Non è solo un mobile, è la concretizzazione di un Sacramento!La Chiesa ci dice esplicitamente che “Nel sacramento della penitenza i fedeli, confessando i peccati al ministro legittimo, essendone contriti ed insieme avendo il proposito di emendarsi, per l’assoluzione impartita dallo stesso ministro ottengono da Dio il perdono dei peccati, che hanno commesso dopo il battesimo e contemporaneamente vengono riconciliati con la Chiesa che, peccando, hanno ferito” (Canone 959). C’è un universo di significati in questo gesto, la Chiesa che amministra i sacramenti, Dio che è sempre pronto al perdono di un’anima che si pente, l’effetto dirompente del peccato. Ecco dunque perché la Confessione come noi la conosciamo ha un ruolo così centrale nella dottrina cattolica, ma si è sempre svolta come la concepiamo noi oggi? E se vi dicessimo che il confessionale è una invenzione relativamente recente?
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Il segreto della confessione
Nel XIII secolo fu il chierico inglese Tommaso di Chobham a scrivere in un Manuale di confessione il perché della necessità di mantenere il segreto: “Il sigillo della confessione deve essere segreto perché lì il confessore siede come Dio e non come uomo”.
“Il prete e il penitente sono collocati in compartimenti separati e parlano tramite una grata traforata. La norma è ancora quella. E anche se non c’è relazione tra la prassi introdotta dopo il Concilio Vaticano II, con molte confessioni in confessionali senza grata, e i casi di abusi commessi in queste circostanze da dei preti, occorre ricordare che nessuno ha mai abolito la grata” diceva Monsignor Gianfranco Girotti (allora vicepenitenziere di Santa Romana Chiesa) nel 2010 al Foglio. Ma di cosa parla Monsignor Girotti? Dell’invenzione di San Carlo Borromeo: il confessionale. O almeno il confessionale come era stato progettato inizialmente, oggi – da almeno vent’anni – si è scelta una via diversa, vedremo perché anche grazie all’ausilio di un esperto, Simone Ferreri di GF Arreda Chiese, ditta che da 40 anni si occupa di arredi ecclesiastici.
San Carlo Borromeo e la Riforma
Fu lui, il cardinal nipote di Pio IV che aveva sovrinteso alla conclusione del Concilio di Trento e intendeva trasformare Milano nel laboratorio creativo delle indicazioni pastorali scaturite dallo stesso Concilio, a inventare quella specie di scatola di legno con due grate ai lati. Ma l’idea del confessione auricolare, col prete seduto a simboleggiare il suo ruolo di giudice – in quel momento – e il penitente in ginocchio, già risaliva al Medioevo come gli storici hanno da tempo ricostruito. Quel che serviva ai figli del Concilio di Trento era un modo per ribadire l’importanza del sacramento della Riconciliazione, contro le idee protestanti, collocandolo pienamente dentro l’edificio ecclesiale, e contemporaneamente mantenere il carattere segreto, cioè privato dell’atto. Tra l’altro – ci dice Simone Ferreri di GF Arreda Chiese, che i confessionali li costruisce da decenni – la Chiesa negli ultimi vent’anni ha spinto proprio per un rafforzamento di questo aspetto: la cura della privacy, richiedendo esplicitamente non più i confessionali aperti, ma quelli chiusi che siamo abituati a vedere, che sono totalmente insonorizzati. “Una richiesta nata proprio nel periodo del Giubileo del 2000 presieduto da Giovanni Paolo II” spiega.
Ma tornando al passato, la separazione marcava una esigenza presente già allora: quella di tenere a distanza sacerdote e penitente, per ovviare ad impropri scambi tra i due, anche perché in precedenza all’inserimento del confessionale nei luoghi di culto, le confessioni si tenevano nelle case o nelle canoniche, con tutti gli abusi che potevano sorgerne o le maldicenze che potevano nascere.
I due libri sulle Istruzioni intorno alla Fabbrica ed alla suppellettile ecclesiastica furono pubblicati da San Carlo Borromeo nel 1577, quest’opera altro non è che l’esposizione in termini precettistici di come deve essere eretta e arredata una chiesa (o altro edificio ecclesiastico). […] L’importanza che esse nel concreto ebbero nella storia dell’architettura e, ovviamente, nel mondo religioso è legata al fatto che non erano opera di un tecnico, ma di San Carlo, che, nel corso del Concilio, era stato segretario del Pontefice Pio IV. Va peraltro aggiunto che Carlo Borromeo era a capo della Diocesi milanese (ovvero di una delle più importanti della Chiesa cattolica) e che le sue prescrizioni appaiono essere il risultato di diversi Concilii provinciali che si tennero negli anni successivi alla chiusura dell’assemblea trentina.
[…] L’aspetto che più colpisce il lettore contemporaneo è senza dubbio il livello di dettaglio con cui vengono fornite le prescrizioni. L’indice sommario finale, che riporta i titoli delle varie rubriche è lungo tredici pagine. A puro titolo esemplificativo faremo presente che il capitolo XXIII, in cui sono dettate le indicazioni relative all’erezione dei confessionali presenta i seguenti paragrafi: “numero dei confessionali”, “forma del confessionale”, “la base”, “il sedile del confessore”, “altezza del confessionale”, “l’assicella su cui si appoggia il confessore”, “lo sgabello del penitente”, “il gradino dello sgabello”, “la finestrella interposta”, “l’immagine del crocifisso”, “ciò che deve essere esposto su certe tavole del confessionale”, “non si devono porre nel confessionale le cassette delle elemosine”, “ubicazione dei confessionali nella chiesa”, “posizione del confessore e del penitente”. Facile pensare a una serie infinita di aride prescrizioni dettate spesso senza una motivazione precisa. In realtà la prima cosa da capire è che non c’è nulla, nelle Instructiones del Borromeo – ma proprio nulla, nemmeno l’indicazione più minuta – che sia casuale (Letteratura artistica Blog).
Le indicazione del Cardinal Borromeo sono una risposta, punto su punto, alle accuse protestanti contro la Chiesa Cattolica dell’epoca. Ecco quindi che le scelte architettoniche, e quelle degli arredi, diventano scelte pastorali, tutto si muove per rispondere agli attacchi alla fede cattolica, pensateci quando vi capita di entrare in una chiesa del XVII o XVIII secolo, che magari ha ancora alcuni di quegli arredi originali.
C’è chi ritiene che San Carlo abbia dato un’impronta importante sulla leggendaria sobrietà dei milanesi e sull’attenzione che a Milano si dà all’estetica. E anche sulla propensione dei milanesi di prendersi cura degli altri. Di certo Il suo principio di vita era che l’ordine interiore si raggiungesse attraverso l’ordine esteriore e il rafforzamento della confessione va in questa direzione.
L’architettura sacra moderna
In epoca recente – spiega Avvenire – solo là dove l’attenzione per la liturgia è maggiore si vedono esempi rilevanti di progettazione: per esempio nella chiesa di Sant’Anna a Düren (Germania, 1951-56) di Rudolf Schwarz, dove la pianta a forma di “L” permette di aprire una sorta di navata laterale che funge da percorso introduttivo in cui si allineano 4 confessionali. Anche Henri Matisse per la sua cappella a Vence ha scelto una pianta a “L” con il confessionale interpretato come nicchia cui si accede oltrepassando una porta in legno traforato con motivi geometrici di stampo vagamente mudéjar, entro un ambiente dai toni chiari e dalle splendenti tonalità naturali: è un luogo di speranza e di resurrezione. Nella cappella di Ronchamp, invece, Le Corbusier e padre Couturier hanno posto due confessionali: uno incassato nella grande ansa della parete di fondo, un altro che sporge dalla parete, nella zona prossima ai due ingressi. Anche in Italia non mancano esempi di luoghi della riconciliazione ben integrati nell’architettura.
I Pontefici e la confessione
Non c’è pontefice che non abbia sottolineato l’importanza della confessione, Giovanni Paolo II (come abbiamo già visto) ne volle ribadire il carattere privato, e tutti ricordiamo i milioni di giovani nella spianata di Tor Vergata che venivano confessati da migliaia di sacerdoti. Benedetto XVI – dal canto suo – nel 2009 con l’istituzione dell’Annus Sacerdotalis intitolato al Curato D’Ars che faceva della confessione la sua missione, rimanendo ore e ore presso il confessionale, ugualmente Papa Francesco nel 2016 con l’Anno della Misericordia aveva addirittura esteso anche ai sacerdoti lefebvriani la possibilità di confessare validamente i fedeli cattolici oppure la possibilità per i sacerdoti di assolvere anche dall’aborto, se ci fosse pentimento ovviamente.
Costruire i confessionali oggi
Quindi costruire questo “armadio” dove mettere dentro i peccati è un po’ come partecipare alla storia della Salvezza, devono aver pensato questo alla GF Arreda Chiese che da quasi quarant’anni si occupa di “vestire” le chiese di tutta Italia. Se l’arredo liturgico non è solo un orpello – e abbiamo visto che non lo è – allora la sua presenza deve comunicare decoro e segretezza, e insieme la bellezza della misericordia divina.
La GF Arreda Chiese è una ditta a conduzione familiare, tramandata di padre in figlio, totalmente votata alla cura artigiana degli arredi ecclesiastici, si occupa di progettazione e fabbricazione di arredamento ecclesiastico su misura, con cura per i materiali e per la resa estetica di ciascuna opera. All’attività di creazione si affianca quella di restauro conservativo su componente d’arredo in legno, un lavoro effettuato solo ed esclusivamente con tecniche di restauro originali, nel rispetto degli stili antichi e del periodo storico di riferimento.