Un modo semplice per rimediare al dispiacere che segue al fatto di vedere immagini dannoseCon l’industria della pornografia che accumula miliardi in tutto il mondo, sempre più persone lottano con gli effetti del porno nella propria anima, nella vita e nei loro rapporti.
Nella sua prima omelia di Quaresima, il 23 febbraio, il sacerdote cappuccino Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, si è preso qualche momento per parlare della questione delle “immagini” nella sua riflessione sull’essere “nel mondo ma non del mondo”.
“Oggi c’è un ambito nuovo in cui è particolarmente necessario non conformarsi a questo mondo: le immagini”, ha affermato, aggiungendo che la Scrittura dice che nessun cibo è impuro in sé “mentre molte immagini lo sono”.
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“Sono diventate uno dei veicoli privilegiati con cui il mondo diffonde il suo antivangelo”, ha lamentato padre Cantalamessa.
“Tra le cose che vengono dal mondo e non dal Padre, accanto alla concupiscenza della carne e la superbia della vita, San Giovanni pone significativamente ‘la concupiscenza degli occhi’”, ha proseguito.
“Ricordiamo come cadde il re David… Quello che successe a lui guardando sul terrazzo della casa accanto succede oggi spesso aprendo certi siti in Internet”.
Cosa fare
Il predicatore della Casa Pontificia ha proposto una raccomandazione molto semplice per quando ci si trova colpevoli di aver cercato di proposito immagini impure (o essercisi imbattuti involontariamente per via della loro presenza diffusa).
“Se in qualche momento ci sentiamo turbati da immagini impure, sia per imprudenza propria, sia per l’invadenza del mondo che caccia a forza le sue immagini negli occhi della gente, imitiamo quello che fecero nel deserto gli ebrei che erano morsi dai serpenti. Anziché perderci in sterili rimpianti, o cercare scuse nella nostra solitudine e nell’incomprensione degli altri, guardiamo un Crocifisso o andiamo davanti al Santissimo”.
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“’Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’Uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna’ (Gv 3, 14-15). Che il rimedio passi per dove è passato il veleno, cioè dagli occhi”.
[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]