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Federico Fellini prima di morire avrebbe incontrato un angelo

FEDERICO FELLINI
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don Marcello Stanzione - pubblicato il 27/12/18
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Lo raccontò uno dei suoi amici più stretti. Il regista fu salvato da un bambino in albergo che però in quell’edificio…non era mai entratoIl regista Federico Fellini, prima della sua scomparsa, fu protagonista di un incontro probabilmente con una figura angelica. L’episodio, riportato su alcuni giornali, fu narrato dopo la sua morte dal suo amico e sceneggiatore G. Angelucci. Il giorno che il famoso regista restò vittima dell’ictus cerebrale, aveva pranzato regolarmente e poi si era ritirato nella sua suite che occupava abitualmente al Gran Hotel Rimini.

Quando fu nella sua stanza, sedette sul letto e cercò di sfilarsi la stretta calza elastica, che era costretto a portare da quando aveva subito un’operazione al cervello per un aneurisma. Non si sa se per lo sforzo o perché colto da malore, cadde battendo la testa sullo spigolo del comodino accanto al letto. Finì riverso sul pavimento, dove restò parecchio tempo in uno stato di semi coscienza.



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Cercò di arrivare al telefono per chiedere aiuto, ma era troppo lontano. Così egli descrisse quel brutto momento: “Avevo perduto la sensibilità di una mano ed ero incapace di fare qualunque movimento. Mi lamentavo, chiedevo soccorso, speravo che qualcuno mi venisse a soccorrere”. Ma non c’era nessuno ad aiutarlo. Ad un certo punto il regista sentì la voce di un bambino nel corridoio. Non riuscì a capire cosa mai dicesse, ma comprese che parlava inglese. Cercò di far rumore, di attirare in qualche modo la sua attenzione, ma non riusciva a muoversi. Provò a chiedere aiuto, ma benché riuscisse in qualche modo a muovere le labbra, dalla sua bocca non uscì alcun suono.

Tra poco – pensò il regista – sarebbe andato via ed egli avrebbe perso l’unica occasione di essere salvato. Fu allora che accadde una cosa sorprendente. Benché non l’avesse chiamato nessuno, la porta si spalancò di colpo ed il bambino entrò nella sua stanza. “Aiutami, ho bisogno d’aiuto – riuscì a dire il regista con un filo di voce – va a chiamare il portiere.” Il bambino lo fissò immobile per un lungo istante.



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Fellini temette che non avesse capito le sue parole. Ma fu solo un attimo di esitazione, poi il piccolo si girò e corse via veloce. Pochi minuti dopo il regista fu soccorso dal personale dell’albergo. Anche quella volta si salvò. Quando le condizioni di salute di Fellini si stabilizzarono, l’amico Angelucci domandò del bambino che aveva trovato il regista sul pavimento. Nessuno dell’albergo ne sapeva niente.

Consultarono i registri, ma quel bambino sembrava non essere mai stato cliente dell’albergo. Era come non fosse mai esistito. Eppure Federico Fellini era sicuro che fosse stato lui a salvarlo, ne fornì persino una descrizione dettagliata: “Aveva un vestito alla marinara, io berretto rosso, le scarpe di vernice nera, un calzettone su e un giù, sulle gambe magre”. Ricordava che aveva in mano un grosso cono gelato che continuare a leccare meccanicamente mentre lo guardava e cercava di capire le sue parole incomprensibili.

Chi aveva salvato Fellini? Da dove era venuto quel bambino che nessuno aveva mai visto o incontrato? Era stato un angelo?



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