L’arcivescovo emerito di Bologna, scomparso di recente, come un buon padre spiega le due insidie che nasconde la convivenza
Cosa scegliereste tra la convivenza e il fidanzamento? Se avete ancora le idee confuse, provate a seguire i consigli del cardinale Carlo Caffarra in “Prediche corte, tagliatelle lunghe” (Edizioni Studio Domenicano).
L’arcivescovo emerito di Bologna, scomparso di recente, avverte su due insidie, in particolare, che si annidano nella convivenza. E che rischiano di non farla evolvere in un matrimonio.
La bellezza dell’innamorarsi
«C’è stato un momento in cui ciascuno di voi – evidenzia Caffarra – ha scoperto la verità della persona e della sua dignità. E’ stato il momento in cui ciascuno di voi ha guardato un uomo / una donna, percependone l’insostituibilità: nessun altro / a può prendere il suo posto. Ed allora, pieni di stupore, ciascuno ha detto all’altro: “Come è bello che tu ci sia!“. Avere scoperto la dignità della persona percorrendo la via privilegiata dell’amore».
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Prima insidia
Questo bene – il bene nella dignità riconosciuta e affermata nell’amore – è a rischio e può essere degradato. Ci sono sopratutto due insidie che bisogna temere. «La prima – premette l’arcivescovo emerito di Bologna – è di negare quel desiderio di definitività che è insito in ogni vero amore, trasformando e degradando poco a poco il vostro fidanzamento in libera convivenza, anziché elevarlo alla perfezione del matrimonio.
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Una evidente contraddizione
La libera convivenza, cioè il vivere come sposi nella stessa dimora senza decidere però di esserlo, «dà origine ad un rapporto tra uomo e donna – sottolinea Caffarra – nel quale la contraddizione oggettiva tra il non essere sposi ed il vivere come sposi, rende ambiguo ogni gesto. L’esclusione del dono definitivo trasforma la relazione nella concessione fatta all’altro dell’uso di se stesso. L’uno però, resta estraneo all’altro. Viene dilapidata la dignità del dono».
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Seconda insidia
La seconda insidia, rincara il cardinale, è «negare la bontà e la bellezza della castità prematrimoniale. Un fidanzamento non casto rischia di separare il corpo del fidanzato/a dalla sua persona. E’ attraverso la castità, infatti, che la dimensione fisica ed erotica dell’amore fra i fidanzati viene integrata, non negata, nella capacità di compiere quel dono definitivo di sé che istituisce il matrimonio. Senza castità – chiosa Caffarra – viene dilapidata la dignità del corpo».
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