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San Giovanni Battista de La Salle: pregare e digiunare per le anime del Purgatorio

BLESSED SCUBILION ROUSSEAU
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don Marcello Stanzione - pubblicato il 13/02/19
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Secondo il santo educatore sono avvolte da fiamme e soffrono. Più si moltiplicano diversi suffragi da parte nostra, e prima di Dio le libera Giovanni Battista de La Salle (1651-1719) è il fondatore dei Fratelli delle Scuole Cristiane, laici consacrati con i voti all’insegnamento scolastico e alla catechesi dei fanciulli e dei giovani, nominato da Pio XII nel 1950 patrono universale degli Educatori cristiani. Il santo francese era il primo di dieci figli, dei quali tre divennero sacerdoti e una religiosa. Dopo l’ordinazione sacerdotale conseguì il dottorato in teologia. La sua vita era avviata all’insegnamento accademico, ma una serie di coincidenze lo introdussero nell’ambiente della scuola per i ragazzi poveri, dove colse due realtà per lui importanti.

Anzitutto, l’importanza di dare una formazione integrale a tutti i ragazzi, specialmente ai più poveri, e poi di preparare maestri all’altezza della loro missione, sia dal punto di vista intellettuale e pedagogico che sotto il profilo spirituale. Gradualmente tra mille difficoltà ed incomprensioni si fece strada in lui l’idea di formare una nuova congregazione di laici consacrati a Dio nell’apostolato dell’educazione scolastica. Trovò un gruppo di dodici maestri disposti a seguirlo in questa avventura e nacque il primo nucleo di “ Fratelli delle Scuole Cristiane” che istituirono le prime scuole popolari.



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Il santo educatore ebbe il coraggio di introdurre l’insegnamento usando la lingua corrente al posto del latino e, dopo le “piccole scuole” parrocchiali, fondò anche le scuole professionali, aperte a chi voleva imparare un mestiere. Per formare gli insegnanti fondò anche le scuole per i maestri, precorrendo di molto gli attuali istituti magistrali. Per venire incontro agli ex carcerati e ad altri disadattati sociali, creò le scuole di recupero e i corsi serali e domenicali.

Il santo, patrono degli educatori, riguardo alle anime del Purgatorio scrive cose molto profonde in una delle sue prediche del 2 Novembre dedicata appunto alla commemorazione delle anime del Purgatorio, egli riporta:

“E’ un pensiero santo e salutare quello di pregare per i defunti , perché siano liberati dai loro peccati (Sap 5,5). Così afferma Giuda nel secondo libro dei Maccabei. E’ uno dei migliori e più santi insegnamenti che possiamo ricevere, perché le anime del Purgatorio che non riescono da sole a liberarsi dalle loro pene e che, hanno bisogno di essere soccorse dalle preghiere e dalle buone opere di chi è ancora in vita. E’ una situazione davvero dura quella di essere detenute tra fiamme divoranti, perché durante la vita non hanno pensato a far penitenza, ovvero per qualche peccato non grave, o perché non hanno espiato sufficientemente quelli che avevano fatto perdere loro la grazia santificante. E’ per questo motivo che le sante anime, benché sottomesse alla divina volontà, implorano insistentemente le preghiere dei vivi che possano ottenere con facilità ciò che per loro è impossibile”.



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Dio, infatti, a motivo dei loro peccati, secondo San Giovanni Battista de la Salle, «non è disposto a ricevere esse avuto il tempo finchè erano su questa terra. Considerate compassionevolmente la situazione di queste anime sante che, anche se non sono inquiete, sospirano però la loro liberazione, per poter godere presto la visione beatifica: è questo che esse aspettano dalla bontà infinità di Dio con speranza ferma e decisa, non appena avranno la fortuna di essere liberate dalle loro pene».

Per il santo è «una specie di obbligo per noi pregare spesso Dio per le anime che soffrono in Purgatorio. Dapprima perché Dio, che le ha abbandonate alla sua divina giustizia per tutto il tempo che gli piacerà, a seconda della gravità dei loro peccati e della scarsa premura che esse hanno avuto di farne penitenza in questo mondo non ha lasciato loro altri mezzi, dopo la loro morte, che i suffragi dei fedeli che sono ancora in vita e che possono applicare loro: preghiere, digiuni e altre penitenze, elemosine, sacrificio della Santa Messa o qualsiasi altra soddisfazione».


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In secondo luogo, prosegue, «noi siamo uniti con queste sante anime da un legame esteriore perché, come lo furono esse, anche noi siamo membri della Chiesa e di Gesù stesso (Ef 5,30), siamo uniti ad esse, in Gesù Cristo, dalla grazia santificante che abbiamo in comune con loro. Queste due unioni debbono ispirarci sentimenti di compassione nei confronti di queste anime sofferenti. Ma ciò che ci fa più particolarmente conoscere l’obbligo che abbiamo di prendere parte alle pene di questi giusti afflitti e ciò che deve maggiormente impegnarci a soccorrerle con tutti i mezzi è che la Chiesa, nostra madre comune, non dimentica nulla per ispirarci questo zelo in favore dei suoi figli sofferenti, per i quali esse è piena di tenerezza».

Essendo tutti sue membra (Cfr. Rm 12.5), conclude il santo, «dobbiamo unirci a lei per offrire a Dio le nostre preghiere e il sacrificio della Santa messa, per ottenere più facilmente da Dio, in nome di questa intima unione e delle insistenti preghiere e suffragi, la pronta liberazione di queste anime sofferenti, che potranno a loro volta – quando saranno in Cielo – ottenerci con le loro preghiere molte grazie e farci godere le gioie celesti. Entrate oggi stesso nello spirito della Chiesa e unitevi a lei nelle preghiere e nei sacrifici che offrirà a Dio per il sollievo delle anime purganti. Implorate per loro il soccorso divino, col maggior fervore e insistenza di cui siete capaci, per avere l’onore di essere le degne membra della Chiesa e i cooperatori di Gesù Cristo (2 Cor 6,1) nella redenzione di queste anime prigioniere».


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