Questa è veramente una domanda posta dalla porno attrice al pubblico che pare aver gradito, a giudicare dagli applausi finali. Speriamo fossero solo cortesia.Femministe, cattolici, islamici, ma anche intellettuali atei, tutti insieme e pare appassionatamente. E cosa combina questa improbabile cricca altrimenti non amalgamabile? Sembrerebbe a sua volta un’eterotopia, concetto astruso messo a titolo dell‘evento di Bari.
Si è incaponita, questa accozzaglia di ostinati, ad alimentare un’inspiegabile resistenza allo “sconfinamento del porno nello spazio pubblico”, testuali parole. E soprattutto ne tiene esclusi i bambini. Perché, perché, perché? Abbiamo la sponda del sarcasmo ad impedirci di affogare subito nel mare di sconcerto che si alza come uno tsunami nell’assistere a queste performance, sebbene in differita. Ma non basta, occorre capire ragioni e intenzioni di queste e altre azioni pubbliche che attentano sistematicamente alla purezza dei bambini, i nostri.
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Tra gli ospiti che ha parlato TedX di Bari l’8 dicembre Valentina Nappi
Ma ascoltiamola daccapo e con la dovuta attenzione, questa luminosa esponente del pensiero libero, progressista, coraggioso sfidante del residuo ma tignoso spirito conservatore.
Si chiama Valentina Nappi, professione pornostar. Il palco dal quale ha potuto parlare e come invitata con tutti i crismi è niente meno che quello del Teatro più grande d’Italia, inaugurato nel 1903 con Gli Ugonotti di Giacomo Meyerbeer. Siamo a Bari, al Petruzzelli e l’evento che fa cornice a queste e altre performance è il TedX.
Confesso la mia colpevole ignoranza: sapevo solo che era un evento pubblico, ricorrente, forse riguardate l’innovazione ma nulla più.
Il brand statunitense delle conferenze
Prende le mosse come evento singolo nel 1984 il TED (Technology Entertainment Design) ma nel ’90 diventa ricorrente, a cadenza annuale. E sì inizialmente il focus era l’innovazione tecnologica ma, come la tecnologia stessa ha fatto e fa, si è poi esteso a temi più largamente culturali. Leggiamo da Wikipedia:
La sua missione è riassunta nella formula “ideas worth spreading” (idee che val la pena diffondere). Oggi la sede centrale del personale del TED è a New York e a Vancouver, ma gli eventi TED si svolgono in tutto il Nord America, in Europa e in Asia, con conferenze che vengono diffuse in live streaming. Le lezioni abbracciano una vasta gamma di argomenti che comprendono scienza, arte, politica, temi globali, architettura, musica e altro. I relatori stessi provengono da molte comunità e discipline diverse. Tra gli speaker più celebri, TED ha ospitato l’ex presidente degli USA Bill Clinton, il Premio Nobel James Dewey Watson, il produttore televisivo e attivista politico Norman Lear, il fisico Murray Gell-Mann, il cofondatore di Wikipedia Jimmy Wales, i cofondatori di Google Sergey Brin e Larry Page e il fondatore di MicrosoftBill Gates. Al TED Conference si è aggiunto il TED Global, che si svolge in varie località. Ancora, esistono i TEDx, eventi organizzati in modo autonomo ma basati sulla filosofia TED, e nel pieno rispetto delle linee guida TED.
Lo stesso Papa Francesco ha inviato un video all’edizione del 2017, a Vancouver. Il tema era il futuro: The future you. Parla della centralità delle relazioni tra gli uomini, degli incontri che costituiscono il tessuto della vita, del peso della sofferenza di tanti fratelli. C’è anche uno dei temi fondanti di questo papato, l‘inaccettabilità della cultura che scarta migliaia di uomini, li usa e li butta. Parla della necessità di essere insieme e di guarire i nostri rapporti. E parla di Gesù Cristo e di come intenda Lui l’amore e cosa intenda Lui per prossimo. Insomma fa il Papa ovunque gli capiti di o si arrischi ad andare a parlare: non è anche il TED un tetto contemporaneo dal quale urlare il Vangelo?
“Sconfinamento” del porno: ma non è la rimozione di ogni confine che cercano?
Ma in questa edizione pugliese, si tratta appunto di un evento organizzato in autonomia e in una sede locale sebbene secondo le linee guida del TED, parla (anche) lei, Valentina Nappi, e proprio in forza del mestiere che fa. E anche lei, forse, crede di avere un messaggio e forse addirittura lieto da diffondere.
Un accostamento che fa rabbrividire eppure inutile negare lo zelo apostolico in questi ed altri “credenti”. Una novella (vecchia invece quanto il verbo del mistificatore per eccellenza che ci spaccia per libertà il nostro affrancarci da Dio e dalla natura per lanciarci in un dirupo) da diffondere a forza, abbattendo muri di separazione che non hanno più motivo di restare in piedi. La signora, vestita (malissimo, si può dire?) e accollata, parla con discreto eloquio e una pseudo abilità retorica, passeggiando avanti e indietro sul palco. Pause, domande retoriche, esempi iperbolici.
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Ad un certo punto del video (pubblicato sulle pagine web di La Repubblica non su giornali locali a caccia di notizie pulp, un po’ maleodoranti magari da buttare in acqua come pastura che attiri qualche pesce in più! Il titolo? Bari, Valentina Nappi: “Ecco chi sono i nemici del porno”. Sembrano quasi d’accordo che ci sia una guerra, giusta, da combattere e dei nemici, veri, da rendere inoffensivi) ad un certo punto, dicevo, la signora si chiede e chiede al pubblico:
Ad esempio, perché un bambino non dovrebbe vedere un amplesso? Proiettato su uno schermo gigante a Piccadilly Circus o a Piazza del Popolo a Roma?
La sua ardita ipotesi è che la possibilità di accedere al porno ovunque e per chiunque metterebbe il dito nella piaga dell’irrazionalità delle persone. Ma che vuole dire? Usa l’allusione come a lasciare intendere ma non sa nemmeno lei cosa dice?
Se credete lasciamo uno spazio bianco da compilare a piacimento con commenti e considerazioni: le parolacce no, non accettiamo sconfinamenti del turpiloquio nello spazio pubblico.
Beati ingenui noi che ancora pensavamo fosse sentire comune il problema della pervasività del porno. No qua il problema è la poca diffusione, la resistenza, e che i bambini non vi abbiano accesso. Il fatto che pure i social mettano un freno: dovranno sostituire le pastiglie ai freni in questione perché non mi sembra che i social riescano ad inchiodare davanti al porno. Eppure per lei non è ancora abbastanza. Troppo forte ancora l’azione delle religioni, tutte accatastate insieme nella sua povera testolina confusa, troppe rigidità anche in intellettuali atei.
Ma non è finita qui; attenzione che il passaggio si fa arduo: come la mettiamo con le “discrasie tra prassi e ragioni”? Come quali, ve lo dico subito. Attenzione perché è roba forte:
Prima. Genitori atei che decidono di far battezzare il proprio figlio per tradizione e per far sì che la propria nonna non si dispiaccia. O, altro esempio, negli Stati Uniti genitori che fanno circoncidere i figli maschi per “motivazioni genitali” (dice proprio così). E poi giù a rotta di collo: si possono far perdere braccia a bambini che avrebbero bisogno di una trasfusione ma non viene loro fatta in nome di Geova e questo è legale. Mentre non lo è far vedere un film vietato ai minori di 14 anni ad un minore di 14 anni. (Che entrambe le cose sia offensive della morale e lesive della dignità della persona sembra non sfiorarle la mente)
E allora dov’è la libertà? Si chiede accorata e certa di poter raccogliere approvazione e pathos dal pubblico e forse anche di avere esaurito termini difficili e riferimenti forbiti. Poco sopra aveva parlato di una società che deve essere razionale, atea e illuminista. Per dire alle volte come siamo avanti: l’era dei Lumi, adesso. Dev’essere il ricordo più fresco dei suoi studi perché Illuminismo e Rivoluzione Francese si fanno di solito verso fine anno e magari un ripassone generale prima dell’esame di maturità lo aveva fatto. Va a sapere! Ricordo che il pay off dell’evento è idee che val la pena diffondere.
Trovo decisamente più cool e condivisibile il non far dispiacere alla nonnina, se devo essere sincera. Quello, per quanto minimal, è forse il filo residuo che lega tanti di noi ad un’idea di continuità, di rispetto per qualcosa di alto o vagamente sacro che non sappiamo più nominare; è un argine poetico alla furia di imbolsiti sessantottini che insomma va bene abbattere, distruggere, liberare ma alla nonna non mi va di farle uno sgarbo. Battezziamolo, questo bimbo che male non fa.
Invece qui abbiamo una tristissima aralda (glielo concedo il femminile perché brilli di rara bruttezza la causa per la quale si batte), che è riuscita, fino ad ora e non so come né fino a che punto, a rendere sopportabile alzarsi la mattina sapendo che il suo corpo sarà usato umiliato e svilito come l’anima consenziente che ancora lo abita; ed ora vuole che tutti possano godere (sic) dei prodotti dell’industria del divertimento della quale fa parte.
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E’ usata a sua volta, di sicuro o perlomeno ci saranno persone contente delle sue sortite; usata o plaudita da qualcuno che intende indebolire e rovinare le nostre anime e di più ancora quella così belle dei bambini per renderci tristi, disperati, ridotti a consumare ogni cosa, fino a consumarci l’un l’altro.
Conviene ripetere l’ovvio perché è a quello che danno l’assalto
La pornografia genera dipendenza, modifica il cervello, distrugge identità e relazioni.
Prepariamoci, non siamo più nel tempo in cui almeno goffamente tutti si provavano ad alzare mura di contenimento per respingere l’onda di piena; siamo in un’epoca in cui c’è chi si augura che il fiume straripi e per affrettare questa parusia infernale si dà da fare con pale, picconi, le mani stesse a devastare gli argini. Quelli che, malconci, trascurati e aggrediti da tutti i lati consentono al fiume della vita comune di scorrere senza travolgere ancora tutto.
Ma c’è una cosa, piccola, che non mi fa disperare del tutto, nemmeno per la Nappi: alla fine dice una frasetta come “mi vengono a prendere o comincio lo spogliarello?”
Un giochino tanto triste e scontato, che ammicca, intende stuzzicare una fantasia comune assuefatta a cose ben più hard. Ma può farlo proprio perché il confine esiste! Un livello di pudore minimo esiste e resiste; e la nudità continua a turbare, per l’irriducibile questione che la persona non è mai fatta per essere usata e guardata come una cosa. E’ persona, va amata; anche se lo negasse fino all’ultimo respiro è fatta così.
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