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Quando Padre Pio incontrò l’angelo custode sul pullman

Padre Pio Angelo Custode

Shuttlestock / Common Wikipedia

don Marcello Stanzione - pubblicato il 19/12/18

Accadde nel periodo in cui il futuro santo di Pietrelcina svolgeva la leva militare

Il 6 novembre 1915 padre Pio è costretto ad arruolarsi e, fra una licenza di convalescenza e l’altra, rimane a contatto con le caserme e i distretti militari fino al marzo 1918, allorché viene definitivamente riformato, per motivi di salute. Egli ricorderà sempre quell’esperienza sotto la vita militare e spesso la fa raccontando qualche aneddoto, come il seguente.

La vicenda si svolge in uno dei continui viaggi tra il convento e la caserma. Una di queste volte, di ritorno da Napoli per una licenza di convalescenza, nel 1916, accade un fatto straordinario, raccontato spesso dal padre, e riportato da più testimoni. Giunto da Napoli a Benevento in treno, si accorge di non avere il denaro sufficiente per l’autobus per Pietrelcina.

Essendo l’unica possibilità per tornare a casa, il frate prende ugualmente la corriera, con la speranza di incrociare almeno qualche conoscente a cui chiedere un prestito. Presto, però, si accorge di non conoscere nessuno ed il pullman è ormai in viaggio.




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Accanto a lui siede un uomo distinto, che gli offre del caffè caldo. Il timido fraticello, che viaggia senza il saio, dapprima si rifiuta di accettare la pur gradita offerta, pensando alla meschina figura che avrebbe fatto all’arrivo del fattorino, ma dietro la cortese insistenza dell’uomo, accetta di buon grado. Proprio mentre sta sorseggiando il caffè, arriva il controllore, il quale non dà neppure il tempo all’imbarazzatissimo giovane di aprire la bocca, che gli dice: «Il tuo biglietto è stato già pagato».

Padre Pio non riuscirà mai a sapere il nome del provvido benefattore, come pure non potrà ringraziare il gentile compagno di viaggio, perché a fine corsa scompare nel nulla.

Quando padre Pio terminò di raccontare questa storia, non fece alcun riferimento all’identità del suo compagno di viaggio, chiaramente per motivi di umiltà, ma per noi fu facilissimo scoprire il “colpevole”: il suo invisibile compagno si era reso, per breve tempo e per necessità, visibile.




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