Ecco la storia di un ragazzo di vero successo, quello che tutti i genitori desiderano ma spesso confusamente o deviando su cose di poco conto. David è morto accogliendo tutto come graziaVa bene, visto che ci sono, comincio a dirlo. Ho appena finito di preparare un libro con il meglio di questo blog, scegliendo tra i miei pezzi quelli che mi sembrava non potessero mancare, e che raccontassero di un piccolo popolo che si è formato anche grazie allo scambio che avviene su queste pagine. Scelti, dolorosamente, i post che mi sembravano migliori li ho tagliati, riletti, spero migliorati, e li ho fatti precedere da introduzioni che inquadrassero, svelassero i retroscena, dessero conto di quello che poi è successo (mio marito diceva che le introduzioni erano troppo prolisse, le mie amiche le trovavano troppo corte: ho ascoltato loro). Ma c’era qualcosa che mancava, anzi qualcuno di molto importante per me.
David Buggi è diventato uno dei miei più cari amici, ci parlo spesso, gli confido le mie preoccupazioni. Ogni tanto vado a trovarlo, al cimitero. Lui mi sorride dalla lapide, e mi rassicura. Nel blog c’era solamente un video su di lui, ma non potevo lasciare che nel libro mancasse proprio lui, il mio amico.
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La vita breve e compiuta di David
David è nato nel 1999, come il mio primo figlio, solo che David è molto più avanti, lui è morto e ora credo proprio che veda Dio faccia a faccia. Ha combattuto come un soldato, ha vinto perché ha continuato a credere all’amore di Dio, ha continuato ad annunciare che Cristo è risorto, fino alle ultime ore della sua vita, e morendo ha offerto tutte le sue sofferenze per la conversione dei giovani. È per questo che gli ho affidato i miei figli, so che intercederà per loro. Io da parte mia gli ho promesso che lo aiuterò per quanto posso a farsi conoscere, perché tanti ragazzi di questa generazione di cercatori di senso possano guardare a lui e vedere che si può trovare un senso anche nella storia più apparentemente assurda, più insensata, come quella di un bellissimo ragazzo, un giocatore della nazionale di hockey subacqueo che si ammala di osteosarcoma e muore a diciassette anni.
Nelle ultime ore della sua vita, centinaia di ragazzi sono sfilati per la sua stanza di ospedale. David respirava a fatica, non riusciva più a parlare. I ragazzi lo salutavano e don Pierangelo Pedretti, la sua guida spirituale, parlava per lui: si erano messi d’accordo quando lui era ancora in grado di parlare. Con la lucidità di chi ha una vita spirituale seria, e con la chiarezza di chi sta guardando in faccia la morte, David li aveva mandati a chiamare, uno per uno, spiegando a don Pierangelo quale fosse il nodo problematico più importante che ognuno di loro doveva sciogliere. Chi un’affettività disordinata, chi la ribellione, chi la droga… sapeva leggere dentro i cuori, e nel momento di morire ha pregato per ognuno di loro. Erano centinaia. Per dare l’ultimo, faticoso respiro, ha aspettato che l’ultimo della lista – aveva fatto una lista con i loro nomi – se ne fosse andato dall’ospedale. Allora ha capito che poteva morire, aveva fatto tutto. Quando gli amici erano con lui in stanza, i genitori aspettavano fuori, accettando di condividere con altri le ultime ore di vita del loro figlio.
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Marco e Diana, i genitori, sono infermieri, e sapevano tutto quello che stava succedendo al loro ragazzo. Sapevano esattamente quanto soffrisse, sapevano che stava morendo, lo sapeva anche lui, e sono stati in grado di metterlo a disposizione degli altri, perché lui lo desiderava. Per sé ha chiesto solo una cosa, David. Non la guarigione, ma che i suoi, la sua mamma in particolare, non soffrisse troppo ed è una grazia che ha ottenuto, perché oggi Diana ha gli occhi più luminosi e il sorriso più raggiante che abbia mai mai visto.
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Diana ha uno sguardo radioso ed è non solo nella pace, ma anche nella gioia perché sa di avere un figlio santo in cielo e vivo e felice per sempre. E il padre ha avuto il coraggio di dire che se il sogno di un genitore è che suo figlio si realizzi, ecco, lui sa che il suo lo ha superato, ha avuto la realizzazione più grande di tutte, perché ha accolto la sua chiamata, ha detto sì a Dio, non si è ribellato, e sta cominciando a essere fecondo nei cuori di tanti ragazzi (io ormai da tempo lo prego tutte le sere, e appena la preghiera composta dalla mamma avrà l’approvazione la diffonderò).
Non amava la sofferenza ma Cristo e il Suo Corpo
David è nato il 6 novembre 1999, ed è morto il 18 giugno 2017, nel giorno del Corpus Domini. Ha saputo, seguendo Gesù, offrire anche lui il suo corpo, accogliendo la sofferenza. L’ultima via crucis della sua vita l’aveva potuta solo seguire dalla tv. Il padre era accanto a lui, straziato dai dolori che lo vedeva provare, non potendo aiutarlo. Allora David sentì in modo speciale, perfino fisico, la vicinanza con Gesù.
Ma non è sempre stato così docile. Anzi, don Pierangelo dice che era uno spesso polemico, un rompiscatole, perché lui le cose le voleva capire, non obbediva così, senza pensarci. Anche a scuola contestava: doveva andare in fondo alle cose, e amava la fisica; non un secchione, ma intelligentissimo. Anche nella fede era così: e spesso don Pierangelo doveva rispondere alle sue domande, che non accettavano mai risposte scontate. Se siamo credibili nella fede credo che ce lo dica quello che pensano davvero i nostri familiari di noi, quelli che vedono la verità. Bene, uno dei fratellini di David gli aveva chiesto di fargli da padrino nella cresima (e racconta che sente tuttora la sua paternità nella sua vita).
Una fede giovane, diventata grande nel momento decisivo
Ma la sua serietà nel rapporto con il Signore non è nata con la malattia, non è stato un rifugio. Una volta, verso i 15 anni, David, che frequentava il post cresima della parrocchia e faceva parte del Cammino Neocatecumenale e come molti di noi era piuttosto informato sui temi della propaganda omosessualista, doveva partire per una vacanza a Londra, e aveva scoperto che il responsabile del suo soggiorno, quello che avrebbe gestito il gruppo, era un militante, un organizzatore del gay pride. “Non abbiamo nessuna paura, e non demonizziamo – gli aveva detto don Pierangelo – ma adesso non sei abbastanza strutturato per fare una simile esperienza. Io ti consiglio di rimandare, comunque chiedi consiglio alla parola di Dio”. David aveva aperto la Bibbia dopo aver pregato, e aveva ricevuto la parola di Giuditta, che “era rimasta a casa ed era diventata famosa in tutta la terra”. Questa parola è stata una profezia anche per David, che è rimasto a casa, si è fidato del Signore, e che al suo funerale è stato salutato da un fiume di gente, che ha passato parola, e poi ancora passato (io per esempio ne ho sentito parlare in un video montato da una tv di New York), e piano piano la sua fama continua a crescere.
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In questo cammino di fede serio, c’è stata una svolta, un momento in cui si è lasciato agganciare seriamente dal Signore: era di notte, era in ospedale, e dopo avere tanto pregato, nei mesi precedenti, perché quei sintomi non fossero di un tumore, e poi perché almeno il tumore non fosse maligno, e poi per la guarigione, quella notte si mise a pregare in un momento di paura. Ma invece che chiedere la guarigione, disse la preghiera che le riassume tutte. Sia fatta la tua volontà. Perché se è la Sua volontà su di me è sicuramente la cosa più bella che mi possa capitare. Da quel momento, racconta David, ho vissuto l’anno più bello della mia vita. Ho capito che Dio ci ama ed è un Padre che vuole solo renderci felici.