Il fondatore di La Repubblica affossa l’ateismo puro e si definisce non credente
Metti tre intellettuali – che si definiscono rispettivamente un cattolico, un ateo e un non credente – a dialogare su una nuova concezione dell’ateismo, per così dire più “vicina” a Dio. Ed ecco che ne fuoriesce un dibattito nuovo e acceso. Che si risolve con una bocciatura della nuova teoria proposta.
I tre intellettuali sono Eugenio Scalfari, fondatore di La Repubblica, il giornalista e blogger Antonio Socci, e Corrado Augias, autore di numerosi best seller.
ASSOLUTISTI
Tutto inizia quando Scalfari su L’Espresso (22 luglio) si defila dalla schiera degli atei. «L’ateo – sentenzia – è una persona che non crede in nessuna divinità, nessun creatore, nessuna potenza spirituale. Dopo la morte, per l’ateo, non c’è che il nulla. Da questo punto di vista sono assolutisti, in un certo senso si potrebbero definire clericali perché la loro verità la proclamano assoluta».
ODIO E GUERRE INTELLETTUALI
L’affondo dell’autorevole giornalista è netto: «Gli atei non sanno di essere poco tolleranti, ma il loro atteggiamento nei confronti delle società religiose è rigorosamente combattivo. La vera motivazione, spesso inconsapevole, è nel fatto che il loro Io reclama odio e guerre intellettuali contro religioni di qualunque specie. Il loro ateismo proclamato vuole soddisfazione, perciò non lo predicano con elegante pacatezza ma lo mettono in discussione partendo all’attacco contro chi crede in un qualunque aldilà, lo insultano, lo vilipendono, lo combattono intellettualmente».
È il loro Io, prosegue, che «li guida e che pretende soddisfazione, vita natural durante, non avendo alcuna speranzosa ipotesi di un aldilà dove la vita proseguirebbe, sia pure in forme diverse».
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“NON CREDENTE”
Scalfari, abbandonando l’idea dell’ateismo, si definisce un “non credente”, e quindi da annoverare tra quele persone che «non credono a una divinità trascendente, per quanto riguarda l’aldilà suppongono l’esistenza di un Essere e qui si entra in un’ipotesi affascinante che può assumere le forme più diverse».
Non credono, cioè, in «un aldilà dominato da una divinità trascendente delle religioni e non credono al nulla nichilista e prepotente degli atei, il cui Io è sostanzialmente elementare; anche se dotato di cultura e di voglia d’affermarsi. In realtà è un Io che non pensa. Un Io che non pensa e non si vede operare e non si giudica. Così è un Io di stampo animalesco. Mi spiace che gli atei ricordino lo scimpanzé dal quale la nostra specie proviene».
IN DIALOGO CON FRANCESCO
Quand’è che il fondatore de La Repubblica ha “coniato” questa nuova concezione dell’ateismo?
Ne parla in un’intervista sui migranti a Papa Francesco (La Repubblica, 7 luglio):
«Il Papa naturalmente sa che io sono non credente, ma sa anche che apprezzo moltissimo la predicazione di Gesù di Nazareth che considero un uomo e non un Dio. Proprio su questo punto è nata la nostra amicizia. Il Papa del resto sa che Gesù si è incarnato realmente, è diventato un uomo fino a quando fu crocifisso. La “Resurrectio” è infatti la prova che un Dio diventato uomo solo dopo la sua morte ridiventa Dio».
«Queste cose ce le siamo dette molte volte ed è il motivo che ha reso così perfetta e insolita l’amicizia tra il Capo della Chiesa e un non credente».
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“DEL TUTTO ATEO”
Scalfari è finito nel mirino del giornalista Socci su Libero (30 luglio): «Non è chiaro da quando e perché Scalfari ha smesso di essere ateo. Né si capisce perché gli atei gli siano venuti in tale antipatia».
Socci riporta un’intervista che ha rilasciato ad Attilio Giordano ed è uscita sul “Venerdì di Repubblica” il 15 gennaio 2016, a proposito del suo libro “L’allegria, il pianto, la vita”.
Domanda: “Sei ateo o agnostico?”. Risposta di Scalfari: “Del tutto ateo. L’ho detto anche al Papa”.
«Ora, d’improvviso, proclama che l’ateo ha “un Io che non pensa”, addirittura “un Io di stampo animalesco” e dice che gli atei ricordano “lo scimpanzé dal quale la nostra specie proviene”».
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“NON NE HO MAI INCONTRATI…”
E contro il nuovo “ateismo” di Scalfari sono arrivati anche gli strali di Augias che risponde nella sua rubrica, sempre su La Repubblica, ad un lettore che si dissociava da Scalfari.
«Sono anch’io tranquillamente ateo – replica Augias al lettore – non odio nessuno, anche perché l’età in questo aiuta… Non so quali atei abbia conosciuto Eugenio Scalfari per descriverli in termini così crudi».
«Atei di questo tipo – osserva – non ne ho mai incontrati. La descrizione (di Scalfari, ndr) richiama al più certi anticlericali di fine Ottocento, che quando non diventavano delle macchiette potevano dar vita a episodi di autentica ferocia».