesa del Gesù, Mónica Moore, oggi madre di famiglia, professoressa di Scienze Sacre e dottoressa in semiotica, da poco aveva lasciato la Congregazione delle Ancelle del Cuore di Gesù, dove fece un’esperienza di vita religiosa. Identificandosi nella spiritualità gesuitica, Monica andava assiduamente alla messa delle 20:00 nella Chiesa principale, ed era solita portare la chitarra per accompagnare la liturgia con la sua musica e la sua voce.
«Ricordo che il Superiore della casa era padre Fernando Boasso, con il quale avevo una tenera amicizia. Lui apprezzava il mio apporto con il canto e la chitarra durante la messa, che seguii soprattutto quell’anno e il seguente, perché nel 1993 mi sposai e non andavo più tutti i giorni».
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La confessione
Però Monica ha ricordato molto bene una scena: «A quell’epoca, un sacerdote che vedevo sempre avvilito, piuttosto magro, come spento e molto serio, faceva la sua comparsa quando la messa era più o meno a metà e prendeva posto nel suo confessionale. Non mi confessai mai con lui, non solo perché di solito mi rivolgevo ad altri sacerdoti, ma anche perché mi incuteva un certo timore. Il sacrestano di allora, fratello José Bustamante, con il quale parlavo molto prima e dopo la messa, un giorno mi disse, in risposta alla mia domanda sull’estrema serietà di quel sacerdote: ‘Quel padre è un po’ malato e depresso’».
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“Era Bergoglio”
Quel sacerdote, prosegue Monica, «l’ho saputo solo dopo, era Bergoglio, l’attuale Papa. E adesso mi domando se si ricordi della mia voce, e se sono riuscita a dare un po’ di conforto al suo cuore in quel periodo di prova per lui, è qualcosa che mi porto dentro e di cui ho fatto tesoro»
Come Monica, molti cordovesi ebbero l’opportunità di confessarsi con quel sacerdote sconosciuto che oggi è Papa; sia nel confessionale della chiesa, sia nella saletta privata adiacente alla portineria della Residencia, in via Caseros, dove Bergoglio amministrava il sacramento della penitenza o riconciliazione se qualcuno lo richiedeva.
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