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Il piccolo chierichetto che a soli 7 anni ha salvato le ostie dalla profanazione

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 17/11/18
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Almiro Faccenda, il “Tarcisio delle Alpi”, nel novembre 1915, è stato protagonista di un “fatto eucaristico” senza precedenti

A cinquant’anni dalla morte, il «Tarcisio delle Alpi» torna nella sua Torcegno, paese in provincia di Trento. Così era chiamato padre Almiro Faccenda, religioso degli Oblati di san Giuseppe, congregazione fondata ad Asti da san Giuseppe Marello.

Il “fatto eucaristico” di Torcegno

L’appellativo di «Tarcisio», nome che ricorda il giovane martire dei primi anni del cristianesimo a Roma che morì per difendere l’Eucaristia che stava di nascosto portando a dei prigionieri, venne dato ad Almiro Faccenda perché protagonista di quello che ancora oggi a Torcegno e nella diocesi di Trento viene chiamato «il fatto eucaristico» (Avvenire, 16 novembre).



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Il piccolo chierichetto

Siamo nel 1915, nel pieno della guerra: gli uomini erano al fronte e Torcegno alla vigilia di un’evacuazione forzata. Il parroco, don Vito Casari, accusato di filo-italianità, fu arrestato dall’esercito austriaco. Dopo di lui toccò al cappellano, don Guido Franzelli. Questi, prima di lasciare il paese, incaricò il piccolo Almiro Faccenda, chierichetto di 7 anni che abitava vicino alla chiesa, di distribuire l’eucaristia, altrimenti esposta al pericolo della profanazione. Era il 19 novembre 1915 e i fedeli fecero più volte la fila finché l’eucaristia non fu finita. L’episodio ebbe grande risonanza sia sulla stampa italiana che straniera e fu portato in scena nei teatri trentini, suscitando tenerezza e commozione.

San Tarcisio

Del fatto si interessò anche Papa Benedetto XV. «Oggi forse non si è in grado di afferrarne tutta la singolarità, perché il Concilio Vaticano II ha favorito un notevole avvicinamento all’eucaristia, ma allora l’episodio fu veramente singolare», scriveva nel 1988 monsignor Armando Costa nel libro “Il Tarcisio delle Alpi”. Così, infatti, fu soprannominato Almiro, il “candido eroe” diventato poi sacerdote, paragonato a San Tarcisio che portava la comunione nelle catacombe ai prigionieri cristiani (Giornale Trentino, 2013).



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Fino al 19 novembre

Da martedì scorso fino al 19 novembre, infatti, l’urna con i resti di padre Almiro sono accolti nella chiesa parrocchiale. Per ogni giornata è stato individuato un tema di riflessione e preghiera – la giornata giuseppina; eucaristica, penitenziale, mariana – legandolo all’impegno pastorale di padre Faccenda.

Punto centrale dell’intera «missione» sarà domenica 18 novembre, Giornata mondiale dei poveri, in cui si ricorderà l’impegno sociale di padre Faccenda, che dopo la solenne Messa alle 10 verrà tumulato nel locale cimitero, tornando così in modo definito tra la sua gente che non lo ha mai dimenticato.