Parrucchiere d’alta moda lui, fotografa lei, sono arrivati alla fede attraversando dubbi e dolori. Poi la loro vita è cambiata
di Giuseppe Gazzola
“Vado cercando Dio nella sua bellezza, nel suo amore, nel silenzio che in apparenza non fa, ma tocca con la sua presenza”.
Sembrerebbero pensieri da mistico, invece Gianluca Guaitoli racconta così il suo lavoro di haistylist nell’alta moda.
Modelle splendide da acconciare per un servizio fotografico diventano per lui – come il roveto ardente di Mosè, come l’acqua del pozzo di Sicar – occasioni per incontrare Dio e per aprire spiragli inattesi di grazia condivisa:
“Il mio lavoro è il modo di essere cristiano che mi è chiesto; per me la fede è andare in mezzo alle persone, dove le persone vivono. Enzo Bianchi, amico da anni, mi ha detto tante volte che Gesù è andato in mezzo a quelli che, per la società, erano tutti ‘sbagliati’. E io faccio il parrucchiere così: mi piacciono le forme strutturate, precise, ma poi ci deve sempre essere un difetto, un refolo di vento che scompiglia. Il difetto è la rivelazione che ci fa unici”.
LA MOGLIE, DONO DI DIO
Una persona meravigliosamente “unica”, in tanto cercare, Gianluca l’ha incontrata: sua moglie Carlotta Bertelli, fotografa professionista.
“Dopo il primo weekend passato insieme, l’ho lasciata a Modena dove abitava e ho pianto guidando fino a casa mia, travolto dalla percezione che Dio mi avesse regalato finalmente la persona che non avevo mai smesso di cercare, la luce per i giorni che sarebbero arrivati”.
Carlotta è davvero una donna che svela la luce nascosta in ogni persona grazie ai suoi lighpainting (ritratti di luce, ndr), una tecnica fotografica particolare:
“Posiziono la persona al buio di una stanza, in silenzio. Poi apro l’otturatore della macchina fotografica, lascio la macchina sul cavalletto e mi avvicino alla persona, illuminandola con una torcia. A poco a poco emergono dal buio tutte le parti segrete del suo volto, frutto dell’incontro tra due persone disposte a svelarsi reciprocamente”.
Il lightpaiting è un percorso umano e artistico Gianluca e Carlotta ora condividono: lui prepara i capelli, lei fotografa, insieme sperimentano “l’incantamento di perdersi e perdere tempo a guardare, l’indugio sul volto dell’altro come premessa allo svelamento”, come si legge nell’introduzione alla loro ultima mostra, intitolata: I silenzi della luce. Il volto rivelato (Modena, Galleria Artesì, 4-28 marzo 2017).
E parlando di “svelamenti”, ricordano come “poco tempo fa abbiamo invitato una modella importante per un ritratto. Probabilmente abbiamo creato uno spazio dove si è sentita accolta come persona tra persone. Così a un certo punto è scoppiata in un pianto sincero e ci ha raccontato la sua fatica a sentirsi autentica e il senso di liberazione che provava. Ne abbiamo poi riparlato, a distanza di tempo: quel momento è stato per lei come un ritorno imprevisto del Battesimo. possiamo anche dimenticarcene per anni e poi, all’improvviso, si riaccende una scintilla inattesa di grazia”.
NUTRITI DA UN AMORE SEMPLICE
La fede vissuta in modo trasparente, per entrambi, è stata comunque una conquista impegnativa, non una passeggiata spensierata. “Nel 2006 mia madre si è ammalata al seno, proprio mentre ero andato a vivere da solo. E’ iniziato un periodo tremendo. Avevo attacchi di panico, non riuscivo neppure a dormire la notte”, racconta Gianluca. “In quel momento sono tornato a cercare Dio, ho iniziato a rileggere il Vangelo. Una sera la Bibbia si è aperta sull’inno alla carità di san Paolo e ho intuito che è un inno alla vita, un mappa per trovare l’autenticità smarrita. Allora sono andato a La Verna, sopra Assisi, dove c’era un frate eremita di 85 anni. Mi ha portato in romitorio, ci siamo seduti uno di fronte all’altro. In quel momento è entrato un raggio di luce che si è posato sui suoi occhi. Un vero e proprio colpo di luce: ho visto una persona santa e libera. Da lì, niente è stato più uguale. Se lo Spirito ti tocca non puoi più tornare come prima. Perché lui ti rincorre, pure nei tuoi difetti e nelle tue fatiche quotidiane”.
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Anche Carlotta ha dovuto conquistare il sorriso accogliente con cui ti incontra:
“Ho perso la mamma quando avevo due anni e ho ancora tantissimi ricordi di lei, il profumo, la voce, attimi che vedo intatti e saprei fotografare, se fosse possibile. Avevo smesso di frequentare la chiesa, tutta questa sacralità all’inizio mi teneva lontana. La mia bibbia laica era Il Piccolo Principe (il libro di Antoine de Saint-Exupéry, ndr). Per anni ho lavorato ogni minuto, pensando solo a fare carriera, a essere come mi volevano gli altri. Nella mia corsa mi ero ritrovata ad avere seri problemi alimentari, non riuscivo più a mangiare. Poi, con Gianluca, a poco a poco mi sono sentita nuovamente nutrita di amore semplice. E ora, da pochi mesi, siamo in tre con Francesca Edith, la nostra bambina stupenda. La gravidanza mi ha fatto vedere un corpo molto cambiato, ma ho affrontato con gioia anche i chili in più, perché quando senti che c’è qualcuno che ti nasce dentro, quello è il paradigma di tutto. Da quando è nata Francesca, vedo il mio lavoro rifiorito in modo nuovo. Prima mi dannavo tanto e avevo la sensazione che non mi bastasse mai. Ora mi sembra che sia tutto eccedente”.
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Come direbbe il Piccolo Principe:
“Gli uomini coltivano cinquemila rose e quello che cercano potrebbe essere in una rosa sola, o nell’acqua. Solo i bambini sanno quello che cercano”.
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