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Dice che siccome non è nemmeno quello gay, allora l’amore puro non esiste

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Paola Belletti - Aleteia Italia - pubblicato il 21/06/17
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Per la temporanea rubrica “sconsigli di lettura”: Un adulterio, Edoardo Albinati, Rizzoli, 2017Vi vorrei offrire due fugaci riflessioni intorno al romanzo appena pubblicato dello scrittore Edoardo Albinati, vincitore del Premio strega della scorsa edizione con La scuola cattolica, edito sempre per la Rizzoli.

Un adulterio, E.Albinati, Rizzoli, 2017.

Sì, la trama sta tutta lì. In quel tradimento, o meglio adulterio perché secondo l’autore il termine tradimento si addice di più alla patria o all’esercito che al marito o alla moglie,  cercato, voluto, consumato. Uh, che brivido. Uh, che sbigottimento. Davvero, siamo tutte turbate.

Sentite con quali domande ci viene stuzzicato l’appetito per le 128 pagine dell’ultimo romanzo di Albinati:

«Cosa ci attrae in una persona appena conosciuta? Perché quello che già abbiamo non ci basta? Che succede all’amore quando va tenuto nascosto?»
(…)
«Quello che stava accadendo poteva accadere solo a loro due insieme in quel momento: il dondolio della barca, il cielo muto, il blu insensato, la paura che li univa, quel torpore sottile e insistente sotto il quale l’eccitazione fisica era pronta a risvegliarsi di nuovo, e poi di nuovo e poi di nuovo»



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La cosa più esotica sono i nomi dei due che, nonostante abbiano banalmente realizzato una scappatella erotica in un week end –anche questo, scusate, non vi mette una tristezza infinita?- riempiono le 130 pagine scarse di questa ultima fatica letteraria.

Di Erri e Clementina, in fuga da tutto e al tempo stesso prigionieri dell’isola, Albinati non racconta la storia per intero ma si limita a mostrarci alcune foto (…). È un racconto vibrante, sensuale, semplice e crudelmente sincero, anche se costruito su bugie, e le sue pagine esatte ed emozionanti si rivolgono a tutti noi: quelli a cui è capitato di vivere una relazione clandestina, quelli che serenamente la escludono o la rifuggono, quelli che in segreto la desiderano. Cosa ci attrae in una persona appena conosciuta? Perché quello che già abbiamo non ci basta? Che succede all’amore quando va tenuto nascosto?

Oh mio Dio, ancora? No davvero. Ancora c’è gente senza acne che si pone queste domande? Cosa ti attrae di una persona appena conosciuta? Perché un amore clandestino è così affascinate? La passione chiede di essere consumata e via banalizzando. Perché mai continuiamo ad alimentare simili immaginari? A surfare sull’onda spumosa dei sentimenti spontanei come un riflesso pavloviano? Davvero ci fa sentire liberati e liberi tutto questo?

Doveva esserci un segnale stradale inesatto quando, qualche decennio fa, si è imboccata con entusiasmo la scorciatoia della liberazione sessuale. Saremmo dovuti arrivare in fretta, là nelle terre senza convenzioni. Invece siamo qua, davanti al cancello di una casa qualunque, su una stradetta di ghiaia. Strada senza uscita. Occorre una conversione.

Sinceramente potevo aspettarmi di leggere queste cose nel retro di copertina di un tascabile comprato per sbaglio alla figlia tredicenne divoratrice di storie amorose tutte sguardi, dichiarazioni di amore eterno, e di mele, biscotti, gelati, carote, biscotti, grissini, biscotti (basta! Non li compro più!)- non c’è mai niente in questa casa, ho fame!

Invece no. Le ho lette sulla scheda del già vincitore del premio Strega, un autore con diverse primavere in più sulle spalle della figlia tratteggiata qualche riga fa. E con numerose altre pagine all’attivo.

Leggendo per intero l’intervista sull’Huffington post possiamo convincerci che invece sono domande sue e dei suoi potenziali, consenzienti lettori.

Innanzitutto il titolo della medesima  cita un’icastica – ma per questo non meno contraddittoria- aporia virgolettata che però sembrerebbe più la confusa sintesi del giornalista:  “l’amore puro non esiste e distrugge sempre il matrimonio”. Allora esiste? Altrimenti come farebbe a distruggere il matrimonio. O forse è questo ideale utopico ad essere foriero di distruzione? E il matrimonio, quindi, è una cosa bella? Da preservare, da non distruggere?

Non so. Ho cercato lumi leggendola tutta. Mi è venuto un po’sonno.

Non so se sortisce lo stesso effetto anche su di voi, care lettrici.

Sentite qua:

“Un gesto rischioso, questo è vero, ma andava fatto, perché sono stati loro a desiderarlo e a volerlo realizzare, poco importa se verranno scoperti e poco importa cosa succederà in seguito. Lui ha bisogno di varietà, lei ha bisogno di essere di nuovo vista come una ragazza e non come una donna o una madre: il loro è un desiderio di conferma di sé e più che il desiderio dell’altro c’è il desiderio di vedersi desiderati. Quei momenti vanno vissuti, chi se ne frega delle conseguenze. Ma è proprio così? Sono davvero innamorati e – soprattutto – qual è il confine tra passione e amore e quanto incide il tener segreta una relazione amorosa sull’evoluzione della stessa?” (dall’intervista all’autore, Huffington Post)

Gesto rischioso? Andava fatto? Chi se ne frega della conseguenze?

Ecco che torna prepotente l’impressione di avere a che fare con dei teens. Magari col cardigan. O i jeans troppo stirati, ma la maturità di un under 18.

Il dramma che si intravvede potrebbe essere lo stesso che serpeggia tra i tronisti di Uomini e Donne. Una passioncella attizzata con una scusa qualsiasi e resa padrona totale ed effimera di uno scampolo di vita.

Cosa ci sarà mai di nuovo e rischioso o trasgressivo nel compiere la scappatella con chi, visto un po’ di sfuggita e non mentre magari carica la lavatrice o sputa il collutorio nel lavandino, si ammanta di sintomatico mistero? E’ lo stesso autore che riconosce la convenzionalità del tradimento; ma anche su questo si potrebbero aprire dibattiti. Quanti anche tra i più progressisti sono sinceramente in pace  con l’idea che il coniuge o anche solo il partner lo tradisca? E che così fan tutti quindi è accettabile?

Io vedo in questa trama, definita poi come un susseguirsi di istantanee, di immagini rubate ed emozionanti (emozioni, emozioni, emozioni ovunque. Ormai pensiamo ad emoji), una trita, furba, patetica, borghese, disperata, normalità.

Una retrocessione in serie boh dei titolati a giocare nel campo principale, quello che tutti guardano, quello dell’età adulta dove le responsabilità vengono assunte e non come una iattura.

Dove le conseguenze contano e non chissenefrega. Dove insomma si è finalmente liberi e non al guinzaglio di picchi di libido incontrollabile come la canna dell’acqua con troppa pressione che invece che innaffiare i fiori spruzza sui vetri di casa e ti tocca rilavarli. Che noia, signore, ragazze. Che soffitti bassi. Anche se si vedono orizzonti azzurri e tersi e spiagge deserte e onde di spuma sollevata da epici (?) aliscafi. È più facile si tratti di un tromp l’oeil.

Romanzi di amanti innamorati dopo 23 anni di matrimonio non se ne trovano? Uomo e donna che fanno l’amore spesso e sempre più volentieri ma senza che quello sia l’unico modo per appartenersi? Ma vuoi mettere la bellezza di ripetere questo incontro con chi ti ha sposato? Con chi si lascia vedere stanco e si sforza la domenica di essere più bello e profumato e trova quasi sempre il gioco di parole giusto per far ridere te e i tuoi figli? Con quello che si ricorda di te quando i capelli erano ancora ricci e le gambe più muscolose eppure, al di là di qualche perdonabile caduta di stile, ti trova sinceramente bella? Ed è pure un filino geloso?

L’amore puro non esiste come lo ha malinteso l’autore e forse un’intera civiltà che si è voluta scristianizzare. L’amore puro non è quello sgravato dal fardello della riproduzione (e comunque noi cristiani diciamo procreazione perché aiutiamo Dio Creatore a far venire al mondo un altro uomo, non siamo gatti che fanno gatti); non è quello omosessuale (sì, lo ha detto. E prima di lui anche il compianto, ma non per questo, Umberto Veronesi). Posso capire la delusione, lo scoraggiamento, il cinismo che sopraggiunge ad una certa età, anagrafica, ma come può dire con questa durezza che:

“l’amore puro non esiste…non so se questo sia un po’ oltraggioso, ma è cosi. Pensavo che l’amore omosessuale fosse qualcuno che si ama senza mettere nulla su carta, invece non è così. Questo significa che siamo veramente tutti uguali, che tutti aspiriamo alle stesse cose, a rivendicazioni e diritti, a formare una famiglia, ma vuol dire anche che, ancora una volta, la famiglia vince sull’amore, o meglio, ne è l’esito”?

Anche se alcuni aspetti di critica alla rabbiosa corsa per quelli che si ostinano a chiamare diritti civili si ravvisa e si può anche condividere, trovo piuttosto sbilenco l’assunto di partenza.

Qual è la vera ipoteca sul nostro desiderio? Qual’è in realtà la forza che si oppone alla spinta dell’amore quando giura innanzitutto a se stesso che sarà eterno ed esclusivo? No, non sono le convenzioni. Non è la famiglia o quella cosa barbara di fare figli avendo prima fatto l’amore.

Non lo vediamo più. Non sappiamo decifrare certi fenomeni. Come l’inclinazione al peccato, il desiderio di possesso, la ferocia sempre pronta a scoppiare da tutti i cuori. Eppure basterebbe osservare i propri figli, se su noi stessi siamo divenuti ciechi: semplicità, dipendenza, stupore, bellezza certo.  Eppure sono anche un concentrato di egoismo, di desiderio di possedere, di primeggiare.

Immaginiamoci allora di avere maturato l’idea di tradire davvero il nostro coniuge perché, è vero, può capitare a tutti di prendere una sbandata! Ci siamo incamminate svelte verso il molo; però poi ci è venuto in mente che c’era una lavatrice da svuotare. Ci basteranno pochi minuti. Torniamo indietro, stendiamo i vestiti perché se restano lì poi prendono cattivo odore e torniamo di corsa verso l’auto. C’è un po’ di traffico. Arriviamo al molo e vediamo l’aliscafo che si stacca dalla banchina.

Ne siamo sollevate.

Torniamo tutte a casa, anche chi si è allontanata solo con l’immaginazione, e amiamo più eroicamente che possiamo i nostri mariti! Sono belli, affascinanti, sì anche ora che sono un po’cambiati. In fondo se li sono scelti persone degne di stima, no?

E magari leggiamo altri libri! Come ad esempio Tre per sposarsi, di Fulton Sheen.



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