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Le anime del Purgatorio possono pregare per noi?

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Paulo Ricardo - pubblicato il 07/12/17
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La fede cattolica dice che non solo possiamo, ma dobbiamo pregare per le anime del Purgatorio, ma è possibile anche il contrario?

La fede cattolica ci dice che alleviare le sofferenze delle anime del Purgatorio con preghiere, penitenze ed elemosine è non solo possibile, ma un vero dovere, visto che esse non possono fare più nulla per sé. Ma queste anime possono pregare per noi?

La questione è stata affrontata in modo diverso da due grandi Dottori della Chiesa: San Tommaso d’Aquino e Sant’Alfonso Maria de’ Liguori.

Tommaso, il Dottore Angelico, ritiene che le anime del Purgatorio non possano pregare per noi, e questa è l’opinione comune dei teologi:

Coloro che sono in questo mondo o in purgatorio non godono ancora della visione del Verbo, in modo da poter conoscere quanto pensiamo o diciamo. E così non chiediamo la loro intercessione pregando (S. Th. II-II, q. 83, a. 4, ad 3).

Le anime del purgatorio, pur essendo superiori a noi per l‘impeccabilità, sono tuttavia inferiori per le pene che soffrono. Per ciò esse sono nella condizione non di poter pregare, ma piuttosto di aver bisogno di preghiere (S. Th. II-II, q. 83, a. 11, ad 3).

Alfonso, il Dottore Zelantissimo, difende però la posizione contraria sostenendo quanto segue:

Si controverte poi, se giovi il raccomandarsi alle anime del Purgatorio. Alcuni dicono che le anime purganti non possono pregare per noi, indotti dell’autorità di S. Tommaso, il quale dice che quelle anime stando a purgarsi tra le pene, sono a noi inferiori, e perciò, non sono in stato di pregare, ma bensì che si preghi per esse,

Ma molti altri Dottori, come il Bellarmino, Silvio, il Cardinale Gotti ecc., molto probabilmente l’affermano, dovendosi piamente credere, che Dio manifesta loro le nostre orazioni, affinché quelle sante anime preghino per noi, e così tra noi e loro si conservi questo bel commercio di carità, cioè che noi preghiamo per esse, ed esse per noi. Né osta, come dicono Silvio e Gotti, quel che ha detto l’Angelico, di non essere le anime purganti in stato di pregare: perché altro è il non essere in stato di pregare, altro il non poter pregare. E’ vero, che quelle anime sante non sono in stato di pregare, perché, come dice S. Tommaso, stando a patire sono inferiori a noi, e più presto bisognose delle nostre orazioni; nulladimeno in tale stato ben possono pregare, perché sono anime amiche di Dio. Se mai un padre ama teneramente un figlio, ma lo tiene carcerato, affine di punirlo di qualche difetto commesso, il figlio allora non è in stato di pregare per sé, ma perché egli non può pregare per gli altri? E non sperare di ottenere ciò che chiede, sapendo l’affetto che gli porta il padre? Così essendo le anime del Purgatorio molto amate da Dio, e confermate in grazia, non v’è impedimento che possa loro vietare di pregarlo per noi. La Chiesa per altro non suole invocarle, ed implorare la loro intercessione, perché ordinariamente esse non conoscono le nostre orazioni. Ma piamente si crede, come si è detto, che il Signore faccia loro note le nostre preghiere, ed allora esse che sono piene di carità, non lasciano certamente di pregare per noi. Santa Caterina di Bologna, quando desiderava qualche grazia, ricorreva alle anime del Purgatorio, e ben presto si vedeva esaudita. Anzi attestava, che molte grazie che non aveva ottenute per intercessione dei Santi, le aveva poi conseguite per mezzo delle anime del Purgatorio (Del Gran Mezzo della Preghiera).

Visto che la Chiesa non ha ancora diffuso una definizione a questo proposito, spetta a ogni fedele scegliere liberamente il parere teologico che ritiene più appropriato. Chi opta per chiedere l’intercessione delle anime del Purgatorio, però, non deve dimenticare che queste anime, più che essere intercessori, hanno bisogno dell’aiuto e della carità della Chiesa militante. Anche se le preghiamo, non smettiamo mai di pregare per loro.

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]