Monsignor Mulakkal si difende ed evoca il complotto. Una brutta storia che viene dal Kerala. E intanto la Commissione nazionale che tutela le donne chiede di abolire il sacramento della confessione
Una bruttissima storia di abusi, ricatti, vendette, coperture arriva dal Kerala, lo Stato indiano che conta oltre un milione di cattolici, il più numeroso di tutta l’India.
Una storia che è arrivata fino in Vaticano perché in questi giorni si è registrata persino una protesta di piazza di un gruppo di suore contro un vescovo che avrebbe abusato sessualmente di una loro, coperto dal suo cardinale. Lui si difende dicendo che è tutto falso.
La denuncia della suora
La vicenda, racconta Asia News (12 settembre) è esplosa a inizio luglio, quando la religiosa – di cui non si conosce il nome per motivi di privacy ma si sa che ha 44 anni – ha denunciato gli abusi subiti da monsignor Franco Mulakkal in un ostello di proprietà della Chiesa a Kuravilangad.
La risposta del vescovo
Il vescovo incriminato ha sempre sostenuto che la denuncia della suora – arrivata dopo diversi anni dalle presunte violenze che ci sarebbero state tra il 2014 e il 2016 – è motivata da vendetta personale, dopo egli che aveva deciso di destituirla dal ruolo di superiora della congregazione.
Mulakkal (NELLA FOTO QUI SOTTO) ha sempre respinto le accuse come false e in un’intervista al Times of India (12 settembre) ha ribadito: «Sono io la vittima. L’accusa di stupro ha rovinato la mia reputazione».
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A sua volta, la religiosa ha detto di ricevere minacce di morte e accusato il cardinale George Alencherry, capo della Chiesa siro-malabarese (uno dei tre riti della Chiesa cattolica indiana, in cui rientra anche l’eparchia di Kottayam dove è registrata la denuncia) di aver coperto gli abusi.
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Sospetti e persecuzioni
Nello stesso periodo, Mulakkal ha denunciato di aver ricevuto messaggi persecutori dal fratello della vittima. Inoltre in contemporanea alle accuse della suora, il cardinale era coinvolto in un altro scandalo per la svendita di terreni di proprietà della Chiesa. Per questo in molti hanno sollevato sospetti di accuse costruite ad arte per screditare i vertici ecclesiastici, dato che sia il monsignore che l’abusata appartengono al rito latino.
Il secondo caso
C’è anche un secondo caso che scuote la chiesa del Kerala. E riguarda quattro sacerdoti della Chiesa siro-malankarese che avrebbero molestato e ricattato una loro parrocchiana. Su questo caso l’inchiesta è in corso e due sacerdoti sono liberi su cauzione.
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“Stop” alla confessione
Le conseguenze di queste vicende poco edificanti sono in un provvedimento molto discutibile che vuole avviare la “Commissione nazionale per le donne“.
Questo ente a tutela delle donne raccomanda al governo indiano l’abolizione del sacramento della confessione in tutto il Paese. In questo modo, sostengono i funzionari di Delhi, si eviterebbero i casi di molestie e ricatti del clero cattolico nei confronti delle donne.
L’11 settembre, con un messaggio diffuso a tutti i media, il cardinale Oswald Gracias, presidente della Conferenza episcopale indiana (Cbci), ha risposto con fermezza: «Sono rimasto scioccato quando ho letto la notizia. Questa richiesta tradisce una totale mancanza di comprensione da parte della Commissione sulla natura, significato, sacralità e importanza di questo sacramento per il nostro popolo; allo stesso tempo ignora le rigide leggi della Chiesa in tema di prevenzione degli abusi».
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