Di fronte a ogni lutto siamo più coscienti che il bene resta e chi lo ha fatto muore; lo spettacolo va avanti non perché deve, ma perché non siamo destinati alla polvere
Oggi si è tenuto il funerale di Fabrizio Frizzi; già da ieri la camera ardente allestita in Rai è stata visitata da migliaia di persone comuni, segno di un affetto sincero per una persona famosa eppure compagna di tante cene in famiglia. Ascoltando le domande fatte nel quiz L’eredità, io ne approfittavo per interrogare mio figlio maggiore in storia, geografia, matematica. Anche i miei bambini sono rimasti colpiti da questa morte improvvisa, quasi fosse un furto.
Non è finto piangere un personaggio famoso che se n’è andato, perché la dinamica della mancanza è una delle cose più preziose che abbiamo, anzi è il paio d’occhiali che rende preziose le cose. Telemaco in mancanza di suo padre Ulisse fece dell’attesa un’occasione unica di crescita.
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Ogni presenza che ci viene tolta, fosse anche un volto del piccolo schermo, ci fa sbattere contro l’obiezione della perdita; fino a ieri sera lui c’era e ora non c’è. Ripetere sempre, di fronte a ogni lutto, «Ma perché?» è un modo franco per snebbiare la vista.
Se lo è chiesto anche Antonella Clerici ieri, amica e compagna di lavoro di Frizzi da una vita, quando ha ripreso a condurre La prova del cuoco pur avendo il dolore nel cuore. Le legge non cambia, the show must go on. Forse dovremmo modificare leggermente la frase, the show keeps going on. In quattro minuti scarsi, un tempo tutto necessario, la Clerici ha aperto la sua trasmissione confessando il suo stato d’animo, arrivando a confrontarsi con la domanda che tutti ci siamo fatti: perché un papà deve lasciare la sua bambina di cinque anni?
Mi ha colpito che Antonella abbia risposto: «E poi abbiamo capito». Cosa? Che c’è un mistero eloquente nella morte. Se così tanta gente è accorsa a dare un ultimo saluto al conduttore buono e gentile – nota la Clerici – vuol dire che ha capito sul serio che persona era Fabrizio. È strano eppure accade in ogni lutto, il momento della perdita porta in dote uno svelamento: improvvisamente diventa più chiaro chi è la persona perduta. Passiamo giornate, anni interi a sforzarci di far capire il nostro io al mondo, al di là delle maschere e dei fraintendimenti altrui, e poi ecco … è proprio la morte a dipingere sul viso di un essere umano i suoi tratti più autentici. Non saprei dire perché è così, ma so che l’ho vissuto a tutti i funerali di amici e parenti persi.
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Forse è un piccolo anticipo, un soffio di eterno che ci viene dato per guardare la nostra carne con lucidità ma senza disperazione. Siamo terrestri, dunque mortali, ma ciò che facciamo non è destinato alla polvere. Il signor Frizzi era persona generosa e questa operosità nel bene ha avuto come effetto un ritorno di bene gigante da parte della gente comune che lo ha salutato alla camera ardente. Questo nota la Clerici, stupendosi del riscontro tangibile che la legge dell’amore genera.
È così. Eppure c’è da stupirsi tutte le volte. È quasi un riscontro oggettivo il bisogno di Pasqua che c’è nel cuore dell’uomo. Urge il desiderio che la morte non sia una tomba, ma una strada aperta a trovare il volto più chiaro, svelato e compiuto di noi. Il seme che muore dà frutto, dice il Vangelo e quante volte lo abbiamo ascoltato.
Una volta di più possiamo renderci conto di quanto non sia una litania religiosa, ma un vademecum di vita. L’amore dato si riverbera in un nuovo amore moltiplicato; lo vediamo incarnato in Gesù e però la storia si ripete per ogni uomo o donna che, consapevole o inconsapevole, famosa o non famosa, percorre il medesimo viaggio di vita fatto di dono, sacrificio e gioia operosa. Tanti lumicini piccini che, anche ignari, puntano il dito verso la Luce.
Al funerale Antonella Clerici e Carlo Conti hanno recitato la preghiera degli artisti che recita:
Ti preghiamo per noi, per tutti gli artisti, per il mondo distratto, fa’ che possiamo aiutare tutti gli uomini a scoprire qualcosa di Te, attraverso la nostra arte. La nostra vita sia un canto di lode alla tua bellezza e le nostre opere i raggi luminosi che illuminano le strade degli uomini.
The show keeps going on. Se una persona ci lascia, vuol anche dire che ci lascia qualcosa; si va avanti non perché così deve essere, ma perché così vogliamo che sia: non siamo indifferenti a una perdita; siamo per un attimo più consapevoli del valore tutt’altro che transitorio di ciò che abbiamo per le mani; siamo più coscienti del mistero per cui il bene resta e chi lo ha fatto muore; e poi siamo tutti in attesa che il Sepolcro si spalanchi e sia vuoto.