Di Luisa Restrepo
Alcuni mesi fa ho compiuto un viaggio in alcuni Paesi europei. Rimanevo continuamente sorpresa dalla bellezza dei paesaggi, dalle chiese, dalle vie acciottolate e dalle imponenti costruzioni piene di storia. In ogni momento mi veniva in mente la fame di bellezza dell’essere umano, la necessità di vederla, di toccarla, di conoscerla e anche di esprimerla in varie forme.
Il momento più impressionante di tutto il viaggio ha avuto come teatro la città di Siena. Anche se il suo duomo è bellissimo, penso che il luogo più bello sia la chiesa di San Francesco.
Il miracolo eucaristico permanente di Siena si manifesta nella prodigiosa conservazione, contro ogni legge fisica, chimica o biologica, di 223 ostie consacrate il 14 agosto 1730 e profanate nella stessa notte da ladri sconosciuti che miravano al recipiente argenteo nel quale erano custodite.
Siamo rimasti per un bel po’ davanti alle 223 ostie esposte, e abbiamo toccato l’ostensorio che le custodisce. È stato un momento profondamente bello. Sono riuscita davvero a toccare la bellezza, a toccarla letteralmente. La prima domanda che mi è venuta in mente è stata “Cos’è successo qui?”, “Come mai, se ho visto luoghi mille volte più belli, ho visitato grandi monumenti e ho contemplato paesaggi grandiosi, ho sperimentato e toccato la bellezza qui, davanti a un ostensorio come tanti, con 223 ostie? In cosa risiede la bellezza? O meglio, cos’è la bellezza?”
Mi sono resa conto del fatto che la bellezza non può essere semplicemente la formache corrisponde a un’idea, ovvero che non c’è niente a questo mondo che possa esserne un paradigma (neanche il tramonto più spettacolare). Leggendo un po’, ho trovato un intervento di padre Marko Rupnik, “La bellezza, luogo di comunione”. Il sacerdote afferma che in tutte le lingue latine la bellezza si origina dalla forma. Nell’antichità, bello si diceva “formoso” (ovvero parte della forma), ma in russo la parola che indica la bellezza – krasatà, krasidi, che significa bello – proviene da “krasna”, che vuol dire “rosso”. Per i russi la bellezza non è la forma, ma il colore.
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