Studiava medicina e la famiglia per lei desiderava un avvenire diverso. Ma quel rapporto con Gesù, iniziato quando era bambina, è improvvisamente fiorito durante un’estate di eccessi…
Un percorso travagliato che l’ha accompagnata durante l’adolescenza e la giovinezza, combattuta tra momenti di chiara vocazione alternati a momenti di rifiuto della chiamata. Tutto questo fino a quando, di fronte alla grotta di Lourdes non ha avuto esitazioni e ha accettato la volontà di Dio.
E’ una parabola con degli alti e dei bassi ma con un lieto fine, la storia di suor Manuela Vargiu, una bella ragazza sarda, originaria di Sassari, che fin da bambina aveva un sogno nel cassetto: cantare allo Zecchino d’Oro.
«Chiesi a Gesù, davanti al Tabernacolo, di andare a cantare in quella trasmissione tanto amata dai bambini. Poi però gli dissi che se non era possibile, doveva fare in modo che io cantassi per lui. Qualche settimana dopo ho incontrato dei ragazzi dell’oratorio che stavano allestendo un coro. E mi sono unita a loro. Così Gesù mi ha dimostrato di aver ascoltato la mia preghiera» (Nel cuore dei giorni, Tv 2000, aprile 2013).
DIRETTRICE DEL CORO
Manuela da adolescente cresce vicina alla parrocchia ma senza frequentare l’Azione Cattolica o altri gruppi. Quando è più matura inizia a dirigere il coro dei bambini e si occupa dell’animazione liturgica. «Tutto ciò che era musica mi ha sempre attirata e mi aiutava a lodare Dio».
La ragazza ha una vita simile a quella di tanti suoi coetanei. Frequenta anche tanti amici che non stanno in parrocchia, esce con loro nei fine settimana, gira nei locali. «Vivevo la mia fede ma in modo tale che non mi chiamasse troppo in causa. Mi nascondevo dietro l’immagine di una brava ragazza pur di non farmi chiedere di più dal Signore».
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LA FACOLTA’ MEDICINA E IL FIDANZATO
Manuela vive un conflitto interiore: a tratti si sente spinta verso Gesù, a volte invece se ne allontana quasi per paura. Dopo un ritiro spirituale con la parrocchia avverte il Signore più vicino. Ma non al punto da superare i suoi dubbi. E poi c’è la scuola da finire, prima di compiere ogni scelta.
Intanto, come ogni adolescente, scatta anche per lei il primo amore: si fidanza con Marco e vive la sua prima storia, che però non l’appaga.
Dopo il diploma si iscrive alla facoltà di medicina perchè pensa, un giorno, di poter lavorare per “Medici senza frontiere“. Eppure la confusione aumenta: lascia gli studi, alla vigilia dell’esame di anatomia; e poi rompe anche con il suo fidanzato.
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QUELLA CHIAMATA DOPO LA DISCOTECA
Nell’incertezza più assoluta, Manuela fa una scelta drastica. Decide di staccare totalmente la spina e trascorre un’intera estate nello svago della costa sarda, tra locali, discoteche, notti insonni. «Il “chiasso del mondo” era un modo per nascondermi perché solitamente il Signore sceglie di parlare nel silenzio e di conseguenza io sceglievo il chiasso per non sentirlo ma anche per sfidarlo perché di fatto io gli lanciai una sfida: “Signore vienimi a cercare nel chiasso del mondo se ci sei davvero”. Ed è stato bellissimo perché in realtà il Signore mi ha cercato in modo discreto, lasciandomi libera».
Dopo l’ennesima alba, la giovane “nottambula” avverte un senso di vuoto. Allora decide di andare in chiesa e chiede al Signore di tornare a camminare insieme a Lui. «Ma non volevo che mi facesse una proposta indecente. Cioè non volevo una vita di totale consacrazione».
IL VIAGGIO A LOURDES
In quel periodo a sostenerla è il suo direttore spirituale, mentre la famiglia è preoccupata per i cambiamenti umorali di Manuela. Un giorno, era il 1999, la parrocchia le chiede di offrire una testimonianza di fede durante un evento in un palazzetto dello sport. Manuela, oltre alla testimonianza, canta anche una canzone con la sua splendida voce. A quella manifestazione prende parte anche l’allora segretario generale dell’Unitalsi, che rimane colpito dalle sue parole e dalla sua voce.
Allora le viene chiesto di riproporre la testimonianza in uno dei viaggi con i malati promossi dall’associazione a Lourdes. E lei accetta.
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LA CONFESSIONE
«Poco prima di partire per Lourdes – ricorda – pregai la Madonna e le chiesi di mettermi una mano in testa e di portarmi a Lourdes e di indicarmi lì la strada.. Lei esaudì questo mio desiderio. Infatti, venni chiamata dall’Unitalsi per dare una testimonianza a Lourdes e per cantare, una mia grande passione. Così chiesi di poter partire con gli ausiliari per poter prestare servizio agli ammalati».
Durante la giornata dedicata alla celebrazione penitenziale, Manuela sente il desiderio di confessarsi, «ma in quel momento stavo prestando servizio e non potevo partecipare alla celebrazione in maniera attiva. La sera quando già tutto era finito chiesi ad un Vescovo di confessarmi l’indomani, dato l’ora tarda, invece lui con fare molto paterno si rese subito disponibile. Andammo insieme, verso le 11, di fronte alla Grotta e ancor prima della confessione iniziammo un dialogo che durò un’ora e mezza e che si concluse con la confessione».
“SONO FELICE SE TU SEI FELICE”
Quella confessione scatena una scintilla in Manuela. «Attraverso la paternità di questo Vescovo passò tutta la paternità di Dio che mi riportò a sé, anche grazie all’intercessione di Maria, che come una mamma mi aveva portata lì. La grazia del sacramento della confessione sciolse la paralisi del mio cuore ed in quel momento sentii forte il desiderio di non aspettare più ma finalmente di fare un salto, non più nel buio, ma nelle braccia di Dio, in quelle sue mani che ormai ero certa mi avrebbero sempre accompagnato» (www.cristianitoday.it, 2014).
Il 2 settembre di quell’anno entra in una comunità religiosa, le Figlie di Gesù Crocifisso a Tempio Pausania. «I miei genitori hanno saputo dopo quale era stata la mia scelta. Hanno sofferto tanto ma poi ho visto la grazia del Signore che ha preso il loro cuore. Il giorno della mia consacrazione mio padre mi disse: “Sono felice se è questo che ti rende felice». E fu così che inizio la parabola di Suor Manuela.
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