Invia una lettera ai vescovi cileni sulle violenze sessuali nel caso Barros/Karadima e chiede perdonoIl Papa ha inviato questo mercoledì una lettera ai vescovi cileni dopo aver ascoltato il rapporto dell’inviato speciale Charles Scicluna. “Chiedo perdono a tutti coloro che ho offeso”, ha scritto il Pontefice, che ha fatto riferimento al dolore che gli ha provocato il rapporto ricevuto.
Si tratta di uno dei casi più polemici che interessano in questo momento la Chiesa cilena, perché nel suo recente viaggio apostolico nel Paese lo stesso Papa Francesco aveva difeso pubblicamente monsignor Barros, accusato di aver coperto abusi sessuali commessi dal sacerdote Fernando Karadima, con un gesto che suscitò grandi controversie.
“Credo di poter affermare che tutte le testimonianze raccolte parlano in modo crudo, senza aggiunte né edulcoranti, di molte vite crocifisse, e vi confesso che questo mi provoca dolore e vergogna”, riconosce il Papa.
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“Sono incorso in gravi errori di valutazione e percezione della situazione, soprattutto per mancanza di informazioni veritiere ed equilibrate”, indica il Papa nella lettera diffusa questo mercoledì in simultanea sia in Cile che in Vaticano.
Il Papa incontrerà nelle prossime settimane alcune delle vittime a Roma, e il 3 maggio si riunirà in Vaticano con tutti i vescovi del Cile.
“Scrivo a voi, riuniti nella 115ª assemblea plenaria, per chiedere umilmente la vostra collaborazione e assistenza nelle misure che dovranno essere adottate a breve, medio e lungo termine per ristabilire la comunione ecclesiale in Cile, con l’obiettivo di riparare per quanto possibile allo scandalo e ristabilire la giustizia”.
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A questo scopo, il Papa ha convocato i vescovi cileni a Roma per “dialogare sulle conclusioni della menzionata visita e sulle mie proprie conclusioni”, ha spiegato.
Nella sua lettera, il Pontefice ha anche ringraziato media e organizzazioni per la loro professionalità nell’affrontare il caso: “Voglio ringraziare le varie organizzazioni e i mezzi di comunicazione per la professionalità nel trattare questo caso così delicato, rispettando il diritto dei cittadini all’informazione e il buon nome dei dichiaranti”.
Per leggere il testo integrale della lettera cliccare qui.
Una forte risposta su Barros
“Il giorno in cui mi verrà portata una prova sul vescovo Barros parlerò. Non c’è una sola prova contro di lui, è tutta una calunnia”, aveva affermato Francesco sul presule arrivando al Campus Lobito, Iquique, per officiare la sua ultima Messa moltitudinaria in Cile a gennaio. Questo ha provocato forti critiche da parte dell’opinione pubblica e delle persone legate al caso Karadima e agli abusi sessuali in Cile.
Nella sua abituale conferenza stampa sull’aereo durante il viaggio di ritorno in Vaticano, Francesco si era scusato per ciò che aveva detto sul caso Barros: “Su questo devo chiedere scusa perché la parola ‘prova’ ha ferito tanti abusati. Chiedo scusa se ho fatto loro del male senza rendermene conto, senza volerlo. In Cile ho ricevuto due abusati (tre sono i casi pubblicati). Mi rendo conto che la mia espressione non è stata felice”.
Alcuni giorni dopo è stata diffusa la notizia della presenza di in Cile di monsignor Scicluna, inviato da Papa Francesco per chiarire il caso con nuove prove e che ha elaborato un rapporto che è stato presentato a Francesco e che questo mercoledì ha ottenuto una risposta pubblica.
La lettera del Papa ai vescovi cileni è stata resa nota questo mercoledì alle 15.00 ora cilena a Punta del Talcra dal presidente della Conferenza Episcopale del Cile, Santiago Silva Retramales, e dal segretario generale, monsignor Fernando Ramos Pérez, vescovo ausiliare di Santiago.
[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]