Il retroscena raccontato dall’ex segretario di Ratzinger: la sera dell’elezione Bergoglio telefonò due volte al papa emerito
«Io ho portato con me il portatile, arriva questa telefonata e passo il telefono a Papa Benedetto e lo sento dire: “Santità, fin d’ora prometto la mia totale obbedienza e la mia preghiera”».
Queste sono state le prime parole del Papa emerito al suo successore Francesco, la sera dell’elezione, il 13 marzo 2013. Le ha pronunciate subito dopo la cena, usando il cordless.
E Ratzinger ha potuto ripetere al nuovo Vescovo di Roma appena eletto le parole che aveva pronunciato nell’ultimo incontro con i cardinali prima di lasciare la Sede apostolica, quando, senza sapere chi sarebbe stato il suo successore, aveva detto loro: «Tra di voi c’è anche il futuro Papa a cui prometto la mia incondizionata riverenza e obbedienza» (Vatican Insider, 9 febbraio).
A raccontare nei dettagli che cosa accadde a Castel Gandolfo la sera dell’elezione di Bergoglio è monsignor Alfred Xuereb, oggi segretario generale della Segreteria per l’Economia, già segretario particolare di Benedetto XVI (2007-2013) e poi nei primi mesi di Francesco.
Lunghe preghiere nella sacrestia
Monsignor Xuereb è stato intervistato da Vatican News (9 febbraio). «Quali sono i momenti più forti vissuti con Papa Benedetto? Ovviamente, quelli legati alla sua rinuncia – ammette l’ex segretario – Ecco, ricordo benissimo il 5 febbraio del 2013 quando Papa Benedetto mi invita ad accomodarmi nel suo studio e mi annuncia la grande decisione della sua rinuncia. A me, lì per lì, quasi veniva spontaneo di chiedergli: “Ma perché non ci pensa un po’?”. Ma poi mi sono trattenuto perché ero convinto che aveva pregato a lungo. Anzi, proprio in quel momento mi è venuto alla mente un particolare. C’era un periodo abbastanza lungo, quando lui, in sacrestia, prima di iniziare a celebrare la Messa nella cappella privata, rimaneva a lungo in preghiera; e nonostante i rintocchi dell’orologio che segnava l’ora dell’inizio della Messa, lui ignorava questo e rimaneva raccolto davanti al Crocifisso che c’è nella sacrestia. Ero convinto, allora, che stesse pregando per qualcosa di molto importante».
Quel 5 febbraio, sottolinea l’ex segretario, «quando io ascoltavo da Papa Benedetto la sua grande decisione, ho pensato: “Allora, molto probabilmente, pregava proprio per questo!”».
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“Santo Padre, ma lei era sereno?”
Poi, ovviamente, un altro momento forte per Xuereb è stato l’annuncio pubblico durante il Concistoro dell’11 febbraio. «Io piangevo tutto il tempo e anche durante il pranzo lui ha capito che ero molto emozionato e gli ho detto: “Santo Padre, ma lei era tranquillo, era sereno?”. E lui dice un deciso “sì”, perché il suo travaglio lo aveva già fatto. Lui era sereno proprio perché era sicuro di aver vagliato bene la cosa e che era nella pace, nella volontà di Dio!».
Il “nonno” in casa
Essendo stato anche segretario di Francesco, monsignor Xuereb è una delle persone che meglio può descrivere il rapporto tra i due.
«Papa Francesco ha subito dato la definizione giusta: “Abbiamo il privilegio di avere il ‘nonno’ in casa”. Abbiamo, quindi, una memoria storica vivente alla quale possiamo attingere. E sono sicuro che Papa Francesco fa questo».
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L’uscita ritardata di Francesco
Poi, ovviamente, prosegue il monsignore, «parlano anche i gesti». Prima ancora che Papa Francesco esca davanti al mondo, alla Loggia della Basilica di San Pietro, «lui cerca di telefonare a Papa Benedetto per salutarlo. Noi eravamo nella sala della televisione, dove il telefono è sempre silenziato, quindi non abbiamo sentito questo e ciò spiega perché il ritardo di Papa Francesco nell’uscire alla Loggia».
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La seconda telefonata dopo cena
Poi arriva una nuova chiamata durante la cena «e ci hanno chiesto: “Ma voi dove eravate?” – “Eravamo davanti alla TV!…” – “Papa Francesco vi chiamerà dopo la cena”. Io ho portato con me il portatile, arriva questa telefonata e passo il telefono a Papa Benedetto e lo sento dire: “Santità, fin d’ora prometto la mia totale obbedienza e la mia preghiera”. Sono momenti che io non posso dimenticare».