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Quella volta in cui Dio “mi ruppe” una gamba. E fu una vera grazia!

DAD WITH DAUGHTER
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5pani e 2pesci - pubblicato il 18/09/18
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Lavoravo troppo, non ero presente con mia moglie e i miei figli. Mi sentivo schiacciato dai mille impegni e ho pregato Dio. E Dio ascolta la nostra preghiera, sempre!di Ruvido

Ovvero l’azione costante e amorevole di un Padre che ci vuole veder crescere nell’amore

“Non cambiare mai” è una frase famosissima, tirata fuori nei momenti piu belli e romantici di una relazione… ma se provi a pensarci meglio, è veramente un bene? Accidenti, non lo augurerei al il mio peggior nemico! L’uomo per sua inclinazione è dinamico, alla ricerca, esploratore di nuove terre e idee. I fatti sono che l’uomo cambia e a ragione.

Sedersi è facile

Ma mettersi in moto non è certo semplice. La saggezza popolare insegna che “sai quello che lasci, ma non sai quello che trovi”. Altresì detta – teoria della liana – : non si lascia (una sicurezza) prima di averne acchiappata un’altra (… in realtà si riferiva alle ragazze, ma calza uguale il concetto). Mettersi in cammino, richiede di lasciare il campo base delle certezze per avventurarsi nell’ignoto. È un scommessa. Può andar bene, come può essere una grande sola. Punto. Ed in questo siamo tutti grandi esperti di manovre aziendali della nostra vita, cercando di calcolare a tavolino pro e contro nei minimi dettagli. Ammettiamolo, siamo tutti un po’ troppo conservatori in questo. Starsene in poltrona possiede l’inerzia di un meteorite lanciato contro la terra, e chi te sposta?

Il treno della vita

Senza cadere in generalizzazioni, una delle strategie più efficaci per sbloccarsi da questa impasse è quella di ricevere delle tranvate colossali. E lo dico per esperienza personale. Ce ne sono di ampio genere, dalla delusione d’amore, ai problemi sul lavoro, alla malattia di una persona vicina, il governo ladro, la vicina insopportabile, l’alternatore della macchina … (aggiungete a piacimento nei commenti se volete). Per me c’è voluta una gamba rotta ed una combinazione lineare della cose sopra scritte. A volte il treno della vita non si prende … ci passa proprio sopra.

E se fosse una grazia?

L’approccio fatalista si ferma qui: “perche proprio a me?”. Ma uno sguardo di fede risponde: “e se fosse una grazia?

Se fosse una grazia che non ti è permesso di fare una data cosa, o di non poter partire, o di dover partire quando avresti voluto rimanere? Ci sono molti aspetti, il più semplice da valutare è che Dio ti sta facendo un gran favore a non permetterti qualcosa, è per il tuo bene. Ovvero ti sta mettendo una mano sulla spalla dicendo “ora guarda”. A quel punto, come tutte le realtà di fede, ci sono due vie. La prima è quella della rabbia contro Dio, cristiano o non cristiano, Shiva, l’oroscopo o chi sia. La rabbia del sentirsi non ascoltati e abbandonati. Qui ci giochiamo la fede. Nel libro che conoscete trovate scritto: «Chi ha formato l’orecchio, forse non sente? Chi ha plasmato l’occhio, forse non guarda?» (Sal 93)



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Qui si gioca il tutto per tutto

La seconda via è quella dell’ascolto, del lasciarsi trasformare dalla potenza creatrice, dell’abbandono. Il Signore ha parlato parecchie volte, di solito per bocca di mia moglie: “passa più tempo a casa, torna prima dal lavoro” “non essere arrabbiato per questo o quello” “stai con me” etc etc etc. Sapeva di aver ragione e lo diceva per il mio bene, ma gli impegni erano così pressanti e continui che riuscivo ad esser più presente solo per una settimana di fila per poi ricadere puntualmente sulle mie croniche 10-12 ore di lavoro. Nel frattempo pregavo e dicevo: “Signore non mi lasciare qui, non passare oltre senza cambiarmi”. E il Signore ascolta sempre la preghiera.

Divina lastra di ghiaccio

Infatti una sera gelida di fine Gennaio 2012 scivolo rovinosamente con la bici su una bella lastra di ghiaccio. Impattando il terreno con l’anca, sento distintamente un bel crack e penso … “la cazzata è fatta”. Immaginatevi la situazione: buttato a terra, con addosso la bici, al buio e a 10 gradi sottozero. Urlavo e urlavo dal dolore, poi la gente, l’ambulanza. Un pensiero solo avevo: mia moglie e i miei figli. Dopo una settimana in ospedale, con Alessandra incinta del piccolo Samu, la macchina sfasciata ed in pieno inverno teutonico mi sono ritrovato bloccato a casa. Proprio bloccato, se una cosa va fatta e sia fatta bene!

Una delle grazie più belle della mia vita. La preghiera dell’immobile, ecco cos’ero. Una preghiera del cuore. Finalmente sono stato con Chiara e Maria tutto il giorno (e tutti i giorni) per tre mesi. Appena sono stato meglio preparavo il pranzo ed accoglievo l’allegra famigliola che tornava a casa. Per la prima volta sono riuscito a godere di quanto avevo, senza guardare l’orologio, né stressarmi nel lavorare a tutti i costi. A casa nostra si respirava un profumo di serenità mai sentito. Mia moglie non si é mai sentita così tanto amata e vista. Le mie due piccole donnine tornavano a casa urlando “papa’!!! il mio papa’!!!” e quando Ale le andava a prendere a scuola l’unica loro preoccupazione era se papone era a casa, davvero non potevano crederci di avermi lí con loro tutto il tempo; non ho mai letto così tante storie e approfondito l’arte di comporre collane e braccialetti da principessa in vita mai come in quei giorni.



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Poi grazie a Dio sono guarito, a giugno ero quasi a posto, e a luglio con l’arrivo di Samu ero già un leone. Ma non ero più quello di prima, il Signore aveva rotolato la pietra (e pure a gamba tesa direi). Noi lottiamo con Lui, ed in questa lotta portiamo frutto come Giacobbe a Penuel:

Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino allo spuntare dell’aurora. Vedendo che non riusciva a vincerlo, lo colpì all’articolazione del femore e l’articolazione del femore di Giacobbe si slogò, mentre continuava a lottare con lui. Quegli disse: “Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!”. Spuntava il sole, quando Giacobbe passò Penuel e zoppicava all’anca. (Gen32,25-32)

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