Il ragazzo di Zanè ha perso la sua battaglia contro il cancro il 13 febbraio 2015. Oggi la sua storia rivive grazie al teatro. Per raccontare che quando c’è la fede anche un male incurabile si può affrontare con il sorriso
Tre anni dopo che Michele Dal Bianco ha lasciato la vita terrena, piegato da un male incurabile, l’energia del guerriero di Zanà, paesino in provincia di Vicenza, è rivissuta grazie ad uno spettacolo teatrale.
“Niente è impossibile”, il motto di Michele ha ispirato l’associazione Onlus Team for Children, per lo spettacolo ‘Sbullonati, testa dura senza paura’, portato in scena lo scorso 18 marzo dalla compagnia teatrale ‘Amici in scena’, per lanciare un messaggio forte contro il bullismo e la prepotenza.
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Il primo day hospital oncologico
Michele da quelle parti è considerato un vero eroe. Nel periodo in cui la sfida contro una rara forma di tumore al cervello si faceva sempre più in salita, si rifugiò in una fede profondissima, circondato dall’affetto dei suoi genitori e degli amici più stretti di “Team for Children Vicenza” con i quali collaborava per la costruzione del primo day hospital oncologico del San Bortolo di Vicenza.
Coralba Scarrico, presidente della Onlus, ha detto che «”il guerriero” ha lasciato nel cuori di tutte lo persone che l’hanno conosciuto una grande eredità di fede e speranza che non dimenticheremo mai» (www.altovicentinonline.it, 13 marzo).
“Sento che il Signore è al mio fianco…”
Così scriveva sul giornalino dell’associazione Michele, poco prima di morire. «Sento che anche il Signore è al mio fianco, e questo è ciò che mi aiuta di più in questi giorni: avere fede nel Signore, e non arrendersi mai davanti alle difficoltà. Tutto è possibile quando ci si crede veramente. Tutto si può fare quando si ha la fede nel cuore, e due genitori come i miei».
“Con noi il tuo sorriso, le tue battute”
Dal sito dell’associazione l’ultimo saluto per Michele, in quel febbraio 2015 fu commovente: «Adesso vogliamo dirti grazie, Michele, per tutto quello che ci hai dato. Ci hai insegnato cosa vuol dire credere; ci hai insegnato l’importanza di amare la propria famiglia e comunità. Hai affrontato questa guerra con dignità e forza, come solo i veri guerrieri sanno fare».
«Ora ci sentiamo tutti sconfitti, ma sappiamo che non è così. Domani – proseguiva la nota della Onlus – sarai con noi nel nuovo Day Hospital Oncologico pediatrico. Saranno con noi il tuo sorriso, le tue battute e, cosa non da poco la tua altezza! Sarai una guida per i nuovi guerrieri, e porteremo alto il tuo motto “niente è impossibile”. Sarai sempre uno di noi, sarai sempre con noi. Ciao guerriero» (cristianità.it).
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“Tu, il nostro angelo custode”
Don Federico Fabris, il sacerdote che ha accompagnato Michele durante la malattia, sul suo blog scriveva che la fede era una delle fonti in cui attingeva il suo coraggio il piccolo eroe di Zanè.
«33 mesi di lotta accanita, contro un male bastardo… ma che hai preso a schiaffi, come un pugile che metto a ko il suo avversario! Non per niente, nella lettura di prima abbiamo ascoltato la frase: “Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede (2Tim, 4,7)”».
«La vera forza, tu, Michele – proseguiva Don Federico – l’hai trovata proprio in Gesù; forse, più ancora in Gesù crocifisso, condividendone, specialmente in quest’ultimo mese, e nell’ultima settimana, l’agonia, fino alla fine. E oggi stesso, guarda un po’, è domenica, il del giorno del Signore. Come avrebbe mai potuto accadere che non celebrassi la tua ultima eucaristia qui in terra, con noi, se non di domenica? “Gesù, ti ringrazio perché mi vuoi tanto bene”: racchiudevi in questa frase il tuo profondissimo rapporto con Lui, anche nelle semplici preghiere prima dei pasti… E – stanne certo! – hai arricchito di fede tutti noi, dai “più” ai “meno” credenti; ai tuoi amici preti hai insegnato cosa sia la fiducia, e l’affidarsi totalmente a Dio: vorremmo chiederti di farci da guida e patrono, nel nostro ministero, non dimenticandoci però che come angelo custode, tutte le persone che ti amano, desiderano affidarti questo incarico. A Dio abbiamo rivolto tante preghiere, sicuramente, per ricevere un miracolo: probabilmente ci aspettavamo il miracolo della tua guarigione, ma Dio ha voluto darcene uno più grande! Sei stato tu… il miracolo, nostro!».
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