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Dal pancione, con amore: “grazie per ogni suono, mamma!”

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Il Parto Positivo - pubblicato il 11/04/18

Il feto sente attraverso la pelle già dalla 7a settimana, dalla 20a impara la lingua materna che stimola aree sempre più ampie del suo cervello

Tu stai facendo un essere umano dal nulla, che già è una cosa incredibile. E lui a sua volta sta facendo un sacco di cose lì dentro.
Fermati un attimo a pensarci veramente. Te lo immagini?
C’è una creatura minuscola, che sente tramite la pelle da quando aveva 7 settimane: conosce e riconosce il caldo, umido e vischioso dell’ambiente che la circonda. E a un certo punto, in questo silenzio liquido, nel buio, la raggiunge una cosa incredibile e nuova: un suono. Un. Suono. Il primo suono. Non sa neanche di avere delle orecchie… e già sente.


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Accade intorno alla 20 settimana: il tuo bambino ha iniziato a sentire. E a questo punto, non solo ha orecchie per ascoltare: sta anche sviluppando un tipo di memoria sensoriale che, quando sarà nato, gli permetterà di riconoscere i suoni che ha sentito in utero. Si sta preparando a quello che troverà fuori.
Oggi pensiamo a 3 delle cose meravigliose che fa con questi suoni che ascolta.

1) Impara la tua lingua. Tanto che appena nato già piange con un accento. Ci è dato di volta il cervello? I neonati piangono con un accento? Proprio così! Se ne sono accorti degli studiosi tedeschi (Mampe et al., 2009), che hanno analizzato e comparato il pianto di neonati in diverse parti del mondo scoprendo differenze costanti nel pianto dei bambini appena nati: ad esempio, quelli francesi piangono con un suono che si muove verso l’alto e quelli tedeschi verso il basso! È già lì dentro, in quel buio che non è più silenzioso, che il tuo bambino si prepara a comunicare con te. Quando si dice lingua-madre…si dice molto più di quanto si pensi!

2) Ascolta la tua voce. Dall’interno. Tante voci arrivano al tuo bambino ogni giorno, ma una sola è quella che torna sempre. Ed è l’unica che arriva dall’interno. Il tuo bambino è l’unico al mondo, insieme ai suoi fratellini ovviamente, ad aver ascoltato la tua voce da dentro. A un giorno di vita saprà mostrare una chiara preferenza per la tua voce, che per tutto il resto della vita sarà connessa al rilascio di ossitocina. E dal 2016 (Abrams et al.) sappiamo anche che la voce della mamma, per tutta la vita, stimola aree del cervello ben aldilà di quelle deputate solo all’udito: stimola aree deputate alle emozioni e quelle legate alle informazioni su di sé. Praticamente d’ora in poi, ogni volta che parli fai una magia.

3) Ascolta i suoni con le tue emozioni. Non è una cosa da poco: vuol dire che ascolta i suoni con le sue orecchie, ma la reazione a ciò che sente avviene attraverso i tuoi ormoni: quindi le tue emozioni. I vostri organismi sono così strettamente connessi che quando insieme sentite (ognuno con le sue orecchie) una voce che a te piace tanto -quella del suo papà o della sua nonna ad esempio-, quella voce inizia a piacere anche a lui. Perché ogni emozione ha un corrispettivo chimico, e quello…lo provate insieme! Sta imparando associazioni che resteranno con lui. Voci che ami, musiche che ti fanno stare bene, saranno voci che lui ama e musiche che fanno stare bene anche lui. E saprà riconoscerle.
Per una cosa che si troverà nel nostro libro abbiamo preparato per voi una colonna sonora, una playlist su Spotify: I miei quattro trimestri.




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Abbiamo raccolto (non senza fatica, dato che siamo molto amiche ma non ci eravamo mai accorte di quanto diversi fossero i nostri gusti musicali…!) alcune musiche e canzoni che ci piace dedicare a tutti i bambini non ancora nati, che da dentro le pance delle loro mamme tendono le orecchie al mondo fuori. Perché sappiano che li aspetta un mondo pieno di bellezza. E siano pronti a cercarla, riconoscerla e crearla quando sarà il momento. E per ricordarvi che la musica che ascoltate ora sarà sempre lì, per riportare voi e i vostri bambini nel magico tempo in cui eravate uno.

Per ognuna di voi amiche, che con ogni parola che pronunciate e che ascoltate preparate i vostri figli al mondo.

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE

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