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Cosa sono le “anime vaganti”? Esistono davvero?

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Gelsomino Del Guercio - Aleteia - pubblicato il 05/06/17
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E’ in atto una disputa tra teologi ed esorcisti che credono in esse e coloro che negano la loro esistenza

Anime inquiete che vagano sulla terra, ma non sono né demoni, né anime del Purgatorio. Le cosiddette “presenze” rappresentano un fenomeno che tuttora la teologia non riesce a sciogliere in senso positivo o negativo.

Enrica Perucchietti e don Marcello Stazione esplorano il tema in “Anime Vaganti (Sugarco edizioni).

«Oggi le larve e le anime erranti sono entità note soprattutto nell’occultismo, mentre la questione delle “presenze” viene dibattuta in modo eclettico anche nel campo del soprannaturale e del mistero», premettono gli autori.

Di chi sono

Le anime vaganti, per i teologi ed esorcisti cattolici che credono nella loro esistenza, sarebbero anime di persone:

1. che non hanno avuto modo di conoscere Dio e di amarlo: non cristiani, cristiani vissuti nell’ateismo e nell’agnosticismo di fatto o per induzione familiare;

2. vissute nel male pensando che fosse “bene”: bambini soldato, popolazioni di cannibali;

3. vittime di abusi da parte della Chiesa o di ecclesiastici e quindi hanno rifiutato la religione in odio in parte molto comprensibile per la contro-testimonianza ecclesiale ricevuta;

4. che si sono suicidate senza totale «piena avvertenza» e «deliberato consenso»;

5. decedute di morte improvvisa senza possibilità di pentimento ma in peccato mortale con peccati non gravissimi;

6. morte nell’indifferenza religiosa, cioè non hanno peccato abbastanza per meritare l’inferno, non hanno fatto opere buone per guadagnare il paradiso;

7. che comunque hanno peccato in modo grave ma senza assoluta “piena avvertenza” e “deliberato consenso”;

8. di bambini non nati a fortiori: non essendo nati non hanno potuto realizzare il progetto di dio su di loro e non hanno potuto peccare in linea generale.

I dubbi della Chiesa

Cosa dice la Chiesa cattolica al riguardo? Ufficialmente non molto. I teologi e gli esorcisti contrari all’esistenza delle anime vaganti propendono vigorosamente per la tesi secondo la quale l’esistenza di queste presunte larve non sia nient’altro che una «falsa credenza». In questo modo, però, la questione viene «liquidata». Infatti, quando il magistero della Chiesa ci parla del giudizio particolare, ci dice:

«La morte pone fine alla vita dell’uomo come tempo aperto all’accoglienza o al rifiuto della grazia divina apparsa in Cristo. Il Nuovo Testamento parla del giudizio principalmente nella prospettiva dell’incontro finale con Cristo alla sua seconda venuta, ma afferma anche, a più riprese, l’immediata retribuzione che, dopo la morte, sarà data a ciascuno in rapporto alle sue opere e alla sua fede» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n° 1021).


DUCH, ZJAWA
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Il giudizio universale

Bisogna riconoscere che l’espressione «immediata retribuzione», utilizzata dal Catechismo della Chiesa cattolica, non lascia spazio a dubbi: non appena moriremo verremo giudicati; per cui, o passeremo attraverso una purificazione (il purgatorio), o entreremo immediatamente in paradiso, o ci danneremo immediatamente e per sempre. Non sembra esserci spazio per una situazione di mezzo che invece riguarda il tema delle anime erranti.

Di conseguenza, in mancanza di ulteriori approfondimenti teologici che possano aprire la strada a nuove interpretazioni, i cattolici dovrebbero considerare erronea la credenza secondo la quale esisterebbero delle anime di defunti che vagherebbero per il mondo come se fossero ancora in attesa di una sistemazione definitiva.

I “negazionisti”

Quello che tali teologi o esorcisti “negazionisti” reputano erroneo – è bene sottolinearlo – non è il fatto che degli spiriti disincarnati possono trovarsi “legati” a un qualche luogo della terra: infatti, riguardo alle anime del purgatorio, non si esclude la possibilità che venga loro permesso di scontare le pene dei crimini commessi in determinati luoghi della terra (magari quelli in cui commisero i loro peccati).

Ciò che tali teologi vogliono negare è che degli spiriti disincarnati possano trovarsi in una situazione di stallo, come se fossero ancora in attesa di un giudizio, e quindi privi di una “situazione escatologica definitiva”: inferno, purgatorio o paradiso.

I “possibilisti”

L’ipotesi possibilista all’interno della teologia, sostiene che le “anime vaganti” e le “anime dei bambini non nati” siano anime “in attesa di giudizio”, in cerca della luce e di Dio.

L’esorcista spagnolo José Antonio Fortea, sostiene con forza, in virtù anche della propria esperienza, l’esistenza delle anime erranti. Secondo Fortea le anime purganti possono manifestarsi in alcuni casi agli uomini come se fossero appunto dei fantasmi. Nella sua Summa daemoniaca, Fortea sostiene infatti che a fianco del fenomeno della possessione e a quello della infestazione (che avviene quando, secondo l’esorcista, il demonio possiede un luogo), esista un terzo caso distinto dai precedenti: le apparizioni di fantasmi, le “presenze”.



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Ancora Fortea sostiene, in base alla sua esperienza, che le anime erranti si esprimono con toni differenti da quelli dei demoni e che quindi non possano essere identificate con questi. Esse non mostrano, generalmente, né l’aggressività, né la collera degli angeli caduti, distinguendosi di fatto dai demoni. Ciò che manifestano sono tristezza e malinconia.

 

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