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Anche tu, come questi sub, hai trovato l’abbraccio di Cristo nell’abisso? (VIDEO)

CHRIST OF THE ABYSS STATUE
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Annalisa Teggi - pubblicato il 16/07/18
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Le immagini del team di esperti che ha ripulito la statua a 18 metri di profondità in Liguria ci parlano dell’eterna rivoluzione cristiana: essere un innesco di vita che scaturisce dai punti oscuri, dagli angoli dimenticati

Gesù giace a 18 metri sott’acqua a braccia spalancate e con il viso rivolto verso l’alto. Chiunque sprofonda giù, lo trova. Dicono sia una meta classica per i sub.
È il Cristo degli abissi, una statua in bronzo che si trova sul fondale di San Fruttuoso di Camogli in Liguria dal 1954. Qualche giorno fa un team formato da Vigili del Fuoco, sommozzatori della Guardia di Finanza, Carabinieri, Consubin della Marina Militare e archeologi subacquei lo ha ripulito da vari sedimenti e concrezioni che si erano depositati col tempo. Ho guardato e riguardato il video, innamorandomi perdutamente di immagini silenziose che mi parlavano di quanto il necessario – anzi l’indispensabile! – stia in fondo, dimenticato.

Vorrei anch’io venirti a trovare laggiù, Gesù; ma non sono capace di nuotare sott’acqua con le bombole, ho anche paura poi. Però avrei voluto anch’io pulire un pezzettino del tuo corpo, forse i piedi come fa Marta nel Vangelo.


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Forse non ci sarei riuscita, mi sarei lasciata convincere a non staccare nulla. Come dare torto a tutti quei microorganismi che si sono attaccati a te; credo abbiano ragione loro – hanno scelto il posto giusto dove dimorare! – e credo che Tu non sia scandalizzato se la tua fisionomia viene coperta e mascherata da chi si aggrappa al tuo volto. Quel giorno che hai chiamato a te i piccoli, ti hanno sommerso vero?

CRISTO DEGLI ABISSI

Yoruno | Italian Wikipedia

E lo sanno bene, quelli che stanno negli abissi: o ci si stringe a una presenza o si annega. Caro Gesù, il tuo posto è sempre stato laggiù nelle acque profonde, in compagnia di quelli che cadono, affondano e non riescono a risalire. Noi non ti abbiamo seguito, spesso. Stiamo sulla cresta dell’onda, a riempirci la bocca di Te.
Commettiamo un grave errore di prospettiva, con tutta questa brama di visibilità: ci abbronziamo di vanità, popolarità, perbenismo sulle sovraffollate spiagge mediatiche, credendo di essere tuoi probi messaggeri; siamo solo altoparlanti di noi stessi.

Quanta parte autentica e viva di mondo è sommersa, non solo dalle acque intendo; ma anche dalla distrazione, dall’indifferenza e dalle altre centomila specie di malvagità umana. È curioso che i nostri criteri di benessere, valore, risorse, felicità siano fondati su una percentuale piccolissima di beni luccicanti, ideologie in vista, esempi urlanti su un piedistallo. Dovremmo forse fare più spesso memoria dell’evidenza che la vita si è generata nei fondali oceanici: l’evento più stupefacente di tutti è sbocciato a profondità pazzesche che rimarranno ignote agli occhi dei più.
Sotto sotto, si dice. Sotto sotto qualcosa tiene e ci sostiene.



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A Camogli, te ne stai sotto sotto, caro Gesù. È buio fitto a 18 metri di profondità, in compagnia di pesci muti, bellissime stelle marine e coralli. Che sia questo messaggio il messaggio per noi, come un tempo lo fu una sperduta capanna in uno sperduto cantuccio dell’impero romano? Il tuo silenzio risponde dall’abisso, più di mille nostre parole a vanvera. Beate le alghe e le conchiglie che si sono attaccate ai tuoi fianchi, alle dita, agli occhi. Hanno compreso il senso della tua presenza eternamente rivoluzionaria; sei un innesco di vita che scaturisce dai margini, dai punti oscuri, dagli angoli dimenticati.

Quanti sub annegati hanno visto il tuo volto prima di spegnersi … quanti uomini invisibili e santi portano il tuo abbraccio a chi è solo e sta per incontrare la morte. Sono dei subacquei dell’anima, capaci di condividere le apnee con chi è disperato e cieco, portando un’ultima boccata d’ossigeno. Ce n’è più d’una sui fondali marini di statue che ti ritraggono a braccia aperte, in Abruzzo ad esempio. Perché tu ci sei, ovunque sia il buio più cupo di un’anima.

CHRIST

Orsa Minore Sub Lanciano

Ho invidiato alle forze dell’ordine quell’idropulitrice con cui hanno scrostato il tuo corpo piantato sul fondale, Gesù. Vorrei averne una nel ripostiglio di casa. Perché il mio abisso spesso sta tra la cucina e il bagno; è nei giorni uguali ai giorni, senza nulla di clamoroso da annotare, che io mi dimentico di te e il tuo volto sbiadisce e si copre di inutili attese, ansie, progetti. Potrei inventarmi una specie di gioco del nascondino: mentre la sera strofino le placche dei fornelli, potrei smetterla di sbuffare e ripulire i pensieri a ritmo delle mani, andare a stanare nella giornata trascorsa dove mi sei stato accanto premuroso e silenzioso, in quale volto degli incontri quotidiani ti sei incarnato. Lucidando lo specchio potrei evitare di fare la faccia stufa e imbronciata e sorridere all’idea che sono fatta a tua immagine.

Anche senza brevetto posso provarci a essere una mamma Consubin, mentre smacchio i vestiti dei figli, imposto la lavastoviglie e lucido il parquet. Magari ci riuscirò una volta su dieci, e andrebbe già più che bene, sarebbe ottimo anzi: pulire per cercare il tuo volto, qui dove sono. Quante ruggini devo togliermi dagli occhi per vederti. Ci proverò.

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