La trattativa è saltata per il veto sull’economista Savona, “Mr Forbici” è chiamato dal Colle per un incaricoIeri dopo l’ultimo “no” del Presidente Sergio Mattarella, il presidente incaricato Giuseppe Conte ha rassegnato le sue dimissioni rinunciando a formare un governo. Il nodo del contendere è la partecipazione di Paolo Savona all’esecutivo, un nome promosso da Salvini e accettato dal leader pentastellato Luigi Di Maio. Nello stesso giorno Mattarella ha convocato per oggi Carlo Cottarelli, già commissario alla spending review sotto Enrico Letta e poi, su nomina di Renzi nel Board del Fondo Monetario Internazionale.
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Il no di Mattarella
Il Presidente della Repubblica si è rivolto ai giornalisti e al paese spiegando la situazione dal suo punto di vista: «Avevo fatto presente ai rappresentanti dei due partiti e allo stesso Presidente incarico, senza ricevere obiezioni, che su alcuni ministeri avrei esercitato una attenzione particolarmente alta sulle scelte da compiere». Il presidente: «Ho condiviso e accettato tutte le proposte per i ministri, tranne quella del ministro dell’Economia. La designazione del ministro dell’Economia costituisce sempre un messaggio immediato, di fiducia o di allarme, per gli operatori economici e finanziari. Ho chiesto, per quel ministero, l’indicazione di un autorevole esponente politico della maggioranza, coerente con l’accordo di programma. Un esponente che – al di là della stima e della considerazione per la persona – non sia visto come sostenitore di una linea, più volte manifestata, che potrebbe provocare, probabilmente, o, addirittura, inevitabilmente, la fuoruscita dell’Italia dall’euro. Cosa ben diversa da un atteggiamento vigoroso, nell’ambito dell’Unione europea, per cambiarla in meglio dal punto di vista italiano».
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Mattarella ha poi proseguito ribadendo che «A fronte di questa mia sollecitazione, ho registrato – con rammarico – indisponibilità a ogni altra soluzione, e il Presidente del Consiglio incaricato ha rimesso il mandato. L’incertezza sulla nostra posizione nell’euro ha posto in allarme gli investitori e i risparmiatori, italiani e stranieri, che hanno investito nei nostri titoli di Stato e nelle nostre aziende. L’impennata dello spread, giorno dopo giorno, aumenta il nostro debito pubblico e riduce le possibilità di spesa dello Stato per nuovi interventi sociali. Le perdite in borsa, giorno dopo giorno, bruciano risorse e risparmi delle nostre aziende e di chi vi ha investito. E configurano rischi concreti per i risparmi dei nostri concittadini e per le famiglie italiane. Occorre fare attenzione anche al pericolo di forti aumenti degli interessi per i mutui, e per i finanziamenti alle aziende. In tanti ricordiamo quando – prima dell’Unione Monetaria Europea – gli interessi bancari sfioravano il 20 per cento. È mio dovere, nello svolgere il compito di nomina dei ministri – che mi affida la Costituzione – essere attento alla tutela dei risparmi degli italiani. In questo modo, si riafferma, concretamente, la sovranità italiana».
Mattarella si è attenuto a quella che sembra essere la prassi costituzionale, egli non ha infatti il dovere di accettare senza riserve la lista dei ministri che gli viene consegnata dal presidente incaricato e – come è successo in passato – può ottenere che l’incarico non vada ad una determinata persona (successe ad esempio con Previti proposto come ministro di Giustizia nel primo Governo Berlusconi e poi passato alla Difesa dopo il veto del Presidente Scalfaro).
Il dubbio di alcuni costituzionalisti
Tuttavia per molti il gesto di Mattarella è altresì lesivo del diritto di un Governo – che è espressione del Parlamento – di seguire la propria linea politica, quale che essa sia.
Ne è convinto ad esempio Valerio Onida, ex presidente della Corte Costituzionale: “Il Presidente della Repubblica può evidentemente esercitare una sua influenza, un magistrato di persuasione e di influenza, può dare suggerimenti, può dare consigli, può dare avvertimenti, può esprimere preoccupazioni, ma non ha un potere di decisione definitiva sull’indirizzo politico e quindi anche sulla scelta delle persone che devono andare a realizzare l’indirizzo politico di maggioranza”. Qui l’intervento a Radio Radicale
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Anche Massimo Villone, professore emerito di diritto costituzionale alla “Federico II” di Napoli dice che: “Il Presidente della Repubblica può certamente esprimersi sull’indirizzo politico se lo ritiene nell’interesse del paese, ma come moral suasion e non nell’esercizio di poteri formali che incidono sull’esistenza dell’esecutivo”. Sempre Villone in un editoriale sul Manifesto ribadiva: «Considero il governo giallo-verde da combattere politicamente perché, come ho già detto e scritto, in larga misura di destra. Spero che ci sia, o nasca, una sinistra in grado di farlo. Ma come costituzionalista difendo il diritto della maggioranza espressa dagli italiani nel voto di entrare con i propri ministri e il proprio indirizzo politico a Palazzo Chigi. Non spetta al presidente Mattarella impedire che ciò accada. Dovrà essere il popolo sovrano, quando lo riterrà, a metterli alla porta».
Carlo Cottarelli: Mr Forbici
Poche settimane fa, Cottarelli raggiunto dal quotidiano La Stampa rispondeva così all’ipotesi di un suo coinvolgimento alla guida di un Governo “giallo-verde”, e poneva delle condizioni chiare:
«Di mettere a posto i conti pubblici. Certe misure si possono ipotizzare, ma in un quadro in cui il debito si riduce a una velocità sufficiente per mettere l’Italia al riparo dalla prossima recessione. Se l’idea è di tagliare le tasse in deficit, aumentando la spesa, non sono la persona giusta».
E su quale fosse la priorità per il Governo, rispondeva così:
«L’Italia deve approfittare di questa fase di crescita per rafforzare i conti pubblici razionalizzando la spesa. Se no quando prima o poi le condizioni peggioreranno il debito ricomincerà a salire rispetto al pil e ripartirà la speculazione contro di noi. I mercati adesso sono calmi perché, oltre all’azione della Bce, l’economia europea e quella italiana crescono. Però possono cambiare idea in fretta al mutare delle condizioni e avere una crisi di fiducia verso i Paesi dal debito alto».
Per Cottarelli anche l’attuale livello di disavanzo dei conti pubblici andrebbe alzato ulteriormente portandolo dall’attuale 2% fino al 4%, il che inevitabilmente vorrebbe dire nuovi tagli.
Alberto Negri, in un editoriale sul portale Tiscali spiega che:
La convocazione di Carlo Cottarelli al Quirinale ha l’aria di un commissariamento in vista non solo di possibili elezioni ma anche dell’addio di Mario Draghi all’inizio del 2019 dalla Banca centrale europea. Il presidente della repubblica cui non piacciano anti-tedeschi e anti-euro _ e neppure quelli non amici di americani e israeliani _ punta sull’ex commissario alla spending review per tenere a galla la barca italiana che finora ha beneficiato della politica monetaria espansiva della Bce e della crescita economica.
Verso il voto?
Gli scenari adesso si fanno sempre più difficili. Chi sosterrà un governo del Presidente dopo uno scontro di questo livello? Cottarelli assomiglia, per estrazione culturale, ad un Monti-Bis, ed è difficile immaginare che i partiti facciano a gara a sostenerlo sia pure per un breve periodo, si parla infatti di voto entro la prima decade di settembre.
AGGIORNAMENTO: Carlo Cottarelli ha accettato con riserva l’incarico di Presidente del Consiglio
“Mi presenterò al Parlamento con un programma che presenti la legge di bilancio e porti il paese alle elezioni all’inizio del 2019 in caso di fiducia o dopo agosto in caso di sfiducia – afferma al termine del colloquio – Presenterò in tempi molto stretti la lista dei ministri. Il governo sarà neutrale, assicurerà una gestione prudente dei conti pubblici e riterrà essenziale la partecipazione dell’Italia all’area euro. Mi impegno a non candidarmi e così anche i ministri”, ha detto Cottarelli, specificando che se non otterrà una fiducia nelle Camere (cosa molto probabile, NdR) si tornerà al voto dopo Agosto.