Immagina di conversare con S. Giuseppe, della sua vita con Maria e con Gesù…
Ho chiesto a San Giuseppe di parlarmi di sé e riferisco, anche se ci potrebbe essere qualche errore di trascrizione. La conversazione con Lui infonde serenità.
Ero contento di sposarmi con Maria. Per me era la donna più donna del mondo, perciò bellissima. Quando seppi che era incinta non pensai male di Lei. Avevo capito che era stata toccata da Dio e mi consideravo indegno di starle vicino. Che felicità quando seppi che potevo passare la mia vita con Lei e con il frutto dello Spirito Santo! Ho imparato che Dio realizza i suoi progetti in mezzo alle contrarietà: il parto mentre eravamo in viaggio, la mangiatoia, scappare come malfattori e la vita di emigrante in Egitto… Non dovevo realizzare i miei progetti ma eseguire la Sua volontà: quella è la via. Capii che la castità è amore, che la calma consente di ascoltare i suggerimenti di Dio.
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Lavoravo bene come falegname perché la Provvidenza mi aveva dato forza e intelligenza ma soprattutto perché volevo bene alla mia famiglia e anche ai committenti. Sono esempio per i padri perché volevo che Gesù crescesse più grande di me. Quando Lo ritrovai nel tempio, dopo tre giorni di ricerche, capii meglio che le esigenze di Dio superavano le mie aspettative. Ero affettuoso ma non emotivo. Gli ho insegnato a parlare quanto basta e ad apprezzare il silenzio: a Pilato ha detto poche parole ma da quelle ha capito che Lui non era un pazzo ma un innocente. Erode non era in grado di capire niente e ha avuto il silenzio.
Sono morto come i giusti vorrebbero morire: con Maria e Gesù accanto.
Giuseppe parla poco ma quanto dice è ciò che serve al cristiano per vivere santamente.