Il pellegrinaggio di Bergoglio a Bozzolo e Barbiana riconcilia i due sacerdoti un tempo considerati scomodi dalla ChiesaDon Primo Mazzolari e don Lorenzo Milani. Due preti del Novecento che hanno lasciato «una traccia luminosa, per quanto ‘scomoda’, nel loro servizio al Signore e al popolo di Dio».
Così Papa Francesco, poco dopo essere atterrato in elicottero a Bozzolo, in provincia di Mantova, dove si è soffermato a pregare sulla tomba di don Mazzolari, prima tappa di un breve pellegrinaggio privato che poi lo ha portato anche a Barbiana, dove riposa don Milani.
Il Papa è cosciente delle persecuzioni che i due sacerdoti hanno subìto dalle gerarchie. Ma il suo pellegrinaggio odierno non è una riabilitazione, quanto un ripercorrere il grande lascito di questi due sacerdoti per troppi anni incompresi. Volevano una Chiesa povera e per i poveri, in scia al Concilio Vaticano II, ma non vennero capiti (La Repubblica, 20 giugno).
DON PRIMO, “SINGOLARE ECCEZIONE”
«Credo che la personalità sacerdotale di don Primo – ha detto a Bozzolo Francesco – sia non una singolare eccezione, ma uno splendido frutto delle vostre comunità, sebbene non sia stato sempre compreso e apprezzato. Come disse il Beato Paolo VI: “Camminava avanti con un passo troppo lungo e spesso noi non gli si poteva tener dietro! E così ha sofferto lui e abbiamo sofferto anche noi. È il destino dei profeti”».
DUE COSE IN COMUNE CON FRANCESCO
Secondo don Bruno Bignami, presidente della Fondazione Mazzolari e postulatore della Causa di Beatificazione di Don Primo, c’è un filo diretto che lega le azioni pastorali di Mazzolari e Bergoglio.
«Mazzolari è un uomo di periferia – dice a Radio Vaticana (19 giugno) – rispetto al centro del suo tempo e anche Francesco oggi viene dalla periferia! Dall’altra parte ci sono alcuni temi, in particolare mi sembra due. Uno legato alla fede cristiana, cioè l’annuncio chiaro, forte di un Dio della misericordia, che è al cuore del messaggio attuale di Papa Francesco, anche grazie al Giubileo che è stato promosso l’anno scorso».
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E la proposta di Mazzolari, appunto, è «la proposta di un cristianesimo che mette al centro il tema della misericordia di Dio, l’annuncio di Dio Padre misericordioso. Un altro tema mi sembra molto vicino ai due – conclude don Bruno – è il tema di una Chiesa dei poveri».
NIENTE E’ FUORI DALLA CARITA’ PASTORALE
Monsignor Luigi Porta su L’Osservatore Romano (17 giugno) ricorda che per don Primo «la fede si doveva manifestare anche nella lotta contro ogni forma di povertà e nella ricerca continua di giustizia sociale».
Del sacerdote di Bozzolo «mi colpiva quel suo rivolgersi a noi, impegnati nell’apostolato in zone rurali, chiamandoci “sacerdoti contadini”, ricordandoci che niente è fuori dalla carità pastorale».
DON LORENZO, “FEDELTA’ AL VANGELO”
A Barbiana, agli ex allievi di don Milani, Francesco ha ricordato la «passione educativa» del sacerdote e «l’intento di risvegliare nelle persone l’umano per aprirle al divino». «Voi – ha detto papa Bergoglio – siete testimoni di come un prete abbia vissuto la sua missione, nei luoghi in cui la Chiesa lo ha chiamato, con piena fedeltà al Vangelo e proprio per questo con piena fedeltà a ciascuno di voi, che il Signore gli aveva affidato» (La Repubblica, 20 giugno).
LA LETTERA PER BERGOGLIO
Scrive Famiglia Cristiana (20 giugno) che il papa si è convinto di andare a Barbiana dopo aver letto una lettera allegata al libro “Don Lorenzo Milani. L’esilio di Barbiana“, che gli ha fatto pervenire l’autore Michele Gesualdi, uno dei primi allievi di Don Lorenzo.
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Gesualdi aveva spiegato a Bergoglio il valore di Milani per i ragazzi di Barbiani. «A noi si è dedicato come solo un maestro, fratello, padre sa fare. Ed educato a stare con la classe degli ultimi, a non dimenticarci della umanità bisognosa, a tenere a bada il nostro egoismo e a studiare con e per gli altri, “perché non si tratta di produrre una nuova classe dirigente, ma una massa cosciente“, diceva».
“PER ME E’ SANTO”
«Per come l’ho conosciuto io, don Lorenzo Milani è santo. E il santo non è colui che ha meno difetti di tutti o che moralmente ha il profilo più alto di tutti. Il santo è uno che è vaccinato di Spirito Santo. E che rimane anche con il suo caratteraccio», ha detto il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti, in un’intervista al tg di Tv2000 (20 giugno).
«Don Lorenzo – ha aggiunto Bassetti – a volte ha avuto dei modi di trattare quasi al limite. Ma perché è santo ? (dico santo in senso lato): perché tutto nasceva dalla purezza del suo cuore e lui insegnava anche in quel modo. Quella di don Lorenzo è una santità che sarebbe difficilmente canonizzabile: non c’è bisogno che don Lorenzo faccia i miracoli perché la sua vita è stata un miracolo».