Cresce fra gli adolescenti l’insoddisfazione ingiustificata per il proprio aspetto fisico: le cause e gli anticorpi
Qualche settimana fa sul sito de La Repubblica (Repubblica.it 10 settembre 2017) è apparso un interessante articolo sulla dismorfofobia. Termine difficile da pronunciare che identifica una patologia subdola e complessa, trasversale a disparati disturbi psichiatrici di diversa gravità.
Per comprendere più approfonditamente questo disturbo, e così offrire preziosi suggerimenti e chiavi di lettura a quanti si confrontassero a vario titolo con esso, abbiamo intervistato la dottoressa Valeria Zanna, neuropsichiatra dell’Ospedale Pediatrico di Roma Bambino Gesù.
Gentile dottoressa, cosa si intende per dismorfofobia e come si distingue dal più banale non piacersi allo specchio?
La dismorfofobia è un’alterata e distorta visione del proprio aspetto esteriore che sollecita una preoccupazione eccessiva riguardo la propria immagine corporea, e può riguardare sia la percezione globale del corpo che sue singole parti.
Se io ho un naso con la gobba e lo vedo brutto, questo non è un disturbo dismorfofobico. Ma se io ho un naso che oggettivamente non ha caratteristiche esteticamente sfavorevoli rispetto al mio viso, e nonostante ciò vivo un disagio molto importante, come ad esempio l’incapacità di guardarmi allo specchio, in questo caso invece siamo nell’ambito del disturbo.
La dismorfofobia è una patologia frequente e molto importante soprattutto nell’ambito della mia professione, in cui mi occupo dei disturbi del comportamento alimentare, rappresentandone uno dei nuclei cardine.
Se io vivo male il mio corpo perché lo vedo per esempio grasso, a fronte del fatto di essere normopeso o addirittura con un peso particolarmente basso come avviene nell’anoressia, è chiaro che poi cercherò di seguire una dieta che ritengo possa farmi dimagrire, e così può arrivare a strutturarsi pienamente il disturbo del comportamento alimentare.
È bene però precisare che si può avere un’immagine distorta del proprio corpo senza mettere per questo in atto comportamenti alimentari disfunzionali o patologici.

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La frequenza di questo disturbo è aumentata negli ultimi anni?
C’è stato un forte aumento nel tempo della percentuale di persone che si dichiarano insoddisfatte rispetto alle proprie caratteristiche corporee. Negli anni ‘70 il 15% dei maschi viveva una insoddisfazione per il proprio aspetto fisico globale: agli inizi degli anni 2000 questa percentuale è arrivata al 43%. Per le donne la frequenza era già alta all’inizio degli anni ‘70, ma siamo passati dal 23% di allora al 56% di oggi.