Con l’aiuto di Don Fortunato Di Noto, da anni in prima linea con Meter contro la pedopornografia dentro e fuori il webSono profondamente commosso. Lacrime di partecipazione e di condivisione, cuore a cuore con le vittime di abuso sessuale che hanno avuto la loro vita traumatizzata. Una profonda ferita e, in alcuni casi, un lungo letargo nella morte e una profonda vergogna per ciò che avevano subìto: l’abuso sessuale.
Quello che continua, quello che inizia con “Abbiamo ritrovato la vita. Dall’abuso alla risurrezione”, edito dalla San Paolo Edizione nel 2011 (ora fuori catalogo) e che, forse per tiepidezza, o perché non si ritenne che la testimonianza di chi ritorna, lentamente a vivere, è possibile, non ha avuto la giusta attenzione. Nessun problema.
Non è questo il motivo di questo ulteriore percorso generativo di bellezza nonostante il dolore, le atrocità subìte da chi da vittima è lentamente rinato.
Nuove storie tra decine di milioni di abusi sessuali da parte di perversi e lucidi predatori di bambini. Un abuso è abuso. Non ci dovrebbe essere nessuna altra analisi. Si tratta di abusi compiuti con lucida determinazione, elaborati con finezza seduttiva, orditi con l’inganno e una vera manipolazione dell’innocenza. E’ un anti-amore: la pedofilia, infatti, non è e non sarà mai amore, così come qualcuno vuole fare emergere, giustificandola e normalizzandola.
Le storie sono quelle di chi ha subìto abusi sessuali e ce l’ha fatta. DI chi, con l’aiuto di qualcuno e di chi ha fede in Dio rivelato in Gesù Cristo, suo figlio e nostro redentore, (non posso non citare Meter onlus e il Centro di ascolto e accoglienza) ce l’ha fatta e continua, anche se in salita, a tendere alla la libertà perduta.
La pedofilia, la pedopornografia, l’abuso sessuale hanno la intrinseca caratteristica di rendere schiavi. Chi viene abusato da bambino, non dimentica e la conseguenza è la devastazione di sé. Per non elencare gli effetti collaterali: famiglie distrutte, fede in crisi, comunità ecclesiale confusa e rassegnata, impreparazione ad ascoltare e a credere alle vittime.
C’è tanta, tanta strada ancora da fare. Tanta preghiera e penitenza da vivere insieme, nelle comunità cristiane (cattoliche e di altre confessioni).
L’abuso genera caos, ma quello che emerge di più è l’importanza di non abbandonare chi ha subito abusi. Troppo spesso, anche le nostre cattedre dove si presiede nell’amore, sono diventate cattedre di pestilenza. Nelle prossime settimane saranno rese pubbliche COSA? (intende che verranno pubblicati i nomi delle cattedre vescovili dove si sono consumati abusi e sono stati coperti o favoriti? Avverrà durante il mese di febbraio, prima e durante il cammino della Chiesa universale, che vedrà riuniti, per volontà di Papa Francesco, i Presidenti delle Conferenze Episcopali del mondo per affrontare la questione degli abusi da parte di chierici nella Chiesa.
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Aleteia (a cui non può non andare il mio grazie personale e quello delle vittime) pubblicherà delle storie, certo di abominevoli misfatti, ma con una lettura di speranza, di guarigione, di vita nuova.
Nei confronti delle vittime ci deve essere massima condivisione del dolore e della sofferenza. Le ferite del passato sono piaghe aperte, nella Chiesa, nella Società tutta. Le vittime ci insegnano molto di più di un trattato scientifico. Storie di sofferenza che hanno una misteriosa forza risanatrice.
Le presenteremo accompagnate da un breve commento, alla luce anche di una Parola di Dio (un passo biblico, che illumini, di luce vera, il buio della notte di ogni abuso).
E’ come se avessimo raccolto “il grido dal legno della croce” che si prolunga nel cammino, sì verso la morte e il sepolcro, ma in attesa della risurrezione e dell’apertura del sepolcro, per risorgere a vita nuova. Qui, adesso e per sempre, nella vita in Lui, Innocente tra l’innocenza. Ecco allora il calendario di massima, che potrà subire qualche modifica. Tutte le storie sono scritte personalmente (li conosco tutti, uno per uno, da anni). Manterremo l’anonimato (per ragioni comprensibili a tutti).
8 febbraio: Io, suora abusata, 17 anni di silenzio. Ora amata.
15 febbraio: Io, prete da 25 anni. Sogno sempre Giuseppe che salva dagli Erodi.
22 febbraio: Io, uomo di 30 anni, mai stato un bambino. Abusato da un prete.
23 febbraio: Io, bambino di 12 anni e la carezza di Papa Francesco.
24 febbraio: Io, fanciulla e il mio bosco blu che mi proteggeva
26 febbraio: Io, perdono. Tu convertiti e consegnati alla giustizia umana e divina.
Le vittime di abusi credono molto alle parole e alle azioni di Papa Francesco e ci crediamo anche noi che da 30 anni siamo scesi nel dolore e nelle sofferenze dei bambini e degli adulti vulnerabili.
Parole chiare e precise:
È imprescindibile che come Chiesa possiamo riconoscere e condannare con dolore e vergogna le atrocità commesse da persone consacrate, chierici, e anche da tutti coloro che avevano la missione di vigilare e proteggere i più vulnerabili. Chiediamo perdono per i peccati propri e altrui. (Lettera al popolo di Dio, 20 agosto 2018)
e ancora:
La Chiesa non cercherà mai di insabbiare o sottovalutare nessun caso. È innegabile che alcuni responsabili, nel passato, per leggerezza, per incredulità, per impreparazione, per inesperienza o per superficialità spirituale e umana hanno trattato casi senza la dovuta serietà e prontezza. Ciò non deve accadere mai più. Questa è la scelta e la decisione di tutta la Chiesa. (Discorso alla Curia Romana per gli auguri natalizi, 21 dicembre 2018).