Quello che ci presentiamo è il culmine del discorso che Steve Jobs fece a Stanford il 12 giugno del 2005, un manifesto e un addio per alcuni aspetti, il geniale padre-padrone di Apple sarebbe morto pochi anni dopo, nel 2011, ma ha rappresentato (e rappresenta), un faro per molti giovani innovatori. Il centro del suo discorso, il famoso appello “stay hungry, stay foolish“, diventato una specie di motto, è davvero una esortazione a non sprecare la propria vita, a viverla con pienezza, fa tornare alla memoria la parabola dei talenti (Mt 25, 14-30) dove il Signore ci esorta a non seppellire i nostri ma a farli fruttare, prima che ci vengano tolti.
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Certo non vogliamo fare di Jobs un santino, ma è stato un uomo, con tutte le contraddizioni e gli errori, che ha creduto nelle proprie capacità e nell’intuizione del proprio sogno, costruendo cose importanti, innovando profondamente il suo settore. Ci piace ricordarlo in maniera integrale, senza nasconderne nulla, ma con quella benevolenza che si può concedere a chi non c’è più.
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