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I sacerdoti che ci hanno cambiato la vita! Storie vere di nostra Madre, la Chiesa

PRIEST WALKING
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Il blog di Costanza Miriano - pubblicato il 08/10/18
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E’ vero gli scandali che hanno colpito il sacerdozio ci hanno ferito e indignato. Ma non devono coprire il vero volto della Chiesa e l’eroico servizio di tantissimi pastori. Vi proponiamo le prime storie arrivate al blog di Costanza Miriano che ha lanciato questa iniziativa: “Vorrei che raccontassimo quanto bene fanno, spesso nel silenzio e nell’ombra, perché è giusto ogni tanto ringraziare…”Cara Costanza,

il memoriale dell’incontro col prete che ti cambia la vita è uno dei ricordi più gioiosi che si possa avere. Avevo 19 anni e seppi che nella mia parrocchia sarebbe cambiato parroco; era un tempo di cambiamenti per me con l’università che iniziava, le mie domande sull’ esistenza che cominciavano ad essere insostenibili e la vita che diventava sempre più una gran fatica, altro che sesso&ronck’n’roll.

Ricordo esattamente la messa di presentazione di questo nuovo parroco, il momento in cui salì all’ambone per predicare perché quell’uomo, nel parlare di Dio, parlava di me, del mio cuore malato, delle mie ferite e della mia  totale incapacità di campare da solo.

Non vedevo l’ora di tornare alla Messa della domenica successiva per vedere quali corde avrebbe toccato ed ogni volta uscivo sollevato e più sereno. Ma intuii anche che quello non bastava e così cominciai ad andare a confessarmi, sempre più spesso. Nel confessionale, vomitando i miei peccati da ventenne e di cui non ne potevo più, mi sono sentito amato particolarmente, mai giudicato ed anzi capito con il don che prima di darmi dei consigli mi diceva sempre : ”E’ un miracolo che tu sia qui!”. Inutile dire perché presi a confessarmi spesso, a pregare e a cercare veramente Dio: la colpa era proprio di quel prete. La sua santità la sentivi da lontano, volevi avere la sua stessa fede e tutte le sue parole di conforto, le provocazioni che rivolgeva e le omelie domenicali erano traboccanti di Verità. Non raccontava mai frottole o bugie per accattivarsi i favori di qualcuno o di qualche categoria perché ciò che è male è male e basta. I peccati li facciamo e distruggono la vita, oltre che l’anima. C’è uno che si chiama satana che vuole dividerti da te stesso e da Dio per poi strapparti l’anima. Attraverso questo sacerdote io ho sentito Dio che mi parlava personalmente. Don Andrea Santoro diceva sempre che ”Dio non ama tutti, Dio ama ognuno”  e non può che commuovere pensare di essere stati amati così, da un Dio che addirittura plasma una persona, la rende sacerdote e te la manda sotto casa affinché tu possa convertirti.



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Tra i tanti sacerdoti santi che ho conosciuto c’è Don Carlo. L’ho conosciuto nella RSA dove mio padre ha passato gli ultimi due anni della sua vita dopo l’ictus che l’ha lasciato In uno stato molto doloroso da vedere, accogliere e accompagnare. Nella struttura oltre ai malati, le suore e il personale amorevole, c’era Don Carlo il cappellano della Chiesa.
Don Carlo una forza della natura, sempre con il sorriso, sempre pronto ad ascoltare tutti, ad asciugare lacrime con quel suo fare sbrigativo e paterno. La Messa nella struttura diventava un momento di festa, tanta era la gioia con cui Don Carlo la celebrava. Tutti noi che eravamo lì avevamo il cuore pesante, ma durante la Messa ci sentivamo accolti, sostenuti e incoraggiati a non dimenticare mai Che dovevamo amare i nostri malati e farli sentire voluti bene fino all’ultimo secondo, portare loro tenerezza e gioia, perché i malati vogliono vivere sempre. Diceva lui che spesso erano i parenti che volevano finalmente morti i loro malati, perché non sopportavano più di vederli soffrire, e perché è dura l’assistenza, è duro essere soli! ma i malati volevano sempre vivere, erano attaccati alla vita anche se malconcia e a brandelli. E lui a noi parenti restituiva la gioia, la speranza di non essere soli, e la grandezza della missione di accompagnare i morenti nell’ultima fase della vita. Quante strigliate nelle omelie, quanti incoraggiamenti ad essere cristiani autentici e gioiosi. Quanto amore per i malati! Una Volta mi ha detto “non va bene che qui tutti mi vogliono così bene, perché cosi tutti si affezionano a don Carlo, io invece devo portare Gesù e non me stesso, devo farmi più da parte…”.
Don Carlo la tua grandezza è stata proprio portare e aver portato Gesù e averci fatto scoprire la bellezza di quel mondo fatto di ultimi, di piccoli, di malati, di soli…
Tra le grazie di aver accompagnato papà alla vita celeste, c’è stata quella di conoscerti!
Grazie Don Carlo

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Cara Costanza, che bella questa occasione che ci offri di raccontare quanto bene hanno fatto i sacerdoti nella nostra vita! Forse anche io ne conterei più di 120 nella mia rubrica, non tutti nostri amici allo stesso modo, ma di alcuni è davvero necessario parlare per quanto bene li abbiamo visti fare.

Andando indietro nei ricordi : il mio assistente spirituale dai lupetti al clan nell’esperienza scout. Un giovane frate che ora è in Cielo e che viveva con i ragazzi ogni riunione, ogni uscita, ogni campeggio, ogni arrampicata e relativa sudata sotto uno zaino pesante… e che si illuminava di gioia ogni volta che gli chiedevano di confessarci sotto una quercia, lungo un sentiero nel bosco o seduti su una roccia vicino ad un ruscello.

Poi l’eccezionale frate parroco della mia parrocchia. Insegnante di filosofia, uomo dai numerosi carismi: lo ringrazierò sempre per la sua figura di padre per tutti. Seduto ogni giorno sul muretto davanti alla chiesa era a nostra disposizione per una traduzione di Platone, per un dubbio sul Battesimo, per capire perché non era opportuno che vivessimo rapporti prematrimoniali. E si pronunciava sulle nostre “cotte” invitandoci a cercare con sapienza e senza superficialità la persona con cui condividere la vita.  La sua casa era sempre aperta a noi giovani parrocchiani, ma anche ai poveri, a chiunque avesse bisogno e benché fosse sempre senza soldi dava sempre quel poco che aveva per aiutare gli altri. Oggi ha più di 80 anni, è in un’altra città, ma è sempre nel mio cuore.

Negli anni dell’università un padre gesuita si dedicava con coraggio all’evangelizzazione degli universitari celebrando Messe nelle cappelle spesso  fredde e buie dei vicoli di Bologna che grazie a lui  si animavano di chitarre e ragazzi che  riflettevano sulla Parola.

Gli anni del fidanzamento sono stati accompagnati da uno straordinario e  devotissimo Padre Caracciolino che più di ogni altro ci ha testimoniato l’Amore per Dio, per il Vangelo e per la  Chiesa. Uomo di grandissima preghiera e spiritualità amava ed ama ancora Gesù con tutto il suo essere. Ai nostri occhi viveva  il Vangelo con impegno e radicalità.

Poi abbiamo conosciuto un sacerdote diocesano che oggi è nunzio in Serbia. Un santo prete focolarino che viveva e vive ancora l’amore al fratello in modo incondizionato e che tutto compie in nome di  Gesù. La sua fede è salda e contagiosa, nutrita da profonda preghiera e carità. E grazie a lui abbiamo frequentato tanti sacerdoti e Vescovi anche in Vaticano di cui possiamo testimoniare la fede e l’amore per la Chiesa di Cristo.

Tra i tanti meravigliosi ministri di Dio l’ultimo che voglio menzionare è il sacerdote, parroco per circa 10 anni nella nostra Città,  che ci ha fatto innamorare di Maria dando una svolta notevole alla nostra vita spirituale. Uomo anche lui pieno di carismi ha saputo guidare tante anime a Dio e aiutare tante coppie di sposi i difficoltà regalando cammini di altissima spiritualità.

Elda Mazziotti – diocesi Lanciano-Ortona

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Cari Costanza & co, qualche spunto sulle storie di preti.

Ho visto preti che si fanno carico della sofferenza degli innocenti e accompagnano i bambini nella malattia e fino alla morte, ogni giorno (nda: prete-medico in servizio come cappellano al Bambin Gesù). Ho visto preti che mi hanno chiuso una porta per obbedienza alla Chiesa e mi hanno mostrato così il segno dell’amore di Dio, perché un padre che non corregge, non ama suo figlio. Ho visto preti che a sessant’anni ne dimostrano quaranta, non hanno una ruga e profumano, perché stare con Cristo rende anche belli.

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Cara Costanza rispondo volentieri al tuo appello condividendo i ricordi legati a due sacerdoti pietre miliari nel mio cammino di fede. Il primo si chiamava don Giuseppe, ma per tutti era semplicemente don Beppe. Aveva un fisico alla Pio XII, ma il cuore era quello di Giovanni XXIII. Era un sacerdote molto semplice, adorava i bambini e spesso prima del catechismo si intratteneva con noi che gli rubavamo la coppola nera solo per il piacere di farci inseguire. Amava gli ammalati, e, spesso, si recava all’ospedale cittadino per assistere, ascoltare e portare Gesù Eucaristia. Mia madre che in quel periodo dovette essere ricoverata per un delicato intervento chirurgico ha sempre ricordato come il suo sorriso e la sua presenza le recassero conforto e speranza in quei giorni di dolore e di paura. Sfrecciava felice strombazzando il clacson nel primo pomeriggio sul suo 850 grigio, andava a prendere i bambini più lontani che non potevano raggiungere la chiesa a piedi per partecipare al catechismo. Ho avuto la grazia di ricevere il battesimo da lui, ma questo non lo ricordo. Ho invece molto chiaro l’anno in preparazione della prima comunione, quando don Beppe ci seguiva personalmente per tutto il cammino. Da lui ho appreso la storia del popolo di Israele e di Gesù, con lui ho potuto assaporare la gioia della prima confessione e poi, man mano che la data del grande incontro si avvicinava, una preparazione quasi maniacale, con la ripetizione decine e decine di volte di ogni singolo momento della messa. Forse tutto questo potrà sembrare oggi anche troppo eccessivo, ma sicuramente all’epoca ci fece ben comprendere l’importanza dell’avvenimento. Fu chiamato dal Signore all’improvviso in un freddo giorno di Novembre più di trent’anni fa eppure, ancora oggi, tanti di quei bambini ormai uomini e donne lo ricordano con affetto e credo che, anche in coloro che oggi sono più lontani dalla chiesa, abbia saputo gettare nei loro cuori un piccolo granello di fede. Con la sua morte, in concomitanza con la mia adolescenza, il mio cammino di fede ha subito un rallentamento, anche se in quel periodo non ne avevo consapevolezza.



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Padre Paolo invece ha incrociato il mio cammino anni dopo, in un momento molto delicato della mia vita, dopo che Giovanni Paolo II alla GMG del 2000 mi aveva fatto letteralmente innamorare di Cristo riaccendendo all’improvviso la mia fede sopita. Un momento straordinario, ma anche di disorientamento e ricerca che avrebbe potuto spegnersi lentamente senza un sacerdote che si fosse fatto carico di interpretare e incanalare la mia fede ritrovata. Il Signore aveva pensato anche a questo e così, attraverso di lui, mi ha fatto conoscere la bellezza dell’adorazione silenziosa, della meditazione,della Lectio Divina, dei ritiri spirituali aprendomi ad un modo che fino a quel momento era per me completamente sconosciuto nonostante avessi sempre frequentato la chiesa, permettendo così alla mia fede di crescere e di strutturarsi.

Non posso che ringraziare Dio per questi due sacerdoti e per tutti gli altri attraverso continua a manifestarmi la sua tenerezza.

P.s. scusa ma due righe proprio non mi bastavano

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