Una riflessione di padre Maurizio BottaL’assunzione della santa Vergine è una singolare partecipazione alla risurrezione del suo Figlio e un’anticipazione della risurrezione degli altri cristiani. 966 CCC – Catechismo della Chiesa Cattolica
Oggi siamo chiamati a fare una scommessa sulla morte. Non solo sulla sopravvivenza dell’anima dopo la morte, ma sul destino dell’uomo tutto, carne compresa. Scommessa sul fatto della risurrezione. Gesù Cristo ha vinto o no la morte?
Ma partiamo dalla festeggiata, partiamo da Maria. Ventimila santuari per questa piccola ebrea nella sola Europa. Vittorio Messori in un libro, Scommessa sulla morte, parla di lei e della festa dell’Assunzione in alcune pagine memorabili (pag. 395-399). Oggi, invece, vi regalo un breve passaggio di Papa Benedetto XVI tratto dall’udienza del 16 Agosto 2006 a Castel Gandolfo, come sempre illuminante e chiarificatore.
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Questa festa celebra la glorificazione anche corporale di quella creatura che Dio si è scelto come Madre e che Gesù sulla Croce ha dato per Madre a tutta l’umanità. Maria «brilla quaggiù come segno di sicura speranza e consolazione per il popolo di Dio che è in cammino» (Lumen gentium, 68). Si è però talmente presi dalle vicende di ogni giorno da dimenticare talora questa consolante realtà spirituale, che costituisce un’importante verità di fede. C’è oggi chi vive come se non dovesse mai morire o come se tutto dovesse finire con la morte; alcuni si comportano ritenendo che l’uomo sia l’unico artefice del proprio destino, come se Dio non esistesse, giungendo qualche volta persino a negare che ci sia spazio per Lui nel nostro mondo. I grandi successi della tecnica e della scienza, che hanno notevolmente migliorato la condizione dell’umanità, lasciano però senza soluzione i quesiti più profondi dell’animo umano. Solo l’apertura al mistero di Dio, che è Amore, può colmare la sete di verità e di felicità del nostro cuore; solo la prospettiva dell’eternità può dare valore autentico agli eventi storici e soprattutto al mistero della fragilità umana, della sofferenza e della morte. Contemplando Maria nella gloria celeste, comprendiamo che anche per noi la terra non è la patria definitiva…
Per capire meglio ci aiuta ricordare il fatto che un giorno noi non c’eravamo. Non siamo esistiti da sempre. Dal nulla siamo venuti all’esistenza passando dall’amore di due creature. Questo mistero un po’ dovrebbe farci tremare. E dopo questa vita segnata dai limiti biologici? O si ritorna al nulla e quindi si riscende oppure si salirà ancora. La vita è un assurdo? O è integralmente in tutti i suoi aspetti anche i più materiali aperta a una Promessa di Vita più grande? Inganno o Promessa?
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Il problema è immaginare “come” questa Vita di Dio, in Cristo, possa coinvolgere anche la nostra corporeità, il nostro corpo. E qui ci lasciamo con poche righe del grandissimo San Paolo.
Ma qualcuno dirà: «Come risuscitano i morti? Con quale corpo verranno?». Stolto! Ciò che tu semini non prende vita, se prima non muore; e quello che semini non è il corpo che nascerà, ma un semplice chicco, di grano per esempio o di altro genere. Così anche la risurrezione dei morti: si semina corruttibile e risorge incorruttibile; si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza; si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale. 1Corinzi 15,35-47
La Vita definitiva, maiuscola, è quella che ha superato i limiti del bios, i limiti dello spazio e del tempo. Gesù risorto non è tornato indietro a questa povera vita, ma ha portato la nostra stessa carne in avanti e da lì vuole attirare tutti noi e tutto di noi. Maria è già in questa condizione di Vita eterna, definitiva, interamente, in anima e corpo e veglia sul nostro cammino verso questa vetta che attende anche noi. Dirla Beata è dire noi beati.
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