Giada ha 13 anni ed è completamente cieca. Il suo mito Andrea Bocelli “le ha aperto gli occhi” con una lettera piena di coraggio. Perché il buio può diventare un canto di vita!Giada ha 13 anni, è di Benevento, ha i capelli lunghi e scuri, e come tutte le ragazze della sua età ha un cuore che scoppia di sogni. Quello più grande? La musica! Ce lo racconta Flavia Squarcio in una bella intervista su Credere.
La ragazza è nata con un problema molto grave agli occhi ma miracolosamente, dopo un lungo iter negli ospedali, è riuscita a vedere una luce e a distinguere le figure fino a pochi mesi fa, quando purtroppo è sceso il buio totale.
La mamma Apollonia la sostiene e incoraggia, è una donna forte, salda nella fede che alimenta con i sacramenti, la preghiera, l’adorazione eucaristica, la Parola di Dio ogni giorno. Soffre per sua figlia ma sa che nel dolore è possibile incontrare Cristo, chiedere a Lui aiuto, consolazione, ed invocare lo Spirito Santo affinché illumini il nero degli occhi di Giada con un raggio della sua luce.
La sua vocazione alla maternità si manifesta anche nell’assistere i malati e i sofferenti nelle corsie degli ospedali, dove porta calore, sorriso, gentilezza, trasformando la sua sofferenza in dono per gli altri.
Perché come ha scritto don Luigi Maria Epicoco commentando il Vangelo di oggi: “il miracolo non è guarire, il vero miracolo è incontrare Cristo attraverso quella malattia”.
“Dio mi stava chiedendo di essere madre in una forma più piena”
E proprio questa certezza sostiene Apollonia che nella fede in Gesù trova la carica per andare avanti e sopportare il dolore della figlia:
«All’inizio è stato un dolore immenso, una figlia tanto desiderata, piccola e fragile alle prese con un percorso così tortuoso da affrontare. Sono stati gli anni degli ospedali, in giro per l’Italia, delle speranze di poter salvare quel barlume di luce negli occhi di Giada. Ho capito a un certo punto che Dio mi stava chiedendo di essere madre in una forma più piena, che mi stava mettendo alla prova. Nel momento di massimo sconforto, ho affidato la mia vita e quella della mia bambina al Signore, ho messo tutto nelle sue mani e quello è stato il punto di svolta: mi sono sentita rigenerata e ricaricata e ho avuto la consapevolezza di quanto Giada fosse un dono per la nostra famiglia» (Famiglia Cristiana).
La lettera ad Andrea Bocelli
La storia di Giada ha tanti punti in comune con quella del famoso tenore Bocelli: la cecità, l’amore per la musica.
Questa somiglianza ha spinto Apollonia a scrivere una lettera al cantante per raccontargli l’esperienza della figlia e ricevere da lui, che vive lo stesso buio, consigli e parole di conforto al suo dolore di madre, al suo senso di impotenza. La risposta non ha tardato ad arrivare e questo ha colpito moltissimo Giada e la mamma che hanno trovato nelle parole dell’artista vicinanza e calore.
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L’entusiasmo di Giada: “Quella lettera mi ha aperto gli occhi”
«Quella lettera mi ha aperto gli occhi. (…) Quelle parole mi hanno dato serenità, mi hanno fatto capire che si può essere felici, realizzati e amati anche se diversi. Prima avevo paura di non avere amici, che nessuno potesse accettarmi o volermi bene perché non ho la vista, ma non è così. Come Bocelli anche io amo la musica e il canto e spero da grande di riuscire a trasformare la mia passione in un lavoro».
Le parole di Giada sono piene di speranza, ironia, verità. Dal suo pensiero emerge una grande voglia di vivere, amare, capire e ovviamente cantare! Perché il dolore può diventare musica di vita, inno alla bellezza, e lei lo sa.
Lo ha già sperimentato attraverso lo spettacolo “L’altro di me” curato dai coreografi Enzo Mercurio e Paola Ievolella andato in scena al teatro Massimo di Benevento e organizzato da Apollonia e i genitori dei bambini con disabilità del comitato “Insieme per”. Un mix di musica, danza, canto e recitazione per far fruttare i talenti oltre la disabilità e sostenere le ingenti spese delle terapie riabilitative, che dovrebbero essere garantite dal sistema sanitario regionale campano ma che vengono purtroppo spesso sospese per mancanza di fondi.
Far divertire i ragazzi e far emergere le loro capacità
«Ho pensato che la fede in Dio dovesse essere anche occasione per integrare i giovani con disabilità nella società, per creare una dimensione di amicizia e solidarietà, partendo dalla musica, dalla danza e dalla recitazione» (Famiglia Cristiana).
Apollonia non molla! Pensa a sua figlia e a tutti i ragazzi beneventani come lei che affrontano situazioni complicate a causa della disabilità. Non vuole che questo tolga loro la speranza, la gioia di mettersi in gioco, di divertirsi! La sua sensibilità è maturata negli anni ed è sbocciata grazie alla fede:
«Fin da piccola sono stata provata da sofferenze morali e fisiche, a causa dei miei numerosi problemi di salute, che per un periodo mi hanno costretto su una sedia a rotelle, mi hanno imposto diverse operazioni chirurgiche e periodi in ospedale. Nella sofferenza è germogliata la mia fede. Ho sentito Dio vicino, come padre e come madre, e ho capito che non era arrivato il mio tempo. Dio mi stava chiedendo qualcosa attraverso quelle “prove”. Io ho interpretato la sua richiesta come la volontà di farmi aprire agli altri, di non chiudermi nel mio dolore ma renderlo luce per quanti avessi incontrato sul mio cammino» (Famiglia Cristiana).
La testimonianza di Giada e Apollonia ci conferma che quando si accetta il dolore e lo si offre, il Signore lo usa per compiere meraviglie!