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Papa: “Da quella notte non mi sono mai più addormentato senza pregare”

POPE FRANCIS
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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 14/12/18
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Francesco racconta uno dei momenti cruciali della sua vocazione. Aveva 13 anni e si trovava al collegio salesiano: “In quel luogo c’era purezza, non ossessione sessuale”

Pregare prima di andare a dormire per dare un senso alla propria quotidianità, alla propria vita. La preghiera notturna, da quasi 70 anni, si è trasformata in un momento di riflessione per Papa Francesco. Prima non gli dava tutta quella importanza. Ci fu un episodio nel collegio salesiano di Buenos Aires, che Bergoglio iniziò a frequentare nel 1943 (quando aveva 7 anni), che gli fece cambiare idea.

Lo riportano a Javier Cámara e Sebastián Pfaffen in “Gli anni oscuri di Bergoglio” (Ancora editrice).

Padre Emilio

Nel 1949 Bergoglio frequentò il sesto anno nel collegio, sotto la direzione di padre Emilio Cantarutti. Per lui, la vita in collegio “era tutto”. Scrive, in una lettera del 1990, al riguardo: «Il collegio creava, attraverso il risvegliarsi della coscienza, nella verità delle cose, una cultura cattolica che non era per nulla ‘bigotta’ o ‘disorientata’. Lo studio, i valori sociali di convivenza, i riferimenti sociali ai più bisognosi (ricordo di aver appreso lì a privarmi di alcune cose per darle alle persone più povere di me), lo sport, la competenza, la pietà… tutto era reale».

La “Buonanotte”

«Uno dei momenti chiave (…) era la “Buonanotte». Era un’attività riservata al direttore, anche se alcune volte lo faceva l’ispettore (padre Miguel Raspanti), e una di quelle occasioni all’inizio di ottobre del 1949, segnò particolarmente il giovane Bergoglio: «[Padre Cantarutti] era andato a Córdoba perché sua madre era morta… Al suo ritorno ci parlò della morte. Ora, quasi cinquant’anni dopo, riconosco che quella piccola riflessione serale è il punto di riferimento di tutta la mia vita successiva riguardo al problema della morte. Quella sera, senza paura, sentii che un giorno sarei morto, e questo mi sembrò la cosa più naturale».


POPE FRANCIS CARLO VERDONE
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Chiedere la vocazione alla Madonna

Un’altra conversazione che ha ricordato dettagliatamente è stata quella in cui padre Cantarutti gli parlò della «necessità di chiedere alla Santissima Vergine di accettare la propria vocazione. Ricordo che quella notte pregai intensamente fino al dormitorio (…) e da quella notte non mi sono mai più addormentato senza pregare. Era un momento psicologicamente adatto a dare un senso al giorno e alle cose».

Studio e gioco

«Nel collegio ho imparato a studiare», prosegue nella lettera. Ogni giorno c’erano ore di studio durante le quali doveva regnare il silenzio. Per lui, quelle ore furono vitali per creare l’abitudine alla concentrazione, il dominio alla distrazione, che a quell’età è molto forte. In questo gioco pedagogico si includeva lo sport: «Si giocava bene e molto (…) Tanto nello studio quanto nello sport aveva molta importanza la dimensione della competizione: ci insegnavano a competere bene e a competere da cristiani».


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Educare al sentimento

Un’altra dimensione chiave era educare il sentimento. Scrisse Bergoglio: «Una dimensione che crebbe molto negli anni successivi a quello trascorso nel collegio fu la mia capacità di sentire bene; e mi resi conto che la base era stata posta nell’anno di internato (…). Non mi riferisco al sentimentalismo ma al sentimento come valore del cuore. Non aver paura di sentire e dire a se stesso ciò che uno sta sentendo».

“Non c’era ossessione sessuale”

Strettamente unito all’amore e alla devozione alla Vergine era l’amore per la purezza. Dirà Bergoglio: «Mi insegnarono ad amare la purezza senza nessun tipo di insegnamento ossessivo. Non c’era ossessione sessuale nel collegio. L’ossessione sessuale la incontrai in seguito in altri educatori o psicologi che facevano ostentatamente mostra di un atteggiamento di laissez-passer al riguardo (però in fondo interpretavano le condotte sessuali in chiave freudiana, che vedeva sesso ovunque)».



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