Il cantautore morto vent’anni fa, pur non dichiarandosi mai credente, ha dedicato loro una poesia e una canzone. E tante riflessioni
Vent’anni fa, l’11 gennaio del 1999, moriva Fabrizio De André. Il vuoto che ha lasciato dietro di sé, tanto sul piano culturale quanto su quello musicale – nessun cantautore, dopo De André, ha mai raggiunto De André – è stato in parte colmato dalla straordinaria eredità che ci ha affidato: i suoi dischi, le sue poesie.
Una di queste poesie ha avuto come protagonista San Francesco d’Assisi. Lo scritto inedito è riemerso da un’agenda custodita presso la Facoltà di lettere di Siena, sede dell’archivio De Andrè. Scritta in stampatello, appartiene agli ultimi mesi di vita del cantautore genovese.
Ecco il testo:
A che vale avere amato
se nessuno se ne è accorto
anche se lo hai fatto per il bene di tutti
tu con la tua povertà,
tu con la tua umiltà,
hai saputo umiliarci.
Poche righe, un contraddittorio che dà voce alla forza dei propri dubbi, ma anche allo stupore di fronte ad una storia diversa come quella di Francesco. Che richiama l’umiliazione di un altro grande uomo a cui De Andrè ha dedicato un brano: Gesù, di cui non ne riconosceva la natura divina, ma ne restava tremendamente affascinato (Tv2000, 2015).
«Secondo me è rimasto il più grande rivoluzionario di tutti i tempi», affermava il cantautore-poeta, che cantava: «Non posso pensarti figlio di Dio, ma fratello anche mio».
Ecco una strofa emblematica del suo brano dal titolo “Si chiamava Gesù”:
Non intendo cantare la gloria
nè invocare la grazia o il perdono
di chi penso non fu altri che un uomo
come Dio passato alla Storia
ma inumano è pur sempre l’amore
di chi rantola senza rancore
perdonando con l’ultima voce
chi lo uccise tra le braccia di una croce.
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“Ricerca laica”
“Si chiamava Gesù” indica una ricerca laica (De Andrè non si è mai dichiarato credente), ma inevitabilmente giunta a interrogarsi sul principale riferimento religioso dell’Occidente. Solo che questa canzone era ancora un pò provocatoria, anche se si affiancava a due certezze che De André ebbe sempre: 1) Gesù era un uomo, 2) ma ucciderlo fu inumano come sempre è la violenza (Avvenire, 2015).
Gli ultimi e Dio
Non va dimenticato che De André, già nei suoi primi tre Lp, aveva cantato gli ultimi cui il Vangelo fa riferimento, usando pure simile pietas (Cantico dei drogati, Bocca di rosa, Via del Campo); si era riferito a Pietro e Giuda ne La ballata del Miché; aveva inciso persino Spiritual. Ovvero:
«Dio del cielo se mi vorrai amare / scendi dalle stelle e vienimi a cercare», ma anche «Dio del cielo io ti aspetterò / senza di te non so più dove andare».
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