L’occasione l’udienza con la Pontificia Commissione per la Tutela dei MinoriIl Papa ha oggi incontrato in udienza i membri della Pontificia Commissione per la Tutela dei minori, in occasione dell’apertura della plenaria. Nel suo discorso, per lo più a braccio, ha ammesso i ritardi con cui la Chiesa si è resa conto del fenomeno “quando la coscienza arriva tardi i mezzi per risolvere il problema arrivano tardi”. “Ma grazie a Dio – ha aggiunto – il Signore ha suscitato uomini profeti nella Chiesa” per far emergere il problema “e vederlo in faccia”. Il Pontefice ha espresso dolore per le vittime e vergogna per il clero che ha abusato o coperto.
Alla Congregazione per la Dottrina della Fede, che si occupa degli abusi – riconosce il Papa – “ci sono tanti casi che non vanno avanti”, così si sta cercando di prendere più gente che possa studiare i dossier. Se poi ci sono le prove di un abuso – afferma – questo è sufficiente per non accettare ricorsi. Non per una avversione – spiega – ma semplicemente perché la persona che compie questo delitto è malata: se si pente ed è perdonata, “dopo due anni ricade”. Per questo il Papa ha detto con decisione: mai firmerò la grazia.
“Avendo ascoltato le testimonianze delle vittime e dei sopravvissuti” a tali violenze, ed essendo gli abusi sessuali “un peccato contrario e in contraddizione con quanto Cristo e la Chiesa insegnano”, Papa Francesco ha reiterato l’impegno della Chiesa ad applicare le misure più forti nei confronti di chi “abusa dei figli di Dio”.
“E’ incoraggiante sapere quante Conferenze Episcopali e Conferenze dei Superiori Maggiori hanno cercato il vostro consiglio”, ha poi proseguito il Papa, facendo particolare riferimento a quanto la collaborazione della Commissione sia preziosa “soprattutto per quelle Chiese che hanno meno risorse” (Radio Vaticana, 21 settembre)
Ma non tutto è perduto, come riferisce Vatican Insider, il Papa si è rivolto ad uno dei suoi più stretti collaboratori:
«Il Signore ha suscitato dei profeti», ha detto Francesco, «uno è il cardinale» Sean O’Malley, arcivescovo di Boston – diocesi statunitense fortemente piagata da casi di abusi – e presidente della Commissione che, con gli altri membri, sta lavorando duramente e «controcorrente» per «far salire il problema alla superficie e guardarlo in faccia».
Questo lavoro, però, sottolinea il Papa non riguarda solo la Commissione ma «tutta la Santa Sede». A cominciare dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, il Dicastero preposto per affrontare tali crimini. «Credo che per il momento risolvere il problema di abusi dev’essere sotto la competenza della Congregazione per la Dottrina della fede», conferma Francesco, «questa è stata una cosa pratica. Quando veniva un problema nuovo, veniva una disciplina nuova per la riduzione allo stato laicale, l’ha presa sempre la Congregazione per la Dottrina della Fede. Poi quando la cosa si è sistemata bene, nel caso della laicizzazione dei preti è passata al Culto e poi al Clero». «E questo lo dico – aggiunge – perché alcuni chiedono che vada direttamente al sistema giudiziale della Santa Sede, cioè alla Rota e alla Segnatura» (Vatican Insider, 21 settembre).
Grande soddisfazione è stata espressa da Don Fortunato Di Noto, il fondatore di Meter, che da decenni è in prima fila nella lotta alla pedofilia e alla pedopornografia in rete che dice: “Apprezziamo molto l’impegno del Papa contro la pedofilia. Fa bene a ribadire che non firmerà mai una grazia per sacerdoti colpevoli di abusi, affermazione che farà molto discutere: ma è bene ribadire che chi è colpevole e condannato di questo grave reato non può pensare di continuare a fare il prete. Su questo non è possibile alcun tentennamento per rispetto del danno permanente che le vittime subiscono. Molto bene così”.
Uno degli ultimi scandali (quello di Ratisbona in luglio) di cui la stampa ha parlato aveva lambito indirettamente il Vaticano creando momenti di imbarazzo soprattutto per il presunto coinvolgimento del Cardinal Muller, che da poco aveva terminato il suo servizio come Prefetto per la Dottrina della Fede, e che era entrato in contrasto proprio con una delle ex vittime, Marie Collins, che in polemica con la gestione del Dicastero si era dimessa a marzo di quest’anno.
«Questa è una strada che come Chiesa dobbiamo percorrere, anche se per noi è brutto e ci ferisce. Dobbiamo metterci la faccia: il Signore ci ha insegnato a non aver paura, “la verità vi renderà liberi”» Così padre Hans Zollner, il gesuita a capo del Centro per la protezione dell’infanzia, incardinato nella Pontificia Università Gregoriana, e membro della Commissione per la tutela dei minori che oggi ha rilasciato due interviste, una al Corriere e una a Repubblica, in cui spiega da un lato il contesto (negli anni ’60-’70 le punizioni corporali erano in uso anche nelle scuole pubbliche), dall’altro difende l’integrità tanto del Cardinal Muller (ricordando che l’allontanamento dal sacerdozio di Don Inzoli si deve al suo intervento) quanto di monsignor Ratzinger (spiegando che la scuola e il coro sono entità separate). Padre Zollner insiste su un punto: la Chiesa non deve smettere di purificarsi e non deve aver paura di parlare e affrontare queste situazioni (Aleteia, 19 luglio)