Dalla risposta della Dottoressa Alessandra Grazziottin ad una donna che non riesce a restare incinta l’occasione per riflettere su un aspetto decisivo dell’amore ai figli: la responsabilità nella cura di sè stesseCi è arrivato in redazione il nuovo numero di BenEssere, la salute con l’anima disponibile in edicola da ieri, tra i diversi contributi tutti proposti con competenza ed equilibrio, ho letto con particolare interesse la risposta ad una domanda che può sorgere in tante donne, dolorosamente colpite nel loro desiderio di diventare madri.
Ho 39 anni e finalmente posso avere una famiglia. Purtroppo, da un anno cerchiamo
di avere un bambino senza riuscirci. Le mestruazioni arrivano sempre in ritardo.
Il ginecologo mi ha detto che è colpa del peso (83 chili per 1,60 m) e che devo
assolutamente dimagrire. Io non ce la faccio, sono sempre stata così e intanto il
tempo passa. Siamo andati in un centro per la procreazione assistita e mi hanno
ripetuto la stessa solfa. Possibile che con tutti i progressi della medicina il peso sia
davvero un problema? Non ci credo. Magari i fattori sono altri e non li vedono…
Purtroppo dobbiamo subito constatare come la percezione delle possibilità biotecnologiche abbia ormai pervaso l’immaginario di tanti e condizionato con esso il senso del possibile. Il problema della liceità, la domanda morale, purtroppo, almeno qua, non compare. Sappiamo invece quanto porsela, magari non solo a ridosso di un’auspicata maternità, ma sempre, nella formazione della propria coscienza sarebbe decisamente salutare: per la nostra anima (la cui salute attuale e soprattutto eterna è il solo obiettivo che fallire sarebbe davvero un disastro) e per la nostra persona nella sua unità psico-fisica e spirituale.
No, con la tecnica intanto non si può tutto e non è probabilmente solo una questione di dare tempo al progresso. Vi rimandiamo ai dati del ministero della salute (e anche questo è una conferma: il sacrificio di tanti embrioni e lo stress fisico e psicologico al quale le donne sono sottoposte con le tecniche di PMA – procreazione medicalmente assistita- rientrano oramai ufficialmente nella categoria Salute): un dato su tutti, nel 2013 il Ministero ha registrato su 55.050 cicli iniziati con tecniche di II e III livello 8.677 nati vivi.
Un fattore che più di altri incide sulla percentuale di successo di queste tecniche riguarda l’età della coppia, soprattutto della donna. Non scopriamo nulla di nuovo ma dobbiamo sempre più farci i conti. L’età fertile non si estende a dismisura come un piano di connessione wi-fi. Né può essere forzata oltre un certo limite. Anzi, pare che resti rigidamente, caparbiamente identica a sè stessa: gli anni migliori per concepire e partorire figli sono e restano tra i 18 e i 28 anni. Resta buona fino ai 35 poi precipita. Aumenta invece l’età nella quale si arriva a sentirsi pronti. Studi, ricerca di un lavoro, stabilità affettiva. Sono tutte tappe che tendono ad arrivare tardi anche per una oggettiva, potremmo dire, “ostilità ambientale”. E forse per questo il falso incoraggiamento che viene dalle tecniche fa pensare di poter far prevalere il proprio desiderio una volta che la paura e l’incertezza saranno state vinte.
Leggi anche:
Il femminismo alla prova della maternità
Un altro fattore di rischio elevatissimo, ricorda la dottoressa Grazziottin, troppo spesso sottostimato dalle coppie è proprio il sovrappeso. La lettrice che rivolge la domanda denuncia da un lato una resa rispetto al suo dato ponderale (sono sempre stata così, scrive. E chissà quanta fatica o vissuti dolorosi possono stare nascosti in un vissuto di obesità) e dall’altro la pretesa che sia proprio le tecniche a nostra disposizione a rendere questo fattore ininfluente.
Vediamo quali sono le tante e gravi alterazioni che il sovrappeso severo e l’obesità comportano:
–altera o impedisce l’ovulazione. Le pazienti sovrappeso od obese soffrono più frequentemente di sindrome della policistosi ovarica (Pcos), con anovulatorietà e aumento patologico di ormoni maschili
–altera o impedisce l’annidamento dell’uovo fecondato. Provoca un significativo aumento degli aborti spontanei: le cellule adipose producono milioni di molecole infiammatorie (un vero “incendio biochimico”), oltre che di ormoni nemici della fertilità e della salute;
–altera le funzioni della placenta, la grande nutrice del bambino: le alterazioni metaboliche possono causare un aumento eccessivo del peso del piccolo (“macrosomia fetale”), o, all’opposto, un “invecchiamento” anticipato della placenta, se prevalgono i fattori vascolari con ipertensione, con il paradosso di una mamma che aumenta per esempio di 30 chili e un piccolo che nasce prematuro e sottopeso (“piccolo per la data”);
–aumenta i rischi del parto con aumento di quelli patologici (distocici) con lesioni respiratorie cerebrali (per asfissia durante il travaglio e il parto), o meccaniche (frattura della clavicola o paralisi del plesso brachiale) per estrarre un bimbo che letteralmente non riesce a passare per il canale da parto. Anche il taglio cesareo presenta molti più rischi rispetto alle donne normopeso.
-le alterazioni coagulative e l’inattività-fisica aumentano il rischio trombotico in gravidanza e dopo il parto;
– carica il piccolo di un’eredità patologica che condizionerà la salute futura: nei figli di madri obese, aumentano i danni neurologici, l’obesità fin dall’infanzia, le malattie cardiovascolari, la sindrome metabolica, il diabete e perfino il rischio di tumori, di cui l’obesità è causa potente e trascurata. (cfr BenEssere, maggio 2018)
Leggi anche:
Obesità in età pediatrica: un problema serio che si può risolvere
Per quanto il tema del peso corporeo e della propria armonia fisica sia particolarmente critico per molte donne, forse osservarlo da questo punto di vista, ovvero quello più oggettivo possibile della salute propria e di quella dei propri figli potrebbe aiutare ad affrontarlo con rinnovato slancio e più decisa determinazione, senza connotazioni psicologiche eccessive. Essere sovrappeso non dice nulla del valore della persona ma se è dovuto a trascuratezza colpevole o ad un’arrendevolezza che lasciamo essere definitiva allora diventa complice dei gravi rischi ai quali esponiamo noi stesse e i nostri figli. In alcuni casi il rischio può diventare così estremo da impedire addirittura che questi figli vengano concepiti!