In questo contesto andrebbero inquadrate le epurazioni degli ultimi anni. Perché lo Ior deve diventare un simbolo di trasparenza
Una “inchiesta interna” è stata aperta in Vaticano sul conto di Giulio Mattietti, l’ormai ex direttore generale aggiunto dello Ior, allontanato dall’incarico e scortato lunedì scorso fuori dalle Mura Leonine. Lo apprende l’Ansa (30 novembre) da fonti qualificate.
Le modalità drastiche e improvvise dell’allontanamento di Mattietti sarebbero legate all’esigenza che non portasse via dei documenti sensibili. E proprio sulle carte e sugli strumenti informatici in suo possesso si incentreranno le prime verifiche interne. Il suo ufficio allo Ior è stato chiuso, pur senza l’apposizione di sigilli.
Mattietti era stato nominato nel novembre 2015 insieme all’attuale direttore generale, Gian Franco Mammì.
L’inchiesta sull’antiriciclaggio
Non si può certo dire che la storia anche recentissima dello Ior sia stata avara di colpi di scena: subito dopo l’elezione, Papa Francesco si è trovato a fare i conti con l’inchiesta della magistratura italiana nei confronti del direttore Paolo Cipriani e del suo vice Massimo Tulli, condannati nel febbraio 2017 per violazione delle norme antiriciclaggio.
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La sequenza di presidenti
È poi a tutti noto l’avvicendamento turbinoso di presidenti alla guida dell’Istituto: da Angelo Caloia, finito sotto inchiesta della magistratura vaticana, ad Ettore Gotti Tedeschi defenestrato nel maggio 2012, per arrivare ad Ernst von Freyberg e quindi all’attuale Jean-Baptiste de Franssu.
Una svolta è stata certamente segnata dalla nomina del direttore Mammì. Ma evidentemente le difficoltà e le tensioni interne non erano finite.
La conferma del Vaticano
La vicedirettrice della Sala Stampa della Santa Sede ha confermato il provvedimento: «L’aggiunto del Direttore generale dell’Istituto per le Opere di Religione (Ior ndr) ha cessato il suo servizio lunedì 27 novembre».
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«Chi sbaglia paga»
«Si tratta di una normale attività di gestione d’impresa: è venuta meno la fiducia, e in questi casi, trattandosi di un dirigente di alto livello che ha un certo tipo di contratto, si procede in questo modo, come avviene in qualunque impresa – spiegano al La Stampa (28 novembre) fonti vicine all’Istituto – Non è vero che l’ex “aggiunto” è stato accompagnato ai cancelli dai gendarmi». Allo Ior ci tengono a far sapere che «questi provvedimenti vengono presi con trasparenza, e senza compromessi, ma che rientrano nei normali rapporti contrattuali all’interno di un’impresa. Chi sbaglia paga».
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La linea intransigente di Bergoglio
Completa trasparenza, puro servizio per il mondo ecclesiale e difesa della reputazione dell’Istituto e della Santa sede: questa la linea dello Ior attesa alla prova dei fatti. E non potrebbe essere diversamente, con papa Francesco – come ha ricordato il sociologo della Cattolica di Milano, Mauro Magatti – che più volte ha «espresso valutazioni severe sullo stato dell’economia globale» denunciando il «feticismo del denaro».
In questo riprendendo la linea di Benedetto XVI e di tutta la Dottrina sociale della chiesa, per cui «l’economia è al servizio dell’uomo. Ma quando il rapporto si inverte, un bene si trasforma in male» (Corriere della Sera, 31 maggio 2013).