Con Ettore Gotti Tedeschi il neoministro responsabile delle politiche per la famiglia ha scritto questo pamphletIl libro di Lorenzo Fontana ed Ettore Gotti Tedeschi “La culla vuota della civiltà” edizioni Gondolin, si apre con una considerazione semplice eppure spesso misconosciuta, che dà il senso dell’intero volume:
La crisi economica ha un’origine morale: il crollo della natalità. Il crollo della natalità ha condizionato l’inviluppo economico e la stessa crisi economica in maniera diretta. Il prodotto interno lordo – in un sistema economico maturo, come quello italiano e, più in generale, occidentale – non può crescere se la popolazione decresce. Ma quanto può decrescere una popolazione prima di essere condannata all’estinzione?
Non a caso viene citato lo storico e accademico di Francia René Grousset che nel suo Bilancio della Storia dice:
Nessuna civiltà viene distrutta da fuori senza essersi prima rovinata da sola, nessun impero viene conquistato dall’esterno, senza che precedentemente fosse già suicida. E una società, una civiltà si distruggono con le proprie mani solo quando hanno smesso di comprendere la loro ragion d’essere, solo quando il pensiero dominante attorno cui erano poco prima organizzati è come divenuto straniero a loro stesse.
Ancora Fontana spiega che tale situazione è possibile vederlo in modo netto con la fine dell’impero romano, sancita a suo modo di vedere proprio da un mix letale di denatalità, immigrazione fuori controllo, tassazione abnorme, corruzione endemica. Fontana ignora i limiti fisici di un impero così grande e che parte di quel peso fiscale era determinato proprio dai costi di mantenimento dell’esercito in tempi così complessi per gli spostamenti, tuttavia è indubbio che il fattore demografico abbia inciso e che la tassazione (causata dalle spese per mantenere l’esercito) fossero divenute insostenibili.
Tutto questo per spiegare che secondo gli autori la scelta fin qui seguita dalle politiche progressiste di compensare la scarsa natalità con gli ingressi di stranieri sia per loro non solo fallimentare negli esiti ma sbagliata in nuce. Tuttavia il saggio che qui presentiamo non è un libro di storia ma vuole affrontare un tema politico e anche di contesa politico-partitica. Fin dalle prime pagine c’è un attacco alle politiche del Governo PD a guida prima di Matteo Renzi e poi di Paolo Gentiloni sul tema del sostegno alla maternità e ai nuovi nati:
L’attualità ci è fedele consigliera: il bilancio degli ultimi due Esecutivi è drammatico. Non si è andati oltre un assegno destinato alle famiglie con un figlio nato (o adottato o in affido preadottivo) tra il 1° gennaio 2015 e il 31 dicembre 2017: dai 960 ai 1.920 euro annuali, tradotti in 80- 160 euro al mese (fino al terzo anno di vita del bambino), laddove un figlio – secondo i calcoli di Federconsumatori – costa, per una famiglia media, almeno 8.400 euro all’anno.
Chissà se Fontana si aspettava di diventare proprio il ministro della Famiglia così a ridosso della pubblicazione di questo librino? E’ una sfida che si è autolanciato per molti aspetti, se è vero come è vero che le risorse destinate dai dem ai nuovi nati sono state così limitate e che le spese per i nostri bambini è così alta il divario di risorse che oggi il governo Lega-5 Stelle dovrà colmare non è piccolo. Per incidere in maniera significativa deve almeno raddoppiare e avvicinarsi quindi al dimezzamento del costo annuo, possibilmente in maniera inversamente proporzionale ai redditi delle famiglie e contemporaneamente aumentando con l’aumentare del numero di figli per nucleo. Una sfida di cui siamo ansiosi di vedere gli esiti…
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Il volume ha anche una tesi di fondo molto forte:
Il crollo della natalità non ha solo provocato la crisi, ma ha creato le premesse per rendere “giustificabile e addirittura auspicabile” il fenomeno dell’immigrazione. Probabilmente unico e vero obiettivo, celato dietro le mancate scelte di sostegno alle nostre famiglie.
Ma resta tuttavia al centro della riflessione la connessione tra crescita demografica e crescita economica, un nesso che gli autori spiegano anche a partire dal debito pubblico esploso con la fase più acuta della crisi demografica. Il nesso tra una economia che cresce e una popolazione che fa figli e quindi investe sul futuro è l’altra grande tesi del volume
Le ragioni di questo indissolubile legame tra demografia e sviluppo le approfondisce anche Antonio Golini, docente alla Sapienza, già presidente dell’Istat e membro dell’Accademia dei Lincei:
Se nessuno lavora, tutti capiscono che un Paese crolla. Se nessuno fa un bambino, nessuno o quasi si rende conto che un Paese crolla. Fatti demografici e fatti economici vanno assieme. Il rischio di involuzione, di pericolo, di scomparsa per l’Italia diventa molto pesante. L’invecchiamento è fortissimo e non fronteggiabile. Noi possiamo pure pensare che la popolazione scompaia, ma lo fa in maniera progressiva e comporta un invecchiamento irrefrenabile. Non ho memoria di casi storici di una popolazione di grandi dimensioni che affronta uno scenario così devastante
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La sfida dunque è lavorare anche sul piano simbolico, politicamente, perché le istituzioni facciano scelte di lungo periodo che possano impattare su questo stato delle cose, denunciandolo innanzi tutto ma anche svolgendo un ruolo pilota, incentivando, promuovendo, difendendo la famiglia, i figli, la maternità
puntare sulla strategia demografica richiede molto più tempo ma crea solida crescita. Al contrario gli ultimi governi hanno pensato bene di puntare sulla strategia dei bonus: incentivi a tempo per produrre picchi immediati di efficacia destinati a sgonfiarsi non appena passati gli appuntamenti alle urne.
Ma questo vuol dire anche cambiare le condizioni del lavoro in Italia, renderlo stabile, con la possibilità per le famiglie di costruire un percorso di vita che contempli la prole. Con contratti di 6-12 mesi come è possibile pianificare? Come è possibile credere nel futuro? E’ una sfida grande che attraversa tutto il discorso del ruolo delle famiglie e della crescita dell’economia reale. Auguri signor ministro, speriamo che riesca in questa sua rivoluzione a Roma, auspichiamo che la sua maggioranza la appoggi e tragga delle conseguenze come lo sblocco del turn over nella Pubblica Amministrazione, le assunzioni nel comparto Sanità e in quello della Ricerca. Solo così anche i tanti fuggiti per necessità o speranza dall’Italia potranno pensare di tornare e dare un contributo…