Si discute sull'apertura o chiusura domenicale degli esercizi commerciali: tante variabili complesse sul tavolo, eppure non c'è dubbio che il centro del discorso non possa essere una serie di "rimedi" bensì un ideale umano rispettoso della sua unità di corpo e spirito
Vorrei spostare lo sguardo e andare dritta al punto con una domanda: il dibattito sull’apertura domenicale dei centri commerciali è un tema economico o morale (dal dizionario etimologico: “che insegna le regole che debbono dirigere l’attività libera dell’uomo”)? Entrambi, certamente. Ma in quali dei due contesti si verificheranno le conseguenze più permanenti? Oso dire nell’ambito morale, cioè nell’orizzonte complessivo che abbraccia il destino dell’uomo dentro la sua vita comunitaria. La famiglia è un bersaglio assai vulnerabile di questi tempi e l’assenza di un ordine tra il tempo del lavoro e il tempo del riposo rischia di essere un altro colpo ferale, tutt’altro che di poco conto. Dunque non ne faccio una questione di appartenenza politica, ma di legame a un ideale di vita cristianamente a misura dell’anima.
I fatti: far west o grande opportunità?
Luigi Di Maio, promette entro l’anno la legge che impone lo stop la domenica e nei giorni festivi delle aperture agli esercizi e ai centri commerciali. Una misura, quella del vicepremier e ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, contro la liberalizzazione delle aperture e degli orari nel commercio, introdotta nel 2011 con il decreto ‘Salva Italia’. […] Plaudono i sindacati, da sempre schierati contro la deregolamentazione e il conseguente “far west”. Contraria l’opposizione, che fa sentire la sua voce con Matteo Renzi (Pd) e Giovanni Toti (Forza Italia). (da Huffington Post)
Questi sinteticamente i dati politici della discussione, a cui si devono aggiungere le valutazioni economiche: l’ampliamento delle aperture nei giorni festivi ha generato un aumento di posti di lavoro e un’impennata dell’economia; si parla di un bacino di consumatori di molti milioni durante il week-end e anche del 10% in più di posti di lavoro. Un ulteriore nota bene lo esprime uno dei rappresentanti dei consumatori:
12 milioni di italiani fanno acquisti la domenica, e i giorni festivi rappresentano per loro l’unica occasione per dedicarsi allo shopping e alle compere – spiega il presidente Carlo Rienzi (Codacons) – Privarli di tale possibilità attraverso misure che bloccano le aperture domenicali, equivale a dirottare gli acquisti dei consumatori verso l’e-commerce che, a differenza dei negozi tradizionali, non subisce alcun vincolo o limitazione. (Ibid)
Quando le argomentazioni vanno a toccare la crescita economica e la possibilità di un licenziamento in massa di lavoratori, è quasi assurdo muoversi col ragionamento in direzione opposta. Credo però che sia un azzardo necessario.

Una storia come tante, turni domenicali e spese notturne
Sono una mamma di paese, tutte lo volte che arrivo a Milano mi sento tale e quale al Pozzetto-ragazzo di campagna. Guardo le insegne enormi, le luci, i negozi appariscenti, come una bambina nel paese delle meraviglie. L’anno scorso mi colpì vedere un centro commerciale aperto a mezzanotte, mentre rientravo da una cena con mio marito: questa catena di supermercati vantava un’apertura 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Fui entusiasta, nell’immediato; pensai alle mie giornate col fiato corto per riuscire a far tutto e m’immaginai quanto ci avrebbe guadagnato la mia routine se, anziché costringere tre figli ad accompagnarmi a far la spesa … col putiferio che ne consegue, avessi potuto farlo in solitaria quiete dopo cena, lasciando la prole al papà.
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Io ne approfitto delle aperture domenicali, eccome. Approfitterei anche degli orari notturni se ci fossero nella mia città. Sono contenta che ci siano posti di lavoro in più; io stessa cominciai a lavorare in un outlet nei week-end: mi sono pagata il dottorato vendendo cioccolatini il sabato e la domenica, Natale e feste comandate comprese. Ero, a quel tempo, una giovane sposa che sacrificò un anno di fine settimana col marito per aiutare il budget domestico. Poi fui licenziata, quando rimasi incinta.