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Vittoria Pollone rinuncia ai Mondiali di kick boxing per fare la maturità (VIDEO)

VITTORIA POLLONE
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Annalisa Teggi - pubblicato il 24/05/18
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Questa giovane campionessa 18 enne mi ha fatto riflettere: come aiutiamo i nostri figli a stare a cuore libero e aperto di fronte alle scelte?

Lo scorso anno aveva vinto la medaglia d’argento ai prestigiosi campionati mondiali ungheresi (federezione Wako) e forse c’era il desiderio di salire sul gradino più alto del podio. Vittoria Pollone ha 18 anni ed è già una grande campionessa di kick boxing; frequenta l’ultimo anno al liceo scientifico di Chivasso e ha scelto di portare a termine gli studi, rinunciando a partire per i Mondiali di Budapest, in corso in questi giorni.



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La notizia è tutta qui, Vittoria non ha aggiunto molti fronzoli mediatici alla sua decisione di affrontare la maturità piuttosto che inseguire i trofei. Si può immaginare che, pur con tutta la disciplina a cui è stata abituata, non vivrà lo studio come un idillio ammantato di stelle e cuoricini: sbufferà, suderà, s’impegnerà.

Eppure proprio questa scelta ha avuto una certa risonanza perché la Pollone è stata subito etichettata come l’anti-Donnarumma: lui famoso calciatore voltò la schiena all’esame di maturità, lei altrettanto eccellente ma in uno sport di nicchia ha fatto una scelta opposta. Stereotipi che si confermano, stereotipi che s’infrangono. I maschi fanno calcio, e non vedono l’ora di buttare via i libri per andare a correre dietro a un pallone. Invece, non tante femmine scelgono uno sport marziale; quindi Vittoria deve essere mentalmente orientata verso il sentiero meno battuto, direbbe il poeta Frost: quando ho detto a mio figlio maggiore la notizia lui ha risposto, senza titubanza alcuna, che sarebbe andato ai Mondiali.

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Allora ho smesso di pensare al paragone con Donnarumma (perché mettere a confronto due libertà?) e ho ricordato un episodio banalissimo capitato a messa domenica scorsa. Sbagliando completamente i tempi e i modi, ho detto al mio figlio di mezzo che non potrà partecipare a una gara di atletica a fine maggio perché coincide con la cerimonia di consegna del Padre Nostro al termine dell’anno di catechismo. Ne è seguito un pianto infinito per tutto il tempo della messa.

Non contenta di ciò, e in preda a un attacco di qualunquismo, gli ho detto: “Cosa vuoi che sia! Ci saranno tante altre gare da fare!”. Sbagliato, sbagliatissimo. Un evento è un evento: Martino ama l’atletica e desidera fare le gare per quel sano senso di competizione che io non ho mai avuto. Con il mio atteggiamento sono riuscita a fargli detestare la cerimonia in chiesa, che pure lui attendeva con ansia. Non aveva considerato che la data era la stessa e la distribuzione geografica degli eventi li rendeva incompatibili.

Eccomi dunque qui a fare un mea culpa. E grazie Vittoria di avermi messo a fuoco la vista. Anche io desidererei che i miei figli crescessero con questo sguardo libero e coraggioso di fronte alle scelte. In cuor mio, forse un po’ ti ringrazio perché hai fatto la scelta che mi permette di fare la mamma che alza il ditino e dice: “Lo studio è importante!”. Ma di più ti ringrazio perché ho rimuginato un po’ sulla cosa. Come si sta di fronte a una scelta, piccola o grande che sia? Non censurando nulla innanzitutto: i Mondiali sono una grande occasione e la maturità è un impegno fondamentale. Il cuore per essere libero di percorrere un sentiero e non un altro deve guardare per intero entrambe le possibilità e anche sentire il dolore acuto della rinuncia.



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Quella ferita, l’essere umano è fatto così, si tradurrà in energia e caparbietà: solo sentendosi incompiuta la persona si lancia con rinnovato entusiasmo a cimentarsi nell’impresa di colmare una mancanza. La nostalgia è un remo potente.

Sarebbe stato più di conforto per mio figlio proporgli quest’ipotesi: una rinuncia è una rinuncia; è dire di no a qualcosa (e starci male) per dire sì a qualcosa che meglio corrisponde al nostro compimento, allo stato attuale dei fatti. Ma la strada non è a senso unico, ci sono rotonde, incroci, svolte e tornanti. Le occasioni ci vengono date ad ogni angolo; la vista che sta per un paio di secondi al buio di una galleria si inebria di luce poco dopo.