Il Pontefice Paolo VI (G.B. Montini, 1963-1978) verrà canonizzato a Roma in piazza San Pietro il 14 ottobre prossimo. Egli è stato il Papa che ha portato avanti e concluso le fasi del Concilio Vaticano II. Quanto al fatto che il Vaticano II abbia parlato poco degli Angeli e dei demoni, ciò è avvenuto perché il suo scopo era soprattutto ecclesiologico pastorale e non dogmatico; comunque il Concilio non manca di menzionare gli Angeli in quanto venerati dai cristiani (Lumen Gentium, 50); ricordando che gli Spiriti celesti saranno con Cristo quando egli tornerà nella gloria (Lumen Gentium, 49) e lascia intravedere come la Madonna sia stata esaltata al di sopra di essi (Lumen Gentium, 61).
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Di seguito vedremo come il Concilio Vaticano II non si limiti semplicemente a confermare gli insegnamenti precedenti, in parte nuovamente ripresi, ma come li abbia invece perfezionati. In questo senso è particolarmente appropriato quanto sottolineato da Papa Paolo VI nel suo discorso dell’8 dicembre 1966 destinato alle suore: “Il Concilio Ecumenico Vaticano Secondo non rappresenta una rottura con la tradizione dottrinale e disciplinare che lo precede, come se esso fosse una novità tale da doversi paragonare ad una sconvolgente scoperta, ad una soggettiva emancipazione, che autorizzi il distacco, quasi una pseudo-liberazione, da quanto fino a ieri la Chiesa ha con autorità insegnato e professato, e perciò consenta di proporre al dogma cattolico nuove e arbitrarie interpretazioni… Il Concilio vale tanto quanto continua la vita della Chiesa; esso non la interrompe, non la deforma, non la inventa; ma la conferma, la sviluppa, la perfeziona, la «aggiorna».” [1]
Rivolgendosi ai teologi, Papa Paolo VI raccomandò loro:
“Nella valutazione e nell’interpretazione degli insegnamenti complessivi del Concilio
Vaticano II ci si guardi bene dal separarli dal restante tesoro degli insegnamenti della
chiesa, come se tra gli insegnamenti tramandati e quelli del Concilio vi fosse una
distinzione o una contraddizione.” [2]
Per coloro che hanno una certa, se pur minima, familiarità con i principi basilari del processo di sviluppo dei dogmi nella Chiesa cattolica e ha osservato questo sviluppo del dogma nei secoli, è palese che dal Concilio Vaticano II non ci si può aspettare né una ritrattazione né un’eliminazione degli insegnamenti sugli angeli. Questo è altresì confermato dalle parole sopra citate di Paolo VI. L’analisi, qui di seguito proposta, dei testi del Concilio Vaticano II mostra la veridicità delle parole del Papa. Il Concilio Vaticano II non ha abolito gli insegnamenti angelologici contenuti nelle affermazioni del Magistero antecedente, anzi, essi sono stati confermati, ampliati, perfezionati e, in un certo senso, anche «aggiornati». Non è nostra intenzione presentare in questa sede una raccolta sistematica delle posizioni del Vaticano a questo proposito. La Costituzione dogmatica sulla Chiesa insegna: “Capo di questo corpo (si intende il corpo mistico di Cristo) è Cristo. Egli è l’immagine dell’invisibile Dio, e in lui tutto è stato creato. Egli è anteriore a tutti, e tutte le cose sussistono in lui. Egli è il capo del corpo, che è la Chiesa. Egli è il principio, il primo nato di tra i morti, affinché abbia il primato in tutto (cfr. Co1 1,15-18). Con la grandezza della sua potenza domina sulle cose celesti e terrestri, e con la sua perfezione e azione sovrana riempie delle ricchezze della sua gloria tutto il suo corpo (cfr. Ef 1,18-23).” [3] In questa medesima prospettiva nella Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo vi è scritto: “Infatti il Verbo di Dio, per mezzo del quale tutto è stato creato, si è fatto egli stesso carne, per operare, lui l’uomo perfetto, la salvezza di tutti e la ricapitolazione universale… Vivificati e radunati nel suo Spirito, come pellegrini andiamo incontro alla finale perfezione della storia umana, che corrisponde in pieno al disegno del suo amore: «Ricapitolare tutte le cose in Cristo, quelle del cielo come quelle della terra» (Ef 1,10)” [4].
A questo punto ci si chiede che cosa sia inteso con questo “tutto” in posizione privilegiata. Un’interpretazione restrittiva secondo la quale sono intesi soltanto gli esseri umani ed eventualmente il mondo materiale, potrebbe essere teoricamente sostenuta dal contesto conciliare, ma, facendo riferimento ai passi biblici citati espressamente nel testo del Concilio, emerge che una simile interpretazione non è accettabile. I passi biblici citati, infatti, includono indubbiamente nel concetto espresso dal termine “tutto” anche il mondo degli angeli. In questa prospettiva nel passo Col 1,16 si legge:“Poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui.” Si tratta qui di una delle elencazioni di cori angelici [5] fornite da San Paolo ed il riferimento del Concilio a questo passo è importante. La stessa cosa vale per l’altrettanto citato passo di Ef 1,10 e 20-23: “… egli manifestò in Cristo [questa forza], quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, al di sopra di ogni principato e autorità, di ogni potenza e dominazione e di ogni altro nome che si possa nominare non solo nel secolo presente, ma anche il quello futuro. Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi e lo ha costituito su tutte le cose a capo della Chiesa, la quale è il suo corpo, la pienezza di colui che si realizza interamente in tutte le cose”. Anche in questo caso ritroviamo l’elencazione dei cori angelici, e proprio con l’esplicito riferimento alla Chiesa e al corpo mistico di Cristo.
Riprendendo questi passi in questo contesto, il Concilio ha decisamente mostrato la strada da seguire per ulteriori sviluppi in materia di Angelologia. Come abbiamo potuto capire dalle affermazioni precedenti del Magistero, la Chiesa si è concentrata soprattutto sul rapporto tra gli angeli e il Dio creatore. I passi citati indicano chiaramente un legame cristologico. Sarà compito della teologia proseguire il lavoro di ricerca su questo punto. Tuttavia anche riguardo alla posizione degli angeli nell’assetto della creazione il Concilio si è espresso senza remore riprendendo un passo controverso dal punto di vista esegetico in cui ci si rivolge direttamente a Dio per bocca dell’uomo: “L’hai fatto poco meno degli angeli, di gloria e di onore l’hai coronato (Ps 8,5-7).” [6] Degno di nota è sicuramente il fatto che il titolo di questo capitolo è “La dignità della persona umana”. La definizione della posizione “poco meno degli angeli” nel contesto di questo brano indubbiamente fa emergere alcuni aspetti sulla dignità degli angeli, che sta, appunto, al di sopra di quella umana. La posizione di superiorità dei Santi Angeli rispetto agli uomini emerge anche in relazione alla figura della Beata Vergine Maria. La collocazione di Maria al di sopra dei Santi Angeli è un privilegio di grazia. La Costituzione dogmatica sulla Chiesa dice espressamente: “Tutti i fedeli effondano insistenti preghiere alla Madre di Dio e madre degli uomini, perché, dopo aver assistito con le sue preghiere la Chiesa nascente, anche ora, esaltata in cielo sopra tutti i beati e gli angeli, nella comunione dei santi interceda presso il Figlio suo… a gloria della santissima e indivisibile Trinità.” [7] La stessa Costituzione motiva questo esclusivo privilegio di grazia con le seguenti parole: “Maria, perché Madre santissima di Dio, presente ai misteri di Cristo, per grazia di Dio esaltata, al di sotto del Figlio, sopra tutti gli angeli e gli uomini, viene dalla chiesa giustamente onorata con culto speciale.” [8] Il Decreto sull’attività missionaria della Chiesa indica che Cristo è stato mandato al fine di sottrarre gli uomini alla forza negativa delle tenebre e di Satana [9]. Questo passo si ricollega palesemente alla Costituzione dogmatica sulla Chiesa dove si afferma che Maria “sotto questa luce viene già profeticamente adombrata nella promessa, fatta ai progenitori caduti in peccato, circa la vittoria sul serpente (cfr. Gen 3,15)” [10]
La logica di entrambi questi passi, uniti ai testi in cui viene descritto il privilegio riservato a Maria, mostra che la posizione di superiorità di Maria rispetto agli angeli è motivata contemporaneamente anche dalla sua compartecipazione al segreto di Cristo, nella misura in cui questo segreto implica anche la vittoria su Satana. La preferenza di Maria rispetto agli angeli si ripercuote inoltre sul suo culto; dato che il Concilio presenta Maria al di sopra dei Santi Angeli non solo come Madre di Dio e come compartecipante alla vittoria su Satana, ma le accorda anche una particolare venerazione, ancora una volta superiore a quella degli angeli, esso conferma contemporaneamente che gli angeli sono particolarmente degni di venerazione. Nel contesto del settimo capitolo della Costituzione Dogmatica sulla Chiesa si parla della venerazione degli apostoli e dei martiri di Cristo. La venerazione è collegata “contemporaneamente” alla venerazione di Maria e dei santi angeli. Questa “contemporaneità” ovviamente non vuole significare che la venerazione di Maria e quella degli angeli vengano equiparate sotto tutti gli aspetti a quella degli apostoli e dei martiri, e ancora meno vuole significare che esse abbiano avuto inizio nello stesso momento. Letteralmente il passo dice: “Che gli apostoli e i martiri di Cristo, i quali con l’effusione del loro sangue diedero la suprema testimonianza della fede e della carità, siano con noi strettamente uniti in Cristo, la Chiesa lo ha sempre creduto; e li ha venerati con particolare affetto insieme con la beata Vergine Maria e i santi angeli, e ha pienamente implorato il soccorso della loro intercessione.” [11] Il fatto che il termine “insieme”, ossia “simul”, indichi una maggiore importanza della venerazione di Maria e degli angeli, almeno per rango, per quanto riguarda la venerazione di Maria, viene esplicitamente confermato in un altro passo della Costituzione dogmatica sulla Chiesa [12] . L’espressione citata “poco meno degli angeli” [13] estratta dalla Costituzione pastorale e quest’ultimo passo riguardante la venerazione degli angeli confermano indubbiamente, soprattutto se osservati in correlazione tra loro, la magnificenza e la venerabilità dei santi angeli come sostenuto dal Concilio Vaticano II. Il passo riguardante la venerazione dei santi angeli in relazione alla venerazione dei Santi in generale è interessante anche sotto il profilo cristologico. Nel contesto [14], infatti, il Concilio fonda l’intera venerazione dei santi sulla comunione del corpo mistico di Cristo. Tuttavia non è escluso che il n° 49 della Costituzione dogmatica sulla Chiesa, pur parlando inizialmente dei santi angeli come di coloro che verranno con Cristo per ottenere la vittoria e battersi per essa, non abbia riflettuto su questa correlazione. Contemporaneamente va chiarito che per questa riflessione mancavano ampiamente le necessarie condizioni teologiche. Nonostante ciò in seguito al Concilio non si potranno più evitare le domande relative all’ “intima unione con Cristo” dei beati angeli (più intima rispetto ai cristiani che combattono sulla terra) e al modo in cui essi, in quanto tali, rinsaldano “ancor di più tutta la Chiesa nella santità” [15].
Il Concilio infatti sostiene anche che: “Poiché, come la cristiana comunione tra i cristiani della terra ci porta più vicino a Cristo, così la comunione con i santi ci congiunge a lui, dal quale, come dalla loro fonte e dal loro capo, promana ogni grazia e la vita dello stesso popolo di Dio.” [16] La formulazione della domanda riguardante il rapporto tra gli angeli e il corpo mistico di Cristo da parte del Concilio viene esasperata nel suo significato mediante la correlazione con la funzione di più vitale importanza del Corpus Christi Mysticum, ossia la Liturgia [17]. Se da un lato nella Costituzione dogmatica sulla Chiesa si sostiene che: “La nostra unione poi con la chiesa celeste si attua in maniera nobilissima, poiché specialmente nella sacra liturgia, … in fraterna esultanza cantiamo le lodi della divina maestà” [18] e dall’altro nella Costituzione sulla sacra Liturgia si sostiene che: “Nella liturgia terrena noi partecipiamo per anticipazione alla liturgia celeste che viene celebrata nella santa città di Gerusalemme, verso la quale tendiamo come pellegrini, dove il Cristo siede alla destra di Dio quale ministro del santuario e del vero tabernacolo; insieme con tutte le schiere delle milizie celesti cantiamo al Signore l’inno di gloria” [19], ne consegue che sia l’unione tra angeli ed esseri umani sia la posizione preminente degli angeli rispetto agli uomini non solo sono dati di fatto ontologici, ma che essi si esplicano contemporaneamente nella funzione della venerazione di Dio. Non si dovrà certo dubitare del fatto che “tutte le schiere della milizia celeste”, in quanto citazione tratta dalla sacra Liturgia stia ad indicare in primis i santi angeli. Il Concilio Vaticano II ha quindi nuovamente confermato secondo l’ordine del creato da un lato la posizione di superiorità dei santi angeli rispetto agli uomini, dall’altro tuttavia la loro inferiorità rispetto alla Beata Vergine Maria, dichiarando la loro presenza anche nell’ordine della salvezza e nell’ordine delle lodi a Dio.
È necessario fare un’osservazione di contestualizzazione storica in quanto, durante gli anni del Concilio, in ambiente teologico cattolico la problematica sugli Angeli e i demoni non era così attuale come poi lo sarà dopo il 1966-67. Nella dichiarazione sul “Nuovo Catechismo Olandese” la commissione cardinalizia, nominata, nel 1967, da Paolo VI, affermava che l’esistenza degli Angeli è una verità di fede: “Bisogna che il Catechismo dichiari che Dio ha creato, oltre al mondo sensibile nel quale viviamo, anche il regno dei puri Spiriti che chiamiamo Angeli”. I membri della commissione vaticana rinviavano al I° capitolo della costituzione Dei Filius del Concilio Vaticano I e ai numeri 49 e 50 della costituzione Lumen Gentium del Vaticano II. Paolo VI, in una famosa lettera al cardinale Alfring, primate d’Olanda, segnalò fra le indispensabili aggiunte da introdurre nel Catechismo olandese, la dottrina dell’esistenza degli Angeli fondata sui Vangelo e la Tradizione della Chiesa. Nella “Professione di fede”, del 30 giugno 1968, per la chiusura dell’anno della fede, il Papa nominò a due riprese gli Angeli, all’inizio: “Noi crediamo in un solo Dio, Padre, Figlio, Spirito Santo, Creatore delle cose visibili e delle cose invisibili quali sono i puri spiriti, chiamati altresì Angeli”. Al termine della professione, il sommo pontefice evoca le anime che contemplano Dio in cielo dove, in gradi diversi, sono: “Associate agli Angeli Santi nel governo divino”. Il pontificato di Papa Montini, fu molto sofferto per le contestazioni da parte di alcuni teologi alla dottrina tradizionale della Chiesa, ma il Papa nella famosa allocuzione del 15 novembre 1972, riguardo agli Angeli affermò decisamente: “Esce dal quadro dell’insegnamento biblico ed ecclesiastico chi si rifiuta di riconoscerli significativi per la comprensione della storia della salvezza umana e quindi esistenti nel senso inteso dalla tradizione della Chiesa”.
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1) AAS LIX (1967) pag. 39.
2) AAS LVIII (1966) pag. 879. Testo indirizzato al Cardinale Pizzardo in occasione del Congresso Internazionale sulla
teologia del Vaticano II tenutosi il 21 settembre 1966. Si confronti anche il testo indirizzato al Cardinale Alfrink in occasione della Conferenza Pastorale olandese del 23 novembre 1966, contenuto in AAS LIX (1967) pagg. 29-30, in
particolar modo i paragrafi 7 e 8.
3) Lumen gentium, 7. Il Concilio cita in questo testo Ef 1,1-10 e l’enciclica Mystici Corporis, 35.
4) Gaudium et spes, 45.
5) Senza approfondire la questione il Concilio riprende l’interpretazione tradizionale (Sancti Thomae Aquinatis Summa
Theologica I, q. 108, particolarmente art. 5 e 6, dove l’Aquinate si rifà al pensiero di Gregorio Magno e dello Pseudo-Dionigi), secondo la quale “Principati e Potestà” sono cori angelici.
6) Gaudium et spes, 12.
7) Lumen gentium, 69.
8) Lumen gentium, 66.
9) Ad gentes, 3: “… mittendo Flium suum in carne nostra, ut homines per illum eriperet de potestate tenebrarum ac
Satanae (cf. Col 1,13; Act 10,38)…” [inviando il suo Figlio a noi con un corpo simile al nostro, per sottrarre a suo
mezzo gli uomini dal potere delle tenebre e del demonio (cfr. Col 1,13; Att 10,38)].
10) Lumen gentium, 55.
11) Lumen gentium, 50.
12) Lumen gentium, 66: “… speciali cultu (Beata Maria Virgo) ab Ecclesia merito honoratur.”
13) Gaudium et spes, 12.
14) Lumen gentium, 49 e 50.
15) Lumen gentium, 49.
16) Lumen gentium, 50. La Costituzione qui si rifà all’enciclica Mystici Corporis di Pio XII.
17) Lumen gentium, 50.
18) Lumen gentium, 50.
19) Sacrosanctum Concilium, 8.