I genitori decisero per la donazione muscolo-scheletrica degli organi e dei tessuti. Un gesto coraggioso e solidale per provare a rendere la vita meno dura ad altri ammalati
E’ trascorso poco più di un anno da quando il “grande dono” di Daniele Nica è iniziato a germogliare. Ben sessanta pazienti oncologici da allora, grazie alla donazione di organi e tessuti autorizzata dai genitori del piccolo angelo di Ladispoli, in provincia di Roma, hanno ottenuto una piccola speranza di vita, oltre la malattia.
IL SOGNO
Il 16enne era tragicamente scomparso in un incidente mortale. La decisione fu presa dai genitori interpretando lo spirito di servizio verso gli altri che Daniele ha mostrato nella sua seppur breve vita. Da tempo nutriva il sogno di essere al servizio del prossimo ed almeno questo sogno non gli è stato negato (Terzo Binario, 12 luglio 2016).
LA SCELTA
Il ragazzo frequentava l’istituto alberghiero, era appassionato di calcio e tesserato per la squadra della sua città, il Ladispoli. Quando però aveva tempo libera e si organizzavano eventi solidali, aveva una passione: travestirsi da supereroe per far sorridere i bimbi. E così nella straziante tragedia è stata presa la decisione di una donazione muscolo-scheletrica degli organi e dei tessuti di Daniele.
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I PAZIENTI
In una nota gli Istituti Fisioterapici Ospitalieri di Roma spiegarono la grandezza del gesto solidale dei genitori di Daniele: «I suoi muscoli, tendini, cartilagini e frammenti ossei potranno essere utili al miglioramento della qualità di vita di almeno 60 pazienti oncologici». I materiali depositati nella Banca sono a disposizione di chi ha subito danni o demolizioni di tipo muscolo scheletrico, per ricostruzioni che garantiscono loro una migliore qualità di vita.
“PICCOLO EROE”
Il caso di Daniele è particolare sopratutto perchè la Banca del tessuto muscolo scheletrico dal 2011 ha effettuato infatti circa 80 espianti da cadaveri e mille da donatori viventi, ma sempre da maggiorenni. Daniele è stato il primo espianto da minorenne effettuato dal team. Anche questo, forse, un segno della particolarità del ragazzo, che i medici e l’équipe degli Ifo lo hanno definito il “piccolo supereroe”, proprio come uno dei personaggi che interpretava per far sorridere i bambini ammalati.