Le radici della sua nuova spiritualità francescana, l’amicizia con un monaco e la promessa di Papa Francesco: il cantautore si racconta alla vigilia di Sanremo
Una spiritualità vicina al mondo francescano attraversa il “nuovo” Simone Cristicchi. E la importerà al festival di Sanremo con il brano “Abbi cura di me“.
Il popolare cantautore, di recente, ha anche incontrato Papa Francesco a cui ha strappato una promessa. Simone sta, infatti, vivendo una nuova fase interiore e non è più critico come un tempo, nei confronti della Chiesa.
E’ come se all’orizzonte stesse ritrovando quel rapporto con Dio che sembrava smarrito.
L’amico monaco
«Un mio amico monaco – dice ad Avvenire (27 gennaio) mi ha detto che sono un cristiano inconsapevole. Credo che occorra ritornare alle priorità della vita. Siamo invasi ogni giorno da mille progetti, da mille informazioni, mille immagini, siamo continuamente collegati e connessi con la realtà virtuale».
Così, prosegue Cristicchi, «si perde interesse per le grandi domande dell’esistenza. Siamo noi stessi che ci dobbiamo risvegliare e capire l’importanza della vita. In realtà c’è tanta bellezza che ci circonda, la meraviglia di esserci e di partecipare».
Eremi e fraternità
La spiritualità, dice, «va toccata con mano. Parliamo di Vangelo, di zen, di darma, ma tu la spiritualità la devi toccare e farne esperienza. E l’esperienza più forte è vedere persone rapite da qualcosa di superiore, che hanno abbandonato la vita precedente per un desiderio di infinito che appartiene a tutti. In alcuni luoghi c’è un’energia intrinseca che riesce a cambiarti».
Poi rivela: «Ho molto frequentato il Monte Labro ad Arcidosso in Toscana, il luogo dove visse David Lazzaretti su cui ho scritto lo spettacolo “Il secondo figlio di Dio”, e poi l’eremo francescano di Campello sul Clitunno, l’eremo di Monte Giove a Fano e la Fraternità di Romena guidata da don Luigi Verdi con cui registrerò fra maggio e giugno il nuovo progamma per Tv2000».
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La promessa di Francesco
Qualche giorno si è anche visto con Papa Francesco. «L’ho incontrato la settimana scorsa al termine dell’Udienza generale. È stato molto gentile e disponibile. Gli ho strappato la promessa di un’intervista per il documentario sulla felicità al momento che riterrà opportuno. Sto aspettando una risposta ufficiale».
Laude francescana
Intanto, all’orizzonte, c’è il festival di Sanremo dove sarà presente con “Abbi cura di me”, che sembra una laude francescana.
«Il brano nasce mentre lavoravo al mio ultimo spettacolo “Manuale di volo per l’uomo“, che tratta il tema del dolore e di come attraverso l’arte lo si possa sublimare e trasformarlo in qualcosa di bello. Nasce dalla voglia di mettere in musica quelle poche cose che ho imparato dalla vita. Nei versi della canzone ricorre il tema millenario dell’accettazione, della fiducia, dell’abbandonarsi all’altro da sé».
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La suora di clausura
Soprattutto, evidenzia il cantautore, «è una dichiarazione di fragilità e debolezza, una richiesta d’aiuto, una preghiera all’Amore universale, che può essere verso un padre, una madre, un figlio. Anche verso Dio? Certo. Una suora clausura mi ha dato l’interpretazione più bella. È una preghiera di Dio all’uomo, perché anche Dio ha le sue fragilità».
L’allodola
Non è un caso che quell’interpretazione si venuta da una religiosa di clausura. «Le persone più gioiose e felici che ho incontrato, sono quelle appartate dal mondo, ma non per una questione di fuga o di snobismo. Nel silenzio – conclude Cristicchi – ci si connette a qualcosa. Ed è proprio soggiornando in un eremo quest’estate che ho scritto Lo chiederemo agli alberi, secondo inedito dell’album. Parlo dell’allodola, che è come le monache, l’uccellino prediletto da San Francesco e rappresenta l’umiltà, perchè si ciba delle piccole briciole, del poco che ha, e canta dall’alba alla notte».
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