Bergoglio ha illustrato ai gesuiti, in un colloquio privato in Irlanda, la strategia per combattere gli scandali
Il 25 agosto, durante la sua visita in Irlanda, papa Francesco ha incontrato un nutrito gruppo di gesuiti irlandesi. L’incontro era previsto per le 18,20, ma il Pontefice ha preferito allungare il colloquio privato con otto vittime di abusi sessuali, che è durato circa un’ora e mezza. Intorno alle 18,40 Francesco ha fatto il suo ingresso in una sala della Nunziatura, dove si trovavano riuniti 63 gesuiti.
Il direttore de La Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro, presente all’incontro, ha realizzato in esclusiva per il numero 4038 della rivista (in uscita sabato 15 settembre) il resoconto e la trascrizione del colloquio.
“Elitismo” e “clericalismo”
Ecco le parole del Papa in riferimento agli abusi sessuali nella Chiesa: «Io ho capito una cosa con grande chiarezza: questo dramma degli abusi, specialmente quando è di proporzioni ampie e dà grande scandalo – pensiamo al caso del Cile e qui in Irlanda o negli Stati Uniti – ha alle spalle situazioni di Chiesa segnate da elitismo e clericalismo, una incapacità di vicinanza al popolo di Dio».
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“Siate coraggiosi!”
L’elitismo, il clericalismo «favoriscono ogni forma di abuso. E l’abuso sessuale – prosegue Francesco – non è il primo. Il primo è l’abuso di potere e di coscienza. Vi chiedo aiuto per questo. Coraggio! Siate coraggiosi! Davvero non riuscivo a credere a storie che ho visto ben documentate. Le ho sentite qui nell’altra stanza (durante il colloquio con le vittime ndr) e sono rimasto commosso profondamente. Questa è una speciale missione per voi: fare pulizia, cambiare le coscienze, non aver paura di chiamare le cose con il loro nome».
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“Denunciare i casi di cui veniamo a conoscenza”
Un padre – riporta il resoconto di Spadaro – chiede a Bergoglio come agire concretamente contro gli abusi.
La risposta è netta: «Dobbiamo denunciare i casi dei quali veniamo a conoscenza. E l’abuso sessuale è conseguenza dell’abuso di potere e di coscienza, come dicevo prima. L’abuso di potere esiste: chi tra di noi non conosce un vescovo autoritario? Sempre nella Chiesa sono esistiti superiori religiosi o vescovi autoritari. E l’autoritarismo è clericalismo».
A volte, sostiene il Papa, «si confonde l’invio in missione in maniera autorevole e decisa con l’autoritarismo. E invece sono due cose diverse. Bisogna vincere l’autoritarismo e riscoprire l’obbedienza dell’invio in missione».
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Senso dell’umorismo
Un altro padre, prende la parola e domanda a Bergoglio: «Ma come fa a mantenere il suo cuore allegro con tutto quello che le accade?».
E Francesco: «È una grazia. Ogni mattina, da quarant’anni, dopo le Lodi del mattino, recito la preghiera di san Tommaso Moro, chiedendo il senso dell’umorismo. Pare che il Signore me lo dia! Ma noi in generale dobbiamo avere questo senso. (…) Avere senso dell’umorismo è frutto della consolazione dello Spirito. Insisto su una cosa che mi aiuta: il gesuita deve sempre cercare la consolazione, deve cercare di essere consolato. Quando è desolato, è arido. La consolazione è un’unzione dello Spirito. Può essere forte o anche minima. Il minimo della consolazione è la pace interiore. Dobbiamo vivere con questa pace. Se il gesuita non vive in pace, vive desolato».
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